lunedì, febbraio 20, 2012
Un rito che affonda le radici nei secoli, un'usanza tuttora viva presso alcune famiglie indù del Nepal che ha lo scopo di preservare le bambine da eventuali abusi

Città Nuova - È un’usanza antica, celebrata da molte famiglie indù del Nepal, lo Stato himalayano caratterizzato, negli ultimi anni, da una instabilità politica che pare non trovare una soluzione definitiva. Si tratta di una nazione che si proclama indù e in questo contesto si deve collocare anche la tradizione di dare le proprie figlie in moglie a Vishnu, la forma della divinità che nel ricchissimo pantheon indù assicura protezione. Sono le famiglie della comunità Newar, che in questi giorni, come ogni anno, hanno dato alcune delle loro bambine fra i sei e i nove anni in spose al dio.

Le origini di questa tradizione non sono chiare, ma si è convinti che debbano essere rintracciate nella paura, per altro tipica delle famiglie del subcontinente indiano, che le figlie possano essere violentate o sfruttate sessualmente. In tal caso, oltre l’onta per l’intera famiglia, il grande problema sarebbe quello di trovar loro marito. Per questo, prima di raggiungere la pubertà, vengono date in moglie a Vishnu che, in tal modo, deve provvedere a difenderle da chiunque possa importunarle o approfittarne.

Nei giorni scorsi sono state un’ottantina le bambine che hanno vissuto, senza rendersi pienamente conto di quanto stesse succedendo, questa fase della loro vita. Vestite in modo raffinato, con monili di diverso tipo, le piccole hanno portato dei vassoi con banane, riso, polvere rossa, che hanno offerto in dono al "marito". Sono rimaste in braccio ai loro genitori durante la cerimonia, godendosi una giornata che resterà indimenticabile. L’atto del matrimonio à avvenuto di fronte a un albero di wood-apple (mele di legno), conosciuto in botanica come Limonia acidissima, tipico del subcontinente indiano, che tradizionalmente rappresenta la divinità.

I genitori si sono sentiti rassicurati, dopo la cerimonia, convinti che Vishnu si prenderà cura dell’incolumità fisica e morale delle loro figlie. A questo seguiranno altri due matrimoni. A dodici anni, infatti, le ragazze sposeranno il Sole, in una cerimonia che le vedrà restare per 12 giorni e 12 notti in una camera oscurata. Attorno ai 25 anni, si celebrerà, infine, il matrimonio con un uomo, al quale la ragazza arriverà integra grazie alla protezione impetrata dalle due nozze precedenti.

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