Prosegue il braccio di ferro tra comunità internazionale e Iran sulla questione nucleare: in reazione alle ultime sanzioni dell’UE, Teheran ha sospeso le vendite di petrolio a Francia e Gran Bretagna. Solo due giorni prima si era detta “pronta al dialogo”. E intanto prosegue la missione dell’Aiea, nel Paese.
Radio Vaticana - Teheran alterna aperture e minacce. Non è una novità come non è una sorpresa che Israele parli del 2012 come l’anno 'critico' per un’operazione di forza nei confronti delle infrastrutture nucleari iraniane. Unione Europea e Stati Uniti intensificano le sanzioni ma anche gli sforzi per non sfuggire dalla via diplomatica. Il Consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Obama, è stato nel weekend in Israele e arriverà presto il direttore dell'Intelligence degli Stati Uniti. Ma un attacco unilaterale non è l’unico rischio. Lucio Caracciolo direttore della rivista di geopolitica Limes, che all'Iran dedica il numero in edicola:
“La guerra è possibile solo in due occasioni. La prima è che ci sia una decisione unilaterale o semi-unilaterale israeliana di andare a bombardare i siti iraniani, con la consapevolezza che il problema non viene risolto ma, al massimo, rinviato. La seconda è un incidente: ormai, nella zona del Golfo Persico c’è un tale assembramento di forze che basta una scintilla per accendere chissà quale fuoco.”
Bisogna negoziare con Teheran e Lucio Caracciolo raccomanda:
“Le sanzioni servono, eventualmente, a prendere tempo per il negoziato. Non si tratta tanto, attraverso le sanzioni, di convincere Khamenei piuttosto che Ahmadinejad a negoziare, ma si tratta di darsi uno spiraglio di tempo che prolunghi la possibilità di arrivare a un negoziato serio. Questo negoziato, però, per essere veramente tale, non deve unicamente occuparsi del programma atomico iraniano ma del ruolo, del rango e degli interessi dell’Iran e degli altri Paesi nell’area. Dev’essere quindi un negoziato a 360 gradi, senza pregiudiziali, altrimenti non servirà a niente.”
Un negoziato da reinventare, in uno scenario regionale mutato dopo la primavera araba e con la crisi siriana in atto.
Radio Vaticana - Teheran alterna aperture e minacce. Non è una novità come non è una sorpresa che Israele parli del 2012 come l’anno 'critico' per un’operazione di forza nei confronti delle infrastrutture nucleari iraniane. Unione Europea e Stati Uniti intensificano le sanzioni ma anche gli sforzi per non sfuggire dalla via diplomatica. Il Consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Obama, è stato nel weekend in Israele e arriverà presto il direttore dell'Intelligence degli Stati Uniti. Ma un attacco unilaterale non è l’unico rischio. Lucio Caracciolo direttore della rivista di geopolitica Limes, che all'Iran dedica il numero in edicola:
“La guerra è possibile solo in due occasioni. La prima è che ci sia una decisione unilaterale o semi-unilaterale israeliana di andare a bombardare i siti iraniani, con la consapevolezza che il problema non viene risolto ma, al massimo, rinviato. La seconda è un incidente: ormai, nella zona del Golfo Persico c’è un tale assembramento di forze che basta una scintilla per accendere chissà quale fuoco.”
Bisogna negoziare con Teheran e Lucio Caracciolo raccomanda:
“Le sanzioni servono, eventualmente, a prendere tempo per il negoziato. Non si tratta tanto, attraverso le sanzioni, di convincere Khamenei piuttosto che Ahmadinejad a negoziare, ma si tratta di darsi uno spiraglio di tempo che prolunghi la possibilità di arrivare a un negoziato serio. Questo negoziato, però, per essere veramente tale, non deve unicamente occuparsi del programma atomico iraniano ma del ruolo, del rango e degli interessi dell’Iran e degli altri Paesi nell’area. Dev’essere quindi un negoziato a 360 gradi, senza pregiudiziali, altrimenti non servirà a niente.”
Un negoziato da reinventare, in uno scenario regionale mutato dopo la primavera araba e con la crisi siriana in atto.
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