Lotta alla corruzione, liberazione dei detenuti politici, indipendenza della giustizia e maggiore equità sociale: per il ‘Movimento del 20 Febbraio’, che festeggia il primo anniversario dalla sua nascita, permangono le rivendicazioni alla base delle numerose proteste popolari organizzate negli ultimi mesi nella monarchia del Nord Africa.
Misna - Ieri, da Rabat a Casablanca, i militanti del ‘Movimento del 20 Febbraio’ (M20) sono nuovamente scesi in strada; per il governo erano un migliaio in tutto il paese, per gli organizzatori diverse migliaia di cui 2000 nella sola capitale economica. Il ‘M20’, una coalizione di studenti, lavoratori, attivisti e disoccupati nata sulla scia delle rivolte della primavera araba in Tunisia e Egitto, ha perso un numero cospicuo di militanti dopo il ritiro, lo scorso dicembre, dell’associazione islamica ‘Giustizia e Benevolenza’.
Per analisti politici e osservatori, il vento di primavera araba soffiato sul Marocco è stato meno forte rispetto ad altri paesi del Nord Africa ma ha portato la monarchia sulla strada delle riforme con il referendum costituzionale dello scorso luglio e la formazione di un nuovo governo, dominato dal Partito giustizia e sviluppo (Pjd, islamico moderato), vincitore delle legislative del 25 novembre. “Il 20 Febbraio ha avuto un ruolo importante nelle riforme in Marocco” ha detto al sito d’informazione ‘Goud.ma’ il ministro degli Esteri, Saadeddine El Othmani, esponente di primo piano del Pjd, il cui appello al ‘M20’ a dialogare col governo è rimasto inascoltato.
Per molti marocchini l’investitura dell’esecutivo e l’entrata in vigore della nuova legge fondamentale rappresentano solo i primi passi su una strada tutta in salita dal punto di vista politico ma soprattutto socio-economico. “La gente ha molte speranze e aspettative. Auspica un profondo cambiamento: una vita più degna e decente, giustizia sociale, economia solida e inclusiva ma anche lotta alla corruzione e attuazione della nuova Costituzione” ha detto alla MISNA Zhor Rachiq, esponente di spicco della società civile marocchina, contattata a Rabat. Per un gran numero di cittadini si tratta di “aspettative vitali che riguardano il quotidiano di tutti noi: l’occupazione giovanile, l’assistenza sanitaria, l’istruzione, la riforma del settore rurale e lo sviluppo delle zone più remote” sottolinea la fondatrice di “Femme action”.
Gli ultimi dati relativi all’economia diffusi da fonti ufficiali rischiano di alimentare nuove preoccupazioni sociali. Per il 2012 è previsto un rallentamento della crescita economica – con un tasso del 4,1% invece del 4,8% registrato l’anno scorso – come contraccolpo delle primavere arabe e del difficile contesto finanziario internazionale. A questo si aggiunge un crescente deficit del bilancio pubblico e numeri negativi per quanto riguarda la disoccupazione: se il tasso ufficiale si attesta attorno all’8,9%, nel paese del Maghreb il 31,4% dei giovani di meno di 34 anni sono senza lavoro.
Misna - Ieri, da Rabat a Casablanca, i militanti del ‘Movimento del 20 Febbraio’ (M20) sono nuovamente scesi in strada; per il governo erano un migliaio in tutto il paese, per gli organizzatori diverse migliaia di cui 2000 nella sola capitale economica. Il ‘M20’, una coalizione di studenti, lavoratori, attivisti e disoccupati nata sulla scia delle rivolte della primavera araba in Tunisia e Egitto, ha perso un numero cospicuo di militanti dopo il ritiro, lo scorso dicembre, dell’associazione islamica ‘Giustizia e Benevolenza’.
Per analisti politici e osservatori, il vento di primavera araba soffiato sul Marocco è stato meno forte rispetto ad altri paesi del Nord Africa ma ha portato la monarchia sulla strada delle riforme con il referendum costituzionale dello scorso luglio e la formazione di un nuovo governo, dominato dal Partito giustizia e sviluppo (Pjd, islamico moderato), vincitore delle legislative del 25 novembre. “Il 20 Febbraio ha avuto un ruolo importante nelle riforme in Marocco” ha detto al sito d’informazione ‘Goud.ma’ il ministro degli Esteri, Saadeddine El Othmani, esponente di primo piano del Pjd, il cui appello al ‘M20’ a dialogare col governo è rimasto inascoltato.
Per molti marocchini l’investitura dell’esecutivo e l’entrata in vigore della nuova legge fondamentale rappresentano solo i primi passi su una strada tutta in salita dal punto di vista politico ma soprattutto socio-economico. “La gente ha molte speranze e aspettative. Auspica un profondo cambiamento: una vita più degna e decente, giustizia sociale, economia solida e inclusiva ma anche lotta alla corruzione e attuazione della nuova Costituzione” ha detto alla MISNA Zhor Rachiq, esponente di spicco della società civile marocchina, contattata a Rabat. Per un gran numero di cittadini si tratta di “aspettative vitali che riguardano il quotidiano di tutti noi: l’occupazione giovanile, l’assistenza sanitaria, l’istruzione, la riforma del settore rurale e lo sviluppo delle zone più remote” sottolinea la fondatrice di “Femme action”.
Gli ultimi dati relativi all’economia diffusi da fonti ufficiali rischiano di alimentare nuove preoccupazioni sociali. Per il 2012 è previsto un rallentamento della crescita economica – con un tasso del 4,1% invece del 4,8% registrato l’anno scorso – come contraccolpo delle primavere arabe e del difficile contesto finanziario internazionale. A questo si aggiunge un crescente deficit del bilancio pubblico e numeri negativi per quanto riguarda la disoccupazione: se il tasso ufficiale si attesta attorno all’8,9%, nel paese del Maghreb il 31,4% dei giovani di meno di 34 anni sono senza lavoro.
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