mercoledì, febbraio 08, 2012
Rischiano il rinvio a giudizio i ‘cocaleros’ (produttori di foglia di coca) che ieri hanno applicato la cosiddetta “giustizia comunitaria” nei confronti di quattro poliziotti incaricati delle operazioni di sradicamento delle piantagioni illegali a La Asunta, un centinaio di km a nord di La Paz.

Misna -Il vice ministro della Difesa sociale, Felipe Cáceres, ha annunciato all’emittente ‘Fides’ che “saranno messi a disposizione della magistratura”, sebbene finora non risulti effettuato alcun arresto. Ieri una pattuglia di agenti è stata intercettata da una folla di coltivatori che li ha espulsi con la violenza dal loro territorio: quattro di loro sono stati puniti a colpi di ‘chicote’ (frusta), secondo quanto riferito dal dirigente ‘cocalero’ Pascual Mamani ai media locali.

Mamani ha dichiarato che i coltivatori non permetteranno altre operazioni di sradicamento nel loro territorio riservandosi di applicare nuovamente la “giustizia comunitaria” alle forze dell’ordine. Riconosciuta dalla nuova Costituzione del 2009, voluta dal presidente Evo Morales, la “giustizia comunitaria” è profondamente radicata tra i nativi del paese andino; normalmente è utilizzata nelle aree rurali per punire crimini non gravi.

Il governo boliviano ha annunciato per il 2012 la distruzione delle piantagioni di coca per garantire un massimo di 20.000 ettari legali, destinati a usi tradizionali. Un obiettivo mai raggiunto prima e certamente ambizioso: secondo i più recenti dati dell’Onu le coltivazioni su scala nazionale ammontano a 31.000 ettari. La cosiddetta ‘Fuerza de Tarea Conjunta’ (Ftc), composta da polizia e militari, nel 2011 è riuscita a sradicare 10.000 ettari; dall’inizio dell’anno sono stati appena 200, anche a causa della stagione delle piogge che rallenterà le operazioni fino a fine marzo.

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