Migrantes sulla sentenza della Corte europea che sanziona l'Italia
Chiesacattolica - La condanna dell’Italia, pronunciata giovedì 23 febbraio, da parte della Corte Europea dei Diritti umani per il respingimento in mare di cittadini eritrei e somali provenienti dalla Libia nel 2009 - considerato una triplice violazione (per trattamento inumano, per mancanza di accesso al ricorso, per espulsioni collettive) della Convenzione europea dei diritti umani in tema di protezione internazionale - è una conferma della legittimità delle richieste e delle proteste in quel tempo di diversi Enti e Organizzazioni, spiega una nota della Migrantes.
“La sentenza – aggiunge - pone sullo stesso piano le espulsioni di massa e i respingimenti di massa e condanna come colpevoli di non protezione internazionale gli Stati che respingono i profughi verso altri Stati – come nel 2009 la Libia – che non tutelano il diritto alla protezione internazionale. Purtroppo nei respingimenti che hanno interessato almeno 1000 persone, tra cui donne in gravidanza e bambini, molti hanno anche perso la vita: un dramma che purtroppo pesa sulla nostra coscienza e sulla coscienza europea. L’auspicio è che la sentenza aiuti a costruire un Mar Mediterraneo come un mare comune, ‘nostrum’, in cui al centro sia la tutela dei diritti prima che dei confini e che preveda canali umanitari per la tutela dei profughi”.
Chiesacattolica - La condanna dell’Italia, pronunciata giovedì 23 febbraio, da parte della Corte Europea dei Diritti umani per il respingimento in mare di cittadini eritrei e somali provenienti dalla Libia nel 2009 - considerato una triplice violazione (per trattamento inumano, per mancanza di accesso al ricorso, per espulsioni collettive) della Convenzione europea dei diritti umani in tema di protezione internazionale - è una conferma della legittimità delle richieste e delle proteste in quel tempo di diversi Enti e Organizzazioni, spiega una nota della Migrantes.
“La sentenza – aggiunge - pone sullo stesso piano le espulsioni di massa e i respingimenti di massa e condanna come colpevoli di non protezione internazionale gli Stati che respingono i profughi verso altri Stati – come nel 2009 la Libia – che non tutelano il diritto alla protezione internazionale. Purtroppo nei respingimenti che hanno interessato almeno 1000 persone, tra cui donne in gravidanza e bambini, molti hanno anche perso la vita: un dramma che purtroppo pesa sulla nostra coscienza e sulla coscienza europea. L’auspicio è che la sentenza aiuti a costruire un Mar Mediterraneo come un mare comune, ‘nostrum’, in cui al centro sia la tutela dei diritti prima che dei confini e che preveda canali umanitari per la tutela dei profughi”.
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