lunedì, febbraio 27, 2012
Aya Homsi è una blogger italo-siriana, ha 25 anni ed è nata in Italia da genitori siriani. Pur vivendo in Italia, a Bologna, Aya ha assimilato da sempre i valori e la cultura del suo popolo di origine ed oggi si sente estremamente coinvolta nella sanguinosa repressione che sta trucidando il suo paese. Da qualche mese Aya – assieme ad altri giovani italo siriani – ha aperto un gruppo su Facebook, "Vogliamo la Siria Libera", attraverso il quale diffonde notizie filtrate tra le strette maglie del regime di Assad. Aya Homsi collaborerà con Lpl per dare ai nostri lettori notizie sempre aggiornate sulla lotta intrapresa dal popolo siriano per mandare via il suo sanguinario presidente, Bashar Al Assad.

di Aya Homsi

L’attivista di Aleppo che abbiamo intervistato ci racconta quali sono i sistemi con cui il popolo organizza il movimento di protesta contro il regime:

Come organizzate le manifestazioni? E in che modo riuscite a divulgarne la notizia?

Ci organizziamo in gruppi segreti su Facebook, di solito comprendono non meno di 150 membri. Ogni gruppo ha uno o due rappresentanti che hanno a loro volta il compito di divulgare gli inviti alle manifestazioni nei propri gruppi. Questi ultimi inoltre hanno anche il compito di fare da ponte tra i diversi gruppi: il responsabile del gruppo decide un posto in città in cui manifestare e pubblica la data e il luogo dell’evento sulla pagina Facebook del suo gruppo, poi manda l’invito agli altri gestori di gruppi che a loro volta passano la notizia ad altri iscritti. In sostanza tutta l’organizzazione è basata sui ‘passaparola’ attraverso i Social Network.

Quali rischi corrette ad organizzare e coordinare tutto attraverso Facebook o Twitter?

I rischi sono alti: possiamo essere intercettati dalle squadre di hacker pagati dal regime per controllare la rete. Gli arresti e le detenzioni riguardano quasi solo gli uomini. Le donne, se arrestate, non vengono quasi mai detenute. Il rischio è che se vengono localizzate vengono fermate e picchiate a sangue nel posto in cui si trovano. Se l’intercettato è un uomo, oltre ad essere pesantemente picchiato, viene portato in uno dei principali apparati di sicurezza del paese: o nelle basi dell'aereonautica (che è la destinazione peggiore), oppure nei luoghi di sicurezza militare o politica, ed infine ci sono i luoghi per la detenzione dei criminali. La persona arrestata viene imprigionata e torturata per diversi giorni, poi viene trasferita alla “sicurezza criminale” dove vi rimane rinchiusa. In alcuni casi le persone vengono rilasciate.

I siriani sanno che in Italia c’è un movimento molto forte di solidarietà e di appoggio dei loro confronti?

I siriani ricevono delle informazioni “condizionate” perché tutti i mezzi di comunicazione sono controllati dal regime. Solo chi ha accesso ad internet può avere informazioni diverse a quelle diffuse dal regime.

Alcuni pensano che Aleppo sia la città siriana meno attiva nelle manifestazioni contro il regime. Quanto c’è di vero in questa affermazione?

Aleppo non è una città meno ‘arrabbiata’ rispetto alle altre. La gente qui vuole la libertà quanto la vuole la gente di Homs, ma Aleppo è la capitale del commercio siriano e qui ci sono le maggiori fonti di guadagno dello Stato. Ciò fa si che il regime eserciti con maggiore efferatezza la repressione sanguinaria delle manifestazioni. Esiste inoltre una grande rete di spie e “Shabbeha” (mercenari) che vengono pagati giornalmente per i loro rapporti. La gente ha ancora ben presente nella memoria le ferite della repressione del ’82, nessuno ha voglia di ripetere quella brutta l'esperienza.

Cosa possiamo fare noi siriani in Italia per aiutare la Siria a liberarsi dal regime di Assad?

Voi potete fare molto per noi sensibilizzando il governo italiano a schierarsi apertamente contro Assad, compiendo gesti concreti come il ritiro del proprio ambasciatore in Siria e la chiusura l'ambasciata. Inoltre chiediamo il riconoscimento da parte dell’Italia del Consiglio Nazionale Siriano. Ciò non è ancora avvenuto perché il governo italiano ha una politica estera sempre ‘debole’. Siamo arrabbiati e delusi che sia l’Italia sia l’Europa siano sempre condizionate dalle decisioni di Inghilterra e Francia per quanto riguarda la politica estera.

Sono presenti 5 commenti

Johnny Johnny ha detto...

QUANDO SI RAGIONA AL CONTRARIO: si parte dalle impressioni, che diventano opinioni irremovibili, e tutto il resto vien da sè, si crede a tutto quello che rafforza il pregiudizio senza controllare la veridicità delle notizie, e non si ci mette mai nei panni di chi pensa il contrario,e si ignorano i fatti che fanno a pezzetti quel pregiudizio... e si inventano storielle assurde per tenerelo in piedi

fabietto ha detto...

Mi dispiace per questo suo giudizio. Questo articolo non è inventato nè riporta notizie raccolte in giro. E' la testimonianza diretta di chi è coinvolto in questa guerra e combatte le angherie contro il popolo siriano. Non credo ci possa essere nulla di più veritiero, pur conservando naturalmente la visione e la parzialità che può avere un qualsiasi individuo. Ma inventato proprio no, mi creda.

Il caporedattore

Anonimo ha detto...

Sinceramente non so bene cosa pensare,
provate a vedere questo link, giusto per
sentire qualche voce fuori dal coro.
http://www.expomilanofiera2015.com/2012/02/siria-associazione-per-diritti-umani.html

Piero.

Anonimo ha detto...

Anche quest'altro, da un'altra fonte
http://www.asianews.it/notizie-it/Una-religiosa-denuncia:-In-Siria,-la-guerra-delle-bugie-23640.html

Piero

Unknown ha detto...

Dissentisco apertamente sostenendo poi che voi dementi avete messo una foto dove si vedono chiaramente donne siriane con le bandiere del legittimo governo. Ciò vuol dire che loro stanno con Assad perché la bandiera della rivoluzione è un altra. Fate passare le foto di una manifestazione pro assad per una anti assad,vergognatevi

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