sabato, febbraio 25, 2012
Infuria in Afghanistan la protesta anti-americana, causata dal rogo, forse involontario, di alcune copie del Corano nella base statunitense di Bagram.

Radio Vaticana - Ieri, quarto giorno di manifestazioni, altre 12 vittime nelle dimostrazioni avvenute nella capitale Kabul, mentre la protesta si allarga anche a Pakistan e Bangladesh. Ci riferisce Giancarlo La Vella.
Torna in piazza anche oggi la protesta afghana al grido di “morte all’America” e “viva l’Islam”. Il rogo del Corano, una situazione che tarda a chiarirsi e che sta insanguinando un Paese già dolorosamente colpito da decenni di conflitti. Non sono servite a nulla, dunque, le scuse del presidente Obama rivolte a quello afghano Karzai e le vittime delle proteste in totale sono salite a 24. A Kabul le manifestazioni più virulente. In centinaia hanno marciato verso il palazzo del presidente. La folla ha scatenato una sassaiola contro gli agenti. Anziché placarsi il moto di protesta antiamericano si allarga ad altri paesi. Migliaia di manifestanti hanno sfilato a Peshawar, in Pakistan, a Kuala Lumpur, in Malaysia, e a Dacca in Bangladesh. Da Islamabad un severo strale contro Washington. “E' importante che azioni tanto irresponsabili e riprovevoli non accadano di nuovo'', ha detto il portavoce del ministero degli Esteri pakistano.

È presente 1 commento

Anonimo ha detto...

Lasciamo agli afghani il diritto di coltivare papavero da oppio a casa loro e di impestare l'occidente con l'eroina, il tutto nel nome di Allah.
Se vogliono tornare alla barbarie del loro medio evo, perché dobbiamo aiutarli?

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