Richiesta dal Sindaco una Commissione d’Inchiesta
di Patrizio Ricci
Oltre alle bufere di neve su tutta l’Italia, su Roma si scatena quella tra il Sindaco e la Protezione Civile sull’inadeguatezza del piano-neve. In realtà Roma è stata interessata da un evento eccezionale: una nevicata così abbondante non si ricordava dal lontano 1985. E così venerdì pomeriggio, quando è accaduto di nuovo, Roma, adagiata sui celebri sette colli (innocui in tempi normali, temibili in caso di neve), è stata paralizzata: traffico fermo, bus fuori servizio per l’assenza di catene, taxi introvabili, migliaia le telefonate di protesta e di richieste d’intervento ai numeri delle emergenze, le automobili infine abbandonate lungo le strade.
Così dai primi fiocchi di venerdì pomeriggio a tutto sabato mattina. Le principali reti televisive hanno riportato l’accaduto ed è subito polemica. Il sindaco Alemanno attacca: “in termini di allerta e di capacità di intervento, la Protezione civile purtroppo in Italia non c'è più. È una realtà purtroppo burocratica", ed aggiunge che “la Protezione Civile è stata fortemente indebolita, non è più in grado di gestire le emergenze come faceva prima con Bertolaso". Sconcertanti le reciproche accuse: Alemanno accusa che la Protezione Civile aveva previsto neve per soli 35 millimetri e Gabrielli, responsabile della Protezione Civile, replica che i ‘35 millimetri giornalieri‘ di cui parlava il loro Centro Operativo era una previsione relativa al ‘precipitato di acqua’, e che 1 millimetro di acqua significa un centimetro di neve, per un totale quindi di 35 centimetri di neve.
In realtà neve o non neve, millimetri o centimetri, il problema-traffico a Roma è endemico: la capitale racchiude una altissima concentrazione di uffici, ministeri, sedi istituzionali, rappresentanze estere, università , ospedali e importanti punti di interesse culturali, artistici e religiosi. L’andirivieni di mezzi dei lavoratori pendolari che vanno e vengono attraverso le mura capitoline, la moltitudine dei turisti e dei pellegrini che l’attraversa in tutte le direzioni, la sua conformazione antica che rispecchia il millenario centro fortificato ne fanno una città estremamente caotica in condizioni normali, afflitta da molti problemi irrisolti. Anche gli insufficienti interventi di miglioramento dei servizi e delle infrastrutture hanno contribuito ad aggravare i problemi già esistenti in una metropoli in continua espansione. Il traffico a Roma è quindi un problema annoso, ed è nota per esempio l’insufficienza della principale arteria cittadina, il GRA (Grande Raccordo Anulare), che, concepito nel lontano ’48 per orbitare intorno alla città, ora è inglobato in pieno centro. Né una soluzione è usufruire dei mezzi ferroviari, a causa dell’insufficiente velocità e frequenza dei treni in alcune direttrici interregionali e regionali. Altrettanto noto è che la rete sotterranea della metropolitana (due sole linee per quattro milioni di cittadini) è insufficiente, non paragonabile a quella delle più grandi capitali europee. Se a ciò si aggiunge una rete pubblica di automezzi ruotati (con tracciati delle linee risalenti agli anni 50’) che non riesce a servire sufficientemente l’utenza e il non invidiabile record del più alto numero di automezzi pro-capite a livello nazionale, si ha il tenore del problema e della sfiducia dei romani nei mezzi pubblici.
In ogni caso, i disagi e le polemiche di Roma, così tanto enfatizzati dai media, impallidiscono se raffrontati (anche in termini di vittime registrare) a quelli occorsi in Umbria, Abruzzo, Marsica e nei piccoli centri montani totalmente isolati e in alcuni casi privi di acqua, luce e gas. Dispiacciono quindi i rimpalli di responsabilità, che non fanno altro, in questo delicato momento di crisi e d’incertezza per la nostra nazione, che dare l’immagine, non esatta, del paese dell’inefficienza e del caos. Non resta che sperare, a disfide concluse, che almeno nei momenti di “emergenza” emerga la necessità di costruire per il quotidiano.
di Patrizio Ricci
Oltre alle bufere di neve su tutta l’Italia, su Roma si scatena quella tra il Sindaco e la Protezione Civile sull’inadeguatezza del piano-neve. In realtà Roma è stata interessata da un evento eccezionale: una nevicata così abbondante non si ricordava dal lontano 1985. E così venerdì pomeriggio, quando è accaduto di nuovo, Roma, adagiata sui celebri sette colli (innocui in tempi normali, temibili in caso di neve), è stata paralizzata: traffico fermo, bus fuori servizio per l’assenza di catene, taxi introvabili, migliaia le telefonate di protesta e di richieste d’intervento ai numeri delle emergenze, le automobili infine abbandonate lungo le strade.
Così dai primi fiocchi di venerdì pomeriggio a tutto sabato mattina. Le principali reti televisive hanno riportato l’accaduto ed è subito polemica. Il sindaco Alemanno attacca: “in termini di allerta e di capacità di intervento, la Protezione civile purtroppo in Italia non c'è più. È una realtà purtroppo burocratica", ed aggiunge che “la Protezione Civile è stata fortemente indebolita, non è più in grado di gestire le emergenze come faceva prima con Bertolaso". Sconcertanti le reciproche accuse: Alemanno accusa che la Protezione Civile aveva previsto neve per soli 35 millimetri e Gabrielli, responsabile della Protezione Civile, replica che i ‘35 millimetri giornalieri‘ di cui parlava il loro Centro Operativo era una previsione relativa al ‘precipitato di acqua’, e che 1 millimetro di acqua significa un centimetro di neve, per un totale quindi di 35 centimetri di neve.
In realtà neve o non neve, millimetri o centimetri, il problema-traffico a Roma è endemico: la capitale racchiude una altissima concentrazione di uffici, ministeri, sedi istituzionali, rappresentanze estere, università , ospedali e importanti punti di interesse culturali, artistici e religiosi. L’andirivieni di mezzi dei lavoratori pendolari che vanno e vengono attraverso le mura capitoline, la moltitudine dei turisti e dei pellegrini che l’attraversa in tutte le direzioni, la sua conformazione antica che rispecchia il millenario centro fortificato ne fanno una città estremamente caotica in condizioni normali, afflitta da molti problemi irrisolti. Anche gli insufficienti interventi di miglioramento dei servizi e delle infrastrutture hanno contribuito ad aggravare i problemi già esistenti in una metropoli in continua espansione. Il traffico a Roma è quindi un problema annoso, ed è nota per esempio l’insufficienza della principale arteria cittadina, il GRA (Grande Raccordo Anulare), che, concepito nel lontano ’48 per orbitare intorno alla città, ora è inglobato in pieno centro. Né una soluzione è usufruire dei mezzi ferroviari, a causa dell’insufficiente velocità e frequenza dei treni in alcune direttrici interregionali e regionali. Altrettanto noto è che la rete sotterranea della metropolitana (due sole linee per quattro milioni di cittadini) è insufficiente, non paragonabile a quella delle più grandi capitali europee. Se a ciò si aggiunge una rete pubblica di automezzi ruotati (con tracciati delle linee risalenti agli anni 50’) che non riesce a servire sufficientemente l’utenza e il non invidiabile record del più alto numero di automezzi pro-capite a livello nazionale, si ha il tenore del problema e della sfiducia dei romani nei mezzi pubblici.
In ogni caso, i disagi e le polemiche di Roma, così tanto enfatizzati dai media, impallidiscono se raffrontati (anche in termini di vittime registrare) a quelli occorsi in Umbria, Abruzzo, Marsica e nei piccoli centri montani totalmente isolati e in alcuni casi privi di acqua, luce e gas. Dispiacciono quindi i rimpalli di responsabilità, che non fanno altro, in questo delicato momento di crisi e d’incertezza per la nostra nazione, che dare l’immagine, non esatta, del paese dell’inefficienza e del caos. Non resta che sperare, a disfide concluse, che almeno nei momenti di “emergenza” emerga la necessità di costruire per il quotidiano.
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È presente 1 commento
Speriamo che questa emergenza insegni qualcosa e si pensi ad un piano efficiente per una nuova eventuale emergenza, senza più polemiche e scaricabarile , che non danno certo una bella immagine della nostra capitale, mentre paesini, altrettanto disagiati o fors'anche di più, hanno dato esempio di solidarietà e responsabilità!!!meno chiacchiere e rimboccarsi le maniche ogni giorno per risolvere i tanti problemi.
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