Cala il sipario sul Festival più “amato” dagli italiani. Nel piatto di Sanremo la musica ha fatto da contorno alle incandescenti e ’celentanesche’ esternazioni da ’profeta dei giorni nostri’, veramente poco convincente...
di Silvia Santalmassi
Perfino il motivetto musicale tanto caro per anni al festival “perchè Sanremo è Sanremo”, con tanto di “hahaha” a seguito, è stato rimpiazzato sin dalla prima serata di martedì scorso con la frasetta di rito “stiamo tecnici”. Un festival - ironia della sorte - “talmente tecnico” per mamma Rai da aver premiato per la terza volta i volti e le voci di Mediaset; con i coriandoli che sembravano gentilmente offerti da Maria de Filippi. Quasi fossero gli stessi, scesi a pioggia proprio sull’ennesima vincitrice di 'Amici' Emma Marrone. E non è un pesce d’aprile, tantomeno - vista la data - uno scherzo di carnevale. Sanremo 2009: vince Marco Carta. Sanremo 2010: vince Valerio Scanu. Per un “Vecchioni” che fa eccezione solo con la vittoria dell’anno scorso, i “Giovanotti” del futuro di Maria fanno tris anche quest’anno grazie al trionfo di Emma con il brano “Non è l’inferno”.
Non sarà l’inferno eppure sembra una scena già scritta, già vista, quasi con la stessa regia. Un Sanremo che fin dal primo giorno sembrava fare acqua “da tutti i luoghi e in tutti i laghi”. A partire dal primo bicchiere richiesto e sorseggiato dal conduttore Gianni Morandi rimasto a secco di voce (ed era il minimo che potesse capitargli) tra un’incriccata della tanto decantata prima donna del festival, Ivana Mrazova, e l'improvviso tilt totale del meccanismo del televoto, nuovo di zecca. Un Celentano che non risparmia nessuno, al punto da mandare in extremis - mai accaduto nella storia del festival della canzone italiana - il vice direttore responsabile per l’offerta radiotelevisiva Antonio Marano a commissariare il lavoro dell’intera kermesse musicale. E l’acqua passa di bicchiere in bicchiere, di bocca in bocca. Da Morandi a Celentano, che di acqua, si sa da tempo, non ne beve mai abbastanza: “Acqua e sale mi fai bere...”, cantava anche con Mina.
E benché il titolo della canzone vincitrice di ieri proclami “Nooo, non è l’inferno”, il girone dantesco dell’Ariston passa da quello della lussuriosa farfalla tatuata sull’inguine di Belen, che fa parlare per 3 lunghi giorni (e chissà ancora per quanto), con l’interrogativo shakespeariano tramutato nell’“avrà avuto la sensualissima soubrette le mutandine o meno sotto lo spacco vertiginoso del suo elegante abito da sera volutamente aperto proprio “all’altezza” – è il caso di dirlo - della serata… al nude look o meglio al “è più quello che vedo che quel che non vedo” della finalmente “sbloccata” (seppur solo nel collo) Ivana, tornata sul palco dell’Ariston.
“Non è l’inferno” continua a cantare Emma… infatti Celentano se la prende subito con il paradiso. O meglio con il problema che il paradiso non sia sufficientemente raccontato sulle pagine dei giornali “Avvenire” e “Famiglia Cristiana”, che a parer suo dovrebbero quindi chiudere. Ieri il “noieggiato messia”, che pur ha compiuto l’ennesimo miracolo in termini di ascolti, è tornato sull’argomento contraddicendosi parecchie volte dopo le mille polemiche scatenatesi sul caso. Soffermandosi prima sul condizionale che lui ha usato: “Ho detto - precisa Adriano - che Avvenire e Famiglia Cristiana 'andrebbero chiusi'". Da tutti i gironi dell’Ariston – infernali e non - partono fischi e grida di contestazione. Lui continua: “Perché dite basta? Dovreste finire di farmi parlare”. “Io non ho il potere di chiudere un giornale, come invece qualcuno non ha esitato a chiudere qualcosa”. E continua: “Se fossero miei non li chiuderei”. Ma, aggiunge, “Siamo in democrazia e io ho solo espresso un mio desiderio”. Cioè che quelle testate, le stesse da Celentano definite martedì scorso inutili ed ipocrite e che si occupano troppo di politica e poco di Dio, sarebbero state improvvisamente da lui salvate per un diritto alla libertà di pensiero espresso grazie all’unico escamotage a cui è riuscito ad appellarsi, il condizionale da lui usato: “Andrebbero chiusi”. E se “questa è la cumbia la cumbia di chi cambia”, come canta subito dopo, lo scettro per questo ritornello va decisamente a lui, al superparaculacquegiatissimo Adriano, che non ricorda dopo 2 parole dove ha poggiato il bicchiere d’acqua mentre appare indelebile nella sua memoria il condizionale utilizzato 4 giorni prima. Scettro che va diviso con l’altrettanto sconquassato ed incoerente pubblico del teatro Ariston che 5 minuti dopo averlo fischiato e contestato… di fronte al suo “ho usato il condizionale ora se volete potete fischiarmi” lo riosanna applaudendolo come la prima sera.
Perchè questa è la cumbia di chi cambia. In uno spaccato perfetto di Italia dove tutto fa brodo. Dove tra Facebook, Myspace, Skype, Twitter e chi più ne ha più ne metta, spopolano commenti, battute simpatiche, giudizi, tra fancazzisti e professionisti, addetti ai lavori e profani, comuni mortali e cantanti, vip e non.
L’incredibile cumbia del Festival, lo specchio dell’Italia di oggi dove vincono Emma Marrone di Maria de Filippi – prima classificata - Arisa e Noemi – che arrivano rispettivamente seconda e terza - come su un bancone ideale di Striscia la Notizia al quale neppure il buon Antonio Ricci, forse, aveva ancora pensato. Dove tra farfalle, danze dei pinguini, collari, gialli sulle eventuali mutande mancate, pacchi e condizionali usati come SOS para-mamma Rai, a vincere sono la bionda, la bruna e perfino la rossa. A chiudere ancora ‘acqua’, quella delle lacrime di commozione di Emma in perfetto italian style. Perchè Sanremo è comunque e sempre Sanremo.
di Silvia Santalmassi
Perfino il motivetto musicale tanto caro per anni al festival “perchè Sanremo è Sanremo”, con tanto di “hahaha” a seguito, è stato rimpiazzato sin dalla prima serata di martedì scorso con la frasetta di rito “stiamo tecnici”. Un festival - ironia della sorte - “talmente tecnico” per mamma Rai da aver premiato per la terza volta i volti e le voci di Mediaset; con i coriandoli che sembravano gentilmente offerti da Maria de Filippi. Quasi fossero gli stessi, scesi a pioggia proprio sull’ennesima vincitrice di 'Amici' Emma Marrone. E non è un pesce d’aprile, tantomeno - vista la data - uno scherzo di carnevale. Sanremo 2009: vince Marco Carta. Sanremo 2010: vince Valerio Scanu. Per un “Vecchioni” che fa eccezione solo con la vittoria dell’anno scorso, i “Giovanotti” del futuro di Maria fanno tris anche quest’anno grazie al trionfo di Emma con il brano “Non è l’inferno”.
Non sarà l’inferno eppure sembra una scena già scritta, già vista, quasi con la stessa regia. Un Sanremo che fin dal primo giorno sembrava fare acqua “da tutti i luoghi e in tutti i laghi”. A partire dal primo bicchiere richiesto e sorseggiato dal conduttore Gianni Morandi rimasto a secco di voce (ed era il minimo che potesse capitargli) tra un’incriccata della tanto decantata prima donna del festival, Ivana Mrazova, e l'improvviso tilt totale del meccanismo del televoto, nuovo di zecca. Un Celentano che non risparmia nessuno, al punto da mandare in extremis - mai accaduto nella storia del festival della canzone italiana - il vice direttore responsabile per l’offerta radiotelevisiva Antonio Marano a commissariare il lavoro dell’intera kermesse musicale. E l’acqua passa di bicchiere in bicchiere, di bocca in bocca. Da Morandi a Celentano, che di acqua, si sa da tempo, non ne beve mai abbastanza: “Acqua e sale mi fai bere...”, cantava anche con Mina.
E benché il titolo della canzone vincitrice di ieri proclami “Nooo, non è l’inferno”, il girone dantesco dell’Ariston passa da quello della lussuriosa farfalla tatuata sull’inguine di Belen, che fa parlare per 3 lunghi giorni (e chissà ancora per quanto), con l’interrogativo shakespeariano tramutato nell’“avrà avuto la sensualissima soubrette le mutandine o meno sotto lo spacco vertiginoso del suo elegante abito da sera volutamente aperto proprio “all’altezza” – è il caso di dirlo - della serata… al nude look o meglio al “è più quello che vedo che quel che non vedo” della finalmente “sbloccata” (seppur solo nel collo) Ivana, tornata sul palco dell’Ariston.
“Non è l’inferno” continua a cantare Emma… infatti Celentano se la prende subito con il paradiso. O meglio con il problema che il paradiso non sia sufficientemente raccontato sulle pagine dei giornali “Avvenire” e “Famiglia Cristiana”, che a parer suo dovrebbero quindi chiudere. Ieri il “noieggiato messia”, che pur ha compiuto l’ennesimo miracolo in termini di ascolti, è tornato sull’argomento contraddicendosi parecchie volte dopo le mille polemiche scatenatesi sul caso. Soffermandosi prima sul condizionale che lui ha usato: “Ho detto - precisa Adriano - che Avvenire e Famiglia Cristiana 'andrebbero chiusi'". Da tutti i gironi dell’Ariston – infernali e non - partono fischi e grida di contestazione. Lui continua: “Perché dite basta? Dovreste finire di farmi parlare”. “Io non ho il potere di chiudere un giornale, come invece qualcuno non ha esitato a chiudere qualcosa”. E continua: “Se fossero miei non li chiuderei”. Ma, aggiunge, “Siamo in democrazia e io ho solo espresso un mio desiderio”. Cioè che quelle testate, le stesse da Celentano definite martedì scorso inutili ed ipocrite e che si occupano troppo di politica e poco di Dio, sarebbero state improvvisamente da lui salvate per un diritto alla libertà di pensiero espresso grazie all’unico escamotage a cui è riuscito ad appellarsi, il condizionale da lui usato: “Andrebbero chiusi”. E se “questa è la cumbia la cumbia di chi cambia”, come canta subito dopo, lo scettro per questo ritornello va decisamente a lui, al superparaculacquegiatissimo Adriano, che non ricorda dopo 2 parole dove ha poggiato il bicchiere d’acqua mentre appare indelebile nella sua memoria il condizionale utilizzato 4 giorni prima. Scettro che va diviso con l’altrettanto sconquassato ed incoerente pubblico del teatro Ariston che 5 minuti dopo averlo fischiato e contestato… di fronte al suo “ho usato il condizionale ora se volete potete fischiarmi” lo riosanna applaudendolo come la prima sera.
Perchè questa è la cumbia di chi cambia. In uno spaccato perfetto di Italia dove tutto fa brodo. Dove tra Facebook, Myspace, Skype, Twitter e chi più ne ha più ne metta, spopolano commenti, battute simpatiche, giudizi, tra fancazzisti e professionisti, addetti ai lavori e profani, comuni mortali e cantanti, vip e non.
L’incredibile cumbia del Festival, lo specchio dell’Italia di oggi dove vincono Emma Marrone di Maria de Filippi – prima classificata - Arisa e Noemi – che arrivano rispettivamente seconda e terza - come su un bancone ideale di Striscia la Notizia al quale neppure il buon Antonio Ricci, forse, aveva ancora pensato. Dove tra farfalle, danze dei pinguini, collari, gialli sulle eventuali mutande mancate, pacchi e condizionali usati come SOS para-mamma Rai, a vincere sono la bionda, la bruna e perfino la rossa. A chiudere ancora ‘acqua’, quella delle lacrime di commozione di Emma in perfetto italian style. Perchè Sanremo è comunque e sempre Sanremo.
Tweet |
È presente 1 commento
sono convinto che la performance di Adriano abbia dato vitalità a San Remo. Mi stupisco che alcune persone non condividono questa sua coerenza contro
il potere dominante(del quale non possiamo fare a meno)a partire dal "ragazzo della via Gluck".Quindi a subire sono sempre quelli che tirano il carro e a lottare per sopravvivere dignitosamente.Per le due testate che ha nominato, ha espresso il suo giudizio che io condivido,perchè una certa parte della chiesa dovrebbe schierarsi di più per la legalità e la povera gente.
Inserisci un commento
Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.