Israele potrebbe attaccare l’Iran, accusato dallo Stato ebraico di essere in grado, al presente, di realizzare quattro bombe atomiche. Lo afferma il segretario alla Difesa statunitense, Leon Panetta, in una dichiarazione riportata oggi da alcune testate americane. La guida suprema iraniana, Alì Khamenei, risponde duramente: “Non recederemo dal nostro programma nucleare; libereremo Gerusalemme e le terre palestinesi”.
Radiovaticana - C’è il rischio di un intervento armato contro Teheran? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Giorgio Alba, esperto di nucleare della Rete Italiana Disarmo: ascolta. R. - Sono notizie basate non su previsioni concrete, ma su valutazioni del possibile rischio. Attualmente, Israele non ha preso alcuna decisione sull’ipotesi di attaccare e, soprattutto, gli Stati Uniti, proprio attraverso queste dichiarazioni alla stampa, è come se avessero voluto far sapere che non apprezzano un attacco contro l’Iran alla vigilia delle elezioni presidenziali. Questo perché influenzerebbe pesantemente il dibattito politico interno e il risultato elettorale.
Dalla sua, Israele non ha una particolare urgenza di attaccare e invece ha urgenza che i Paesi europei applichino in maniera seria le sanzioni petrolifere che hanno promesso.
D. - Se Israele decidesse per l’intervento militare, questo vorrebbe dire che ha avuto in un certo qual modo l’assenso internazionale...
R. - L’assenso internazionale Israele lo può avere da un punto di vista formale solo attraverso le Nazioni Unite. Un attacco da parte di Israele a un Paese come l’Iran, col quale non è in guerra, sarebbe una violazione della Carta dell’Onu, che condanna gli attacchi e le aggressioni. Lo Stato ebraico può altresì dichiarare di doversi difendere e quindi operare con un intervento preventivo, ma solo se ha le prove. Queste vanno portate all’attenzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che in quel caso potrebbe eventualmente autorizzare l’opzione militare. (bi)
Radiovaticana - C’è il rischio di un intervento armato contro Teheran? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Giorgio Alba, esperto di nucleare della Rete Italiana Disarmo: ascolta. R. - Sono notizie basate non su previsioni concrete, ma su valutazioni del possibile rischio. Attualmente, Israele non ha preso alcuna decisione sull’ipotesi di attaccare e, soprattutto, gli Stati Uniti, proprio attraverso queste dichiarazioni alla stampa, è come se avessero voluto far sapere che non apprezzano un attacco contro l’Iran alla vigilia delle elezioni presidenziali. Questo perché influenzerebbe pesantemente il dibattito politico interno e il risultato elettorale.
Dalla sua, Israele non ha una particolare urgenza di attaccare e invece ha urgenza che i Paesi europei applichino in maniera seria le sanzioni petrolifere che hanno promesso.
D. - Se Israele decidesse per l’intervento militare, questo vorrebbe dire che ha avuto in un certo qual modo l’assenso internazionale...
R. - L’assenso internazionale Israele lo può avere da un punto di vista formale solo attraverso le Nazioni Unite. Un attacco da parte di Israele a un Paese come l’Iran, col quale non è in guerra, sarebbe una violazione della Carta dell’Onu, che condanna gli attacchi e le aggressioni. Lo Stato ebraico può altresì dichiarare di doversi difendere e quindi operare con un intervento preventivo, ma solo se ha le prove. Queste vanno portate all’attenzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che in quel caso potrebbe eventualmente autorizzare l’opzione militare. (bi)
Tweet |
È presente 1 commento
Terza guerra mondiale in arrivo. 2012!!!!
Inserisci un commento
Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.