venerdì, febbraio 17, 2012
Il genere umano non si limita ad inquinare il pianeta che abita. La nostra immondizia invade anche l’atmosfera terrestre.

E-ilmensile -Sono rifiuti tecnologici: satelliti in disuso, stadi di razzi propulsori e una nuvola di almeno 16mila frammenti più grandi di 10 centimetri, oltre a un numero incalcolabile di frammenti più piccoli. Rifiuti pericolosissimi: sia quelli più grandi che rischiano di precipitare sulla terra, che quelli più piccoli i quali, viaggiando a decine di migliaia di chilometri all’ora, rappresentano dei proiettili vaganti che minacciano sia i satelliti operativi che gli astronauti. L’ultima collisione risale al 2009, quando un satellite telefonico Iridium fu disintegrato da un vecchio rottame vagante russo: oltre al danno economico, si produssero oltre mille nuovi frammenti. La stessa Stazione Spaziale Internazionale (Iss) deve spesso manovrare per evitare collisioni con rifiuti vaganti.

Un problema destinato a divenire sempre più grave. A meno di non correre subito ai ripari, come stanno facendo i previdenti svizzeri. Gli scienziati e i tecnici del Centro Spaziale della Scuola Politecnica Federale di Losanna stanno lavorando da tre anni alla costruzione di una navicella-pattumiera in grado di svolgere il ruolo di netturbino spaziale.

Volker Gass ha spiegato alla rivista Science che la piccola navicella CleanSpaceOne, dal costo stimato di 11 milioni di dollari, verrà lanciata in orbita tra il 2015 e il 2017 per un test di ‘raccolta mirata’ di due vecchi satelliti svizzeri. Un’impresa non facile, poiché il velivolo dovrà manovrare a 28mila chilometri all’ora per entrare nell’esatta orbita del rifiuto-obiettivo e riuscire ad agganciarlo con dei bracci meccanici senza sbilanciarsi per poi riportarlo a terra.

“La Svizzera è un Paese che ama la pulizia – ha scherzato il professor Gass – perciò abbiamo deciso di iniziare a ripulire lo spazio dai nostri vecchi satelliti”. Nonostante l’urgenza di un simile rimedio, lo scienziato svizzero ha però spiegato che la vera svolta consisterà nel dotare tutti i nuovi satelliti di sistemi di recupero automatico che li riportino a terra una volta disattivati.

(Enrico Piovesana)

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