Gli attentati di Damasco e Aleppo? Potrebbero essere opera di gruppi terroristici infiltratisi in Siria dal confinante Iraq.
Misna - A sostenerlo ieri davanti alla Commissione delle Forze armate al Senato statunitense è stato James Clapper, direttore dei servizi di sicurezza nazionale (National intelligence) degli Stati Uniti. Clapper ha fatto il nome di Al Qaida e ha riferito anche della presenza di “estremisti che hanno infiltrato i gruppi di opposizione al regime del presidente siriano Bashar Al Assad”. Le dichiarazioni di Clapper seguono di una settimana un video di Ayman Al Zawahiri, in cui il capo di Al Qaida invita a unirsi ai ribelli sirianimore. E segue di due settimane un intervento del vice ministro degli Interni iracheno, Adnan Al Assadi, che ha parlato di armi trafficate dall’Iraq verso la Siria e di un flusso abbastanza continuo di combattenti. “Abbiamo prove – ha detto il vice-ministro – sul passaggio in Siria di combattenti jihadisti… e di armi contrabbandate da Mosul attraverso il valico di confine di Rabia, dal momento che da una parte e dall’altra del confine vivono persone della stessa famiglia”.
Notizie non confermate circa la presenza di combattenti stranieri che operano in Siria partendo dal Libano sono state smentite dal governo di Beirut. Il primo ministro Najib Mikati – come ha informato lui stesso mercoledì parlando con i giornalisti – ha però inviato militari nella città di Ersal per verificare la presenza di un non meglio precisato “individuo” legato al terrorismo internazionale.
Tra le fila di chi si oppone ad Assad ci sono anche combattenti libici. Fonti della MISNA in Libia hanno avuto riscontri diretti su giovani che, dopo aver lottato contro il regime di Muammar Gheddafi, si sono recati in Siria per mettere l’esperienza acquisita al servizio dell’opposizione siriana. C’è anche almeno un caso verificato di un giovane libico rientrato a Tripoli dopo essere stato ferito in Siria. Secondo le stesse fonti si tratterebbe di volontari, difficile invece poter verificare le informazioni sui modi impiegati per raggiungere la Siria, sulla presenza o meno di ‘sponsor’ interessati e sulla consistenza numerica di questi gruppi di volontari.
La notizia è stata comunque confermata dallo stesso governo libico. Una settimana fa, il ministro degli Esteri Ashour Bin Khayal ha dichiarato di essere al corrente del fenomeno e di non poterlo fermare: “Ufficialmente non abbiamo alcuna posizione in merito, ma non possiamo nemmeno controllare la volontà del popolo”.
Misna - A sostenerlo ieri davanti alla Commissione delle Forze armate al Senato statunitense è stato James Clapper, direttore dei servizi di sicurezza nazionale (National intelligence) degli Stati Uniti. Clapper ha fatto il nome di Al Qaida e ha riferito anche della presenza di “estremisti che hanno infiltrato i gruppi di opposizione al regime del presidente siriano Bashar Al Assad”. Le dichiarazioni di Clapper seguono di una settimana un video di Ayman Al Zawahiri, in cui il capo di Al Qaida invita a unirsi ai ribelli sirianimore. E segue di due settimane un intervento del vice ministro degli Interni iracheno, Adnan Al Assadi, che ha parlato di armi trafficate dall’Iraq verso la Siria e di un flusso abbastanza continuo di combattenti. “Abbiamo prove – ha detto il vice-ministro – sul passaggio in Siria di combattenti jihadisti… e di armi contrabbandate da Mosul attraverso il valico di confine di Rabia, dal momento che da una parte e dall’altra del confine vivono persone della stessa famiglia”.
Notizie non confermate circa la presenza di combattenti stranieri che operano in Siria partendo dal Libano sono state smentite dal governo di Beirut. Il primo ministro Najib Mikati – come ha informato lui stesso mercoledì parlando con i giornalisti – ha però inviato militari nella città di Ersal per verificare la presenza di un non meglio precisato “individuo” legato al terrorismo internazionale.
Tra le fila di chi si oppone ad Assad ci sono anche combattenti libici. Fonti della MISNA in Libia hanno avuto riscontri diretti su giovani che, dopo aver lottato contro il regime di Muammar Gheddafi, si sono recati in Siria per mettere l’esperienza acquisita al servizio dell’opposizione siriana. C’è anche almeno un caso verificato di un giovane libico rientrato a Tripoli dopo essere stato ferito in Siria. Secondo le stesse fonti si tratterebbe di volontari, difficile invece poter verificare le informazioni sui modi impiegati per raggiungere la Siria, sulla presenza o meno di ‘sponsor’ interessati e sulla consistenza numerica di questi gruppi di volontari.
La notizia è stata comunque confermata dallo stesso governo libico. Una settimana fa, il ministro degli Esteri Ashour Bin Khayal ha dichiarato di essere al corrente del fenomeno e di non poterlo fermare: “Ufficialmente non abbiamo alcuna posizione in merito, ma non possiamo nemmeno controllare la volontà del popolo”.
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