giovedì, febbraio 16, 2012
È una delle vittime della stretta sull’informazione operata dal governo di Viktor Orban.

Eilmensile - Klubradio è diventata suo malgrado il simbolo della resistenza a politiche liberticide e antidemocratiche che hanno costretto l’Unione europea a minacciare di aprire procedure contro l’Ungheria, lanciando un ultimatum. A quest’emittente, l’esecutivo ha tolto le due frequenze con cui copriva la capitale. “In Ungheria senza Budapest non si può esistere”, dice a E il mensile il direttore di Klubradio, Andras Arato, ospite dell’associazione Annaviva, reduce da un incontro col vicepresidente del Parlamento europeo, che in questa intervista racconta dei mezzi subdoli con cui il governo sta cercando di silenziare una voce libera e scomoda.

Il governo ungherese vi ha concesso una proroga di due mesi per continuare a trasmettere, non è così?

Nella domanda c’è già un elemento importante. Normalmente un governo non avrebbe nulla a che fare con le frequenze ma la legge sui media in vigore in Ungheria dà il potere all’esecutivo, vale a dire a Fidesz, di controllarli. Dal momento che si tratta di un partito molto centralizzato, è in pratica una sola persona a decidere sui nostri media.

Il premier Orban, suppongo.

Bingo!

Perché sono state tolte le frequenze a Klubradio?

Tutto si è svolto in modo da salvare un’apparenza di legalità. La concessione a Klubradio è scaduta l’anno scorso. I problemi sono iniziati quando le autorità competenti, che avrebbero dovuto preparare i bandi entro la fine del 2009, hanno invece scritto quello nuovo solo alla fine del 2011. E così, da allora, danno proroghe di due mesi. Così può immaginare come una radio possa stare sul mercato in questo modo. Ma non è finita. La nuova autorità ha scritto il bando con delle condizioni che di per sé erano penalizzanti. Per avere il punteggio massimo nel concorso, bisognava trasmettere un 60 per cento di musica e garantire un 25 per cento alle news locali (di contea, ndr). Ma noi siamo una radio talk&news, l’80 per cento è parlato. La nostra radio era interattiva, davamo spazio alle telefonate degli ascoltatori. Da noi si parlava di politica ma anche di cultura e società; era una radio di comunità, insomma. Abbiamo preso il posto della radio statale, che aveva abdicato alla sua funzione. C’era una richiesta da parte degli ascoltatori e i numeri ci hanno dato ragione. Siamo arrivati ad avere cinquecentomila ascoltatori in un Paese di dieci milioni di abitanti. Ma il bando preparato dal governo dice che le persone non hanno più il diritto di ascoltare e noi non abbiamo il diritto di parlare.

Come avete risposto ad un bando scritto per tagliarvi fuori?

Abbiamo cercato di conformarci ai criteri richiesti. Ad esempio abbiamo presentato un progetto che prevedeva una programmazione musicale pari al 41 per cento del tempo.

Chi ha vinto l’asta?

Una società sconosciuta, senza capitale; loro hanno tremila euro di capitale, noi un milione e mezzo. Ma loro hanno totalizzato 66 punti e noi 65.

Una società vicina a Fidesz (il partito del premier, che controlla più dei due terzi dei seggi in Parlamento, ndr)?

E’ una società fittizia, intestata a due signore che sono delle semplici prestanome. Si chiama Autoradio, perché in origine vendevano davvero autoradio. Io ho visto il loro progetto, so com’è stato dettagliato e so non è conforme al bando, nelle forme e nemmeno nei contenuti. Non è accettabile il suo piano economico né quello di programmazione. Non sono specificati nemmeno i nomi dei redattori. Io non posso dimostrare chi c’è dietro Autoradio ma lo so benissimo.

Chi c’è?

Non fanno parte di Fidesz. Sono stranieri. Si deve guardare a est dell’Ungheria. Sono già andati in fallimento con una radio e hanno dovuto chiudere, per questo non avrebbero potuto nemmeno partecipare alla nuova asta.

Chi sono?

Mi dispiace ma questo glielo dico solo quando spegne il registratore. Ma mi creda, il progetto presentato da Autoradio era talmente assurdo che infatti non è stato reso pubblico. Io ho potuto vederlo solo perché ho presentato un ricorso, in quanto parte lesa, ma prima ho dovuto firmare un accordo di segretezza per cui non posso parlarne.

Quali altri strumenti stanno usando per ridurvi al silenzio?

Il nuovo Consiglio sui media ha aumentato dall’oggi al domani il costo delle frequenze, portandolo da 90 a 200 mila euro, facendocene perdere una quindicina in tutto il Paese. Ma soprattutto abbiamo tutte le ditte governative o vicine al governo hanno revocato i contratti con noi per le inserzioni pubblicitarie, nonostante – come ho già detto – abbiamo registrato un costante aumento degli ascolti.

Torniamo alla domanda fatta all’inizio: perché stanno provando a spegnere Klubradio?

Perché ormai è rimasta l’unica radio che abbia il coraggio di criticare il governo ungherese e in più i nostri ascolti sono in continuo aumento. Aumenta anche la vicinanza emotiva. Molti ci dicono che siamo rimasti l’ultima speranza per la democrazia in Ungheria.

A microfono spento, si riesce a sapere qualcosa di più sui veri proprietari di Autoradio. Si tratta di imprenditori ucraini, protagonisti del fallimento di Foxy Radio, avvenuto nel 2011. Un crack da 90 milioni di euro, a tanto ammonta il debito nei confronti dello stato ungherese. Proprio questo precedente, li ha costretti a servirsi di prestanome per partecipare all’asta per le frequenze tolte a Klubradio. Un’operazione probabilmente svolta su mandato di qualche burattinaio; la prova è che Autoradio non è affatto interessata a quelle frequenze che ha provato a rivendere a Klubradio, nel corso di incontri riservati. L’offerta finora è sempre stata rispedita al mittente.

(Alberto Tundo)

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