giovedì, marzo 29, 2012
Sarebbe una sola la partita di prodotto contenente nitrito di sodio inviata in Italia da un’azienda irlandese: quella che ha ucciso, sabato scorso, la giovane di Trani nello studio medico a Barletta

Radio Vaticana - Già ieri il ministro della salute, Renato Balduzzi, in un’intervista, aveva dichiarato che il caso''e' isolato”, ma che la vendita e l'acquisto di farmaci online sono vietati in Italia e che se ''i divieti non bastano'' occorre ''intensificare i controlli e informare i cittadini sui rischi''. L'allarme in un primo momento si era concentrato sul 'sorbitolo' dopo la morte di una ragazza per aver effettuato un esame diagnostico con l'uso, appunto, di quello che doveva essere semplice sorbitolo comprato su eBay. Dall'autopsia è emerso che ad uccidere la giovane sarebbe stato invece del nitrito di sodio. All’origine del fatale errore, forse, uno scambio di etichetta. Rimangono tuttavia validi gli interrogativi sugli acquisti online di medicinali. Sui possibili rischi e sull’attività di contrasto, Adriana Masotti ha sentito il capitano dei NAS, Dario Praturlon. ascolta

R. – Parliamo degli ultimi 10 anni: il comando Nas fa parte di una task-force nazionale – che poi ha anche delle appendici a livello internazionale -, che si chiama “Impact Italia”. Essa svolge attività sia di controllo doganale, sia di tipo repressivo - con indagini – e sia di campagne informative per spiegare, al cittadino, il pericolo che risiede dietro ad un farmaco o anche dietro ad integratori e cosmetici che vengono acquistati via Internet. Il prodotto che si compra in un negozio convenzionale è più garantito, per via di una filiera di tracciabilità. Il consumatore che, invece, compra via Internet, acquista un prodotto di cui conosce solamente la provenienza finale, l’ultimo step del percorso della vita del prodotto. Nulla, invece, sa di quello che lo precedeva, ossia: dove è stato prodotto, da chi, quando, che percorso di trasporto ha avuto, se è stato conservato alla giusta temperatura e da quanto tempo, se è stato falsificato o manomesso. Tutto questo può portare a gravi pericoli per la salute. Se io acquisto una borsa o un cellulare su Internet, il massimo che può capitarmi è rimanere vittima di una truffa o avere qualsiasi altro tipo di problema, ma comunque di tipo economico. Il farmaco, il cosmetico o l’integratore, invece, ha un diretto effetto sulla salute di chi lo acquista e lo usa.

D. – Si tratta di un fenomeno vasto. Può darci qualche dato e può anche dirci quante volte vi capita di incappare in vendite- truffa?

R. – La vendita di un farmaco su Internet è sempre truffaldina, partiamo da questo presupposto. Non si può fare, non è legale, non comprate su Internet prodotti farmaceutici. Non si può! Devo purtroppo dire che, nell’attività che noi svolgiamo, sia per quanto riguarda il “web-monitoring” ma anche a livello doganale, dopo che il prodotto è stato acquistato, ci sono dei controlli. Per cui, quando arriva un pacco che contiene farmaci viene “bloccato” e chi era il destinatario, colui che quindi lo aveva ordinato, è passibile, a livello penale, di una denuncia, che può andare dall’incauto acquisto alla ricettazione. Le conseguenze a livello penale, quindi, possono essere anche gravi.

D. – Questo fenomeno della compravendita di farmaci online che dimensioni ha?

R. – Possiamo parlare solo di una singola attività di indagine, svolta nell’ultimo anno e mezzo, dal Nas di Milano con le dogane milanesi. Sono state denunciate 750 persone solo per quanto riguarda gli acquirenti, ed abbiamo sequestrato quasi 700 mila confezioni, compresse, fiale sia di farmaci, sia di integratori e sia di cosmetici. Tutti illegali. Solo nel 2001, nel settore farmaceutico, abbiamo arrestato 80 persone e denunciate 1.300.

D. – Le case farmaceutiche chiedono una legge che regoli questo mercato e dia loro la possibilità di fare commercio anche via Internet. E’ pensabile, si risolverebbe il problema?

R. – Si risolverebbe in parte. Certamente una novità di questo tipo permetterebbe di regolamentare una parte dei farmaci, perché non tutti possono essere disciplinati e venduti su Internet. Ci sono dei farmaci che, se venduti in modo indiscriminato, potrebbero determinare effetti collaterali gravi. Una legge, in questo senso, per liberalizzare alcuni tipi di farmaci potrebbe legalizzare questo tipo di commercio. La normativa, però, dev’essere rigidamente disciplinata, perché alla base deve comunque esserci un minimo controllo medico e farmaceutico. In alcuni Paesi – come Inghilterra e Stati Uniti – questo accade già, però dei dati statunitensi ci dicono che più del 90 per cento delle farmacie, nel Paese, sono irregolari. Si possono vendere alcuni tipi di farmaci, ma le farmacie illegali presenti su Internet sono la maggioranza. Il problema, quindi, esiste comunque.

D. – L’aspetto principale, perciò, è quello relativo proprio all’informazione…

R. – Uno degli strumenti di lavoro della task-force “Impact Italia”, da ormai 10 anni, attraverso campagne, convegni, informazioni, depliant informativi ed attività su Internet, è quello di cercare di offrire informazione al cittadino ed a tutti gli attori della filiera produttiva e di vendita del farmaco. Tutti gli attori devono essere coscienti delle problematiche ed anche degli effetti positivi di una regolamentazione. E’ un problema che stiamo combattendo da anni. Il fatto che Internet sia sempre più esteso all’uso di tutta la cittadinanza, aumenta il potenziale cliente che accede ad Internet. Bisogna sapere che comprare oggetti su Internet può essere positivo ma acquistare farmaci è illegale e comprare integratori o cosmetici non è illegale ma è potenzialmente pericoloso. Poi le scelte spettano ad ognuno di noi. (vv)

La vendita di farmaci on-line è, dunque, illegale, così come l’acquisto. Ci vogliono dunque maggiori controlli sui due fronti e soprattutto maggiore informazione offerta ai cittadini sui rischi in cui incorrono. Lo conferma il dott. Vicenzo Gentile, specialista in andrologia. ascolta

R. – Assolutamente sì, è davvero molto importante. L’utente, chi compra tramite Internet, dovrebbe sapere che i farmaci, spesso, non rispondono ai requisiti necessari per la sicurezza. Il principio attivo spesso è sottostimato o, addirittura, è adulterato. In un farmaco, poi, ci sono gli eccipienti, le sostanze di contorno utilizzate, che molte volte possono fare male, perché magari si può essere allergici a queste sostante. Quindi, si compra rischiando degli shock anafilattici e rischiando di comprare un farmaco che non è efficiente.

D. – Oggi c’è più richiesta di farmaci online? E perché?

R. – Sicuramente, a prima vista, potrebbe risultare molto utile, per una maggiore comodità: io clicco e mi arriva a casa un pacchetto. Questo, a mio avviso, non è però sufficiente. C’è anche un aspetto economico: salto la visita dal medico e sicuramente, in farmacia, il farmaco costa di più. Inoltre in alcuni farmaci, penso a quelli per la disfunzione erettile o per l’eiaculazione precoce, gioca la mancanza di sicurezza, di cultura e di serenità nell’acquisto, non comprendendo che si tratta di disfunzioni che rientrano in una patologia e che uno specialista è in condizione di risolvere. Ma spesso non è neanche questo che muove a questo tipo di acquisti. Spesso, di fondo, non interviene un problema, ma c’è soltanto l’aspetto ludico. Con un medico l’aspetto ludico non lo si potrebbe superare ed invece lo si vuole attraverso Internet, si pensa che questo farmaco possa dare di più e quindi lo si acquista.

D. – Sono proprio i farmaci che hanno attinenza con la sfera sessuale quelli più richiesti?

R. – Non ci sono dei dati. Se però, su un giro molto importante di tre miliardi di euro all’anno per i farmaci acquistati su Internet, 150 milioni di euro riguardano gli inibitori della fosfodiesterasi di tipo 5– si tratta, appunto, dei farmaci che vengono utilizzati per la cura della disfunzione erettile – evidentemente sì, è una richiesta sostenuta.

D. – Possiamo pensare che siano anche i minorenni quelli che ne fanno richiesta?

R. – E’ possibile, anche per via dell’ansia e della voglia di fare meglio degli amici…. Spesso però, in un contesto difficile, quale può essere quello delle discoteche, con un abuso di alcool e quant’altro, che può mettere in difficoltà, e così si pensa di superare il tutto attraverso l’assunzione di questi farmaci. Farmaci che, però, è inutile prendere, perché non fanno effetto se nel giovane non è presente il problema e perché, sommati magari all’assunzione di sostanze alcoliche o di altri farmaci stupefacenti, potrebbero essere veramente mortali, in alcuni casi.

D. – Può fare un accenno anche ad altri tipi di medicinali che vengono richiesti, per altre malattie?

R. – Sempre in quest’offerta on-line, pensiamo all’oncologia, laddove viene carpita la buona fede delle persone e si gioca sulla loro speranza. Spesso ci sono dei farmaci che vengono proposti come miracolosi e tali non solo, ma i pazienti in fase terminale - o un loro famigliare - acquista facilmente un farmaco del genere. E così, oltre al danno economico, subisce anche la beffa, perché poi il risultato non c’è. (vv)

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