Qualche consiglio agli aspiranti scrittori
Non lasciatevi trarre in inganno da questo titolo. I veri tipografi, siano essi bravi artigiani o industriali, non c’entrano nulla. Mi riferisco a quegli editori, in realtà solo tipografi, che si trovano su Internet sempre pronti a tendere trappoloni per dei poveri sprovveduti ansiosi di veder pubblicato un loro romanzo o una loro raccolta di poesie.
L’aspirante scrittore sfoglia le pagine che ha scritto in lunghe ore seduto davanti allo schermo del computer facendosi venire arrossamenti agli occhi e perdendo, a volte, preziose ore di sonno: ora il capolavoro però è compiuto. Sembra un gran bel romanzo, sicuramente accettabile da qualche editore, quindi occorre provvedere ad inviarlo in lettura, come si dice in gergo.
Il plico, impacchettato con cura maniacale, alfine parte. Mondadori, Rizzoli, Giunti, Reverdito e via scorrendo il gotha editoriale italiano. Lunga attesa, a volte anche un anno solare, poi l’indegna risposta: “Siamo spiacenti di comunicare che il dattiloscritto non rientra nelle nostre linee editoriali. Grazie comunque per avercelo inviato”. Depressione, rabbia, insulti che purtroppo mai giungeranno ai “malefici” editors che non hanno capito cosa avevano per le mani, poi la rassegnazione: “In fondo io non sono nessuno... non ho un nome che conta... non sono un personaggio della tv ma comunque so di saper scrivere. Proveremo da qualche altro editore meno importante e poi si vedrà”.
Ricomincia l’affannosa ricerca su Internet: editori che pubblicano i cosiddetti “esordienti”.
Una marea… insospettabile! Il “capolavoro” riprende la via e vola, con la posta elettronica se possibile, dato che spedire con la Posta costa una cifra e poi magari il plico va perso poiché alcuni malfattori rapinano il furgone postale (è accaduto veramente… ma aleno lo scrittore può vantarsi che il suo romanzo sia andato a ruba!). Finalmente, dopo una settimana, udite udite, la casella della posta elettronica si apre su una mail spettacolare: “Abbiamo valutato attentamente il suo dattiloscritto e siamo lieti di comunicarle che l’abbiamo trovato ineccepibilmente un’opera degna di pubblicazione. Finalmente il romanzo che la nostra casa editrice attendeva da tempo. Complimenti vivissimi”.
Immaginarsi il novello Manzoni! “Finalmente qualcuno che ha capito la mia bravura! O Gesù ti ringrazio!”. Parenti, amici, circondario ora sanno che è nata una nuova stella della narrativa o della poesia a seconda del caso. Solo che c’è un però… il giorno appresso, altra mail del grande editore: “Le sottoponiamo un contratto di pubblicazione della sua opera che poi provvederemo ad inviare alla stampa per commenti ed alle librerie italiane tutte. Ci vediamo purtroppo costretti a chiederle un contributo alla pubblicazione dato che i costi… bla, bla, bla... Morale: dovresti foraggiare l’“editore” con almeno 3.000 euro, diconsi tremila, per una prima tiratura di almeno 500 copie che difficilmente si troveranno negli scaffali delle librerie ma col codice ibsn che proteggerà l’opera da possibili copioni. Allora? L’aspirante scrittore maledice il mondo, il romanzo e manda l’“editore tipografo” dove vengono di solito mandati i furbacchioni, prende il suo capolavoro, lo pone nel fatidico cassetto e non ci pensa più. Almeno fa così se è una persona intelligente e non un carciofo.
Un piccolo consiglio: pagare per lavorare è cosa da disimparare. Un altro: leggete e rileggete ciò che avete scritto a distanza di qualche settimana e vi renderete conto del perché Mondadori e compagnia abbiano mandato voi a quel paese. Con pazienza riscrivete e rivedete il tutto, aggiungete cose nuove, controllate le coniugazioni dei verbi, la costruzione delle frasi, i dialoghi fra i personaggi e riprovate. Magari potrà essere la volta buona. Ultimo ma non ultimo consiglio, inviate i lavori a qualche agenzia editoriale che, oltre ad un primo giudizio, se questo sarà positivo, sottoporrà il testo a un editore cui potrebbe orientativamente interessare. Auguri gente e continuate a scrivere: quantomeno farete fare ginnastica al vostro cervello!
Non lasciatevi trarre in inganno da questo titolo. I veri tipografi, siano essi bravi artigiani o industriali, non c’entrano nulla. Mi riferisco a quegli editori, in realtà solo tipografi, che si trovano su Internet sempre pronti a tendere trappoloni per dei poveri sprovveduti ansiosi di veder pubblicato un loro romanzo o una loro raccolta di poesie.
L’aspirante scrittore sfoglia le pagine che ha scritto in lunghe ore seduto davanti allo schermo del computer facendosi venire arrossamenti agli occhi e perdendo, a volte, preziose ore di sonno: ora il capolavoro però è compiuto. Sembra un gran bel romanzo, sicuramente accettabile da qualche editore, quindi occorre provvedere ad inviarlo in lettura, come si dice in gergo.
Il plico, impacchettato con cura maniacale, alfine parte. Mondadori, Rizzoli, Giunti, Reverdito e via scorrendo il gotha editoriale italiano. Lunga attesa, a volte anche un anno solare, poi l’indegna risposta: “Siamo spiacenti di comunicare che il dattiloscritto non rientra nelle nostre linee editoriali. Grazie comunque per avercelo inviato”. Depressione, rabbia, insulti che purtroppo mai giungeranno ai “malefici” editors che non hanno capito cosa avevano per le mani, poi la rassegnazione: “In fondo io non sono nessuno... non ho un nome che conta... non sono un personaggio della tv ma comunque so di saper scrivere. Proveremo da qualche altro editore meno importante e poi si vedrà”.
Ricomincia l’affannosa ricerca su Internet: editori che pubblicano i cosiddetti “esordienti”.
Una marea… insospettabile! Il “capolavoro” riprende la via e vola, con la posta elettronica se possibile, dato che spedire con la Posta costa una cifra e poi magari il plico va perso poiché alcuni malfattori rapinano il furgone postale (è accaduto veramente… ma aleno lo scrittore può vantarsi che il suo romanzo sia andato a ruba!). Finalmente, dopo una settimana, udite udite, la casella della posta elettronica si apre su una mail spettacolare: “Abbiamo valutato attentamente il suo dattiloscritto e siamo lieti di comunicarle che l’abbiamo trovato ineccepibilmente un’opera degna di pubblicazione. Finalmente il romanzo che la nostra casa editrice attendeva da tempo. Complimenti vivissimi”.
Immaginarsi il novello Manzoni! “Finalmente qualcuno che ha capito la mia bravura! O Gesù ti ringrazio!”. Parenti, amici, circondario ora sanno che è nata una nuova stella della narrativa o della poesia a seconda del caso. Solo che c’è un però… il giorno appresso, altra mail del grande editore: “Le sottoponiamo un contratto di pubblicazione della sua opera che poi provvederemo ad inviare alla stampa per commenti ed alle librerie italiane tutte. Ci vediamo purtroppo costretti a chiederle un contributo alla pubblicazione dato che i costi… bla, bla, bla... Morale: dovresti foraggiare l’“editore” con almeno 3.000 euro, diconsi tremila, per una prima tiratura di almeno 500 copie che difficilmente si troveranno negli scaffali delle librerie ma col codice ibsn che proteggerà l’opera da possibili copioni. Allora? L’aspirante scrittore maledice il mondo, il romanzo e manda l’“editore tipografo” dove vengono di solito mandati i furbacchioni, prende il suo capolavoro, lo pone nel fatidico cassetto e non ci pensa più. Almeno fa così se è una persona intelligente e non un carciofo.
Un piccolo consiglio: pagare per lavorare è cosa da disimparare. Un altro: leggete e rileggete ciò che avete scritto a distanza di qualche settimana e vi renderete conto del perché Mondadori e compagnia abbiano mandato voi a quel paese. Con pazienza riscrivete e rivedete il tutto, aggiungete cose nuove, controllate le coniugazioni dei verbi, la costruzione delle frasi, i dialoghi fra i personaggi e riprovate. Magari potrà essere la volta buona. Ultimo ma non ultimo consiglio, inviate i lavori a qualche agenzia editoriale che, oltre ad un primo giudizio, se questo sarà positivo, sottoporrà il testo a un editore cui potrebbe orientativamente interessare. Auguri gente e continuate a scrivere: quantomeno farete fare ginnastica al vostro cervello!
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Sono presenti 4 commenti
Che sante parole. OCCORREREBBE UNA LEGGE A TUTELA DI QUESTI FATTI. l'EDITORIA ITALIANA NON E' QUELLA A PAGAMENTO.
Se vai dal tipografo sotto casa spendi meno. intanto loro, intascati i soldoni non lo distribuiscono. Raccontano solo balle e si danno arie da editori!
Complimenti per l'articolo, Silvio!
Fabiola, GIRO DI PAROLE
Sono ladri di sogni. Approfittano delle speranze di un artista e speculano sul suo lavoro. E' una vergogna che, oltre a danneggiare gli aspiranti autori - e qualcuno bravo ci sarà pure! - rovina il mercato editoriale. La gente si accosta ai libri con smepre maggior diffidenza, non spendo cosa potà potrà trovare. Un'opera bella e curata o qualcosa sfornata senza dedizione da parte di un tipografo mascherato? F.
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