sabato, marzo 24, 2012
La Francia ''deve essere implacabile nel difendere i propri valori'', così il presidente francese, Nicolas Sarkozy, dopo la drammatica vicenda di Tolosa conclusasi con l’uccisione di Mohamed Merah - il fondamentalista islamico autore dell’attentato contro la scuola ebraica della città. Il servizio di Francesca Pierantozzi: ascolta

Radio Vaticana - Sul caso del giovane killer franco-algerino, Gabriella Ceraso ha sentito Antonella Caruso, islamologa, coordinatrice di Limes per i Paesi arabi: ascolta

R. - E’ un caso probabilmente isolato, se si pensa ovviamente ai grandi numeri dell’immigrazione algerina qui in Francia e nordafricana in tutta l’Europa, ma non un caso particolarmente isolato quando si pensa agli attentati di Madrid e di Londra. Di fatto si inserisce in questa logica di europei di origine araba: non sono francesi perché vengono rigettati, non sono algerini perché non hanno mai vissuto in Algeria, sono musulmani ma non sanno nemmeno che cosa significa essere buoni musulmani e vanno alla ricerca di questo punto identitario forte, dinanzi anche ad una Francia che - a livello identitario - vuole essere ancora la Francia, quindi con le sue leggi che impongono, ovviamente, la cosiddetta neutralità nel luogo pubblico.

D. - C’è dunque qualcosa che non va in questo modello di integrazione francese, che in qualche modo questo episodio mette in luce?

R. - Innanzitutto è vero che questo modello di integrazione - che non vuole essere comunitarista, vale a dire che vuole assolutamente integrare sulla base della cittadinanza e non sulla base della comunità religiosa di appartenenza - ha anche le sue pecche. Un modello che comunque difficilmente, malgrado i buoni propositi, riesce a dare uguaglianza anche a livello di istruzione: esiste infatti una gravissima incidenza di persone che non riescono a terminare gli studi.

D. - A livello economico invece?

R. - Sono ovviamente nel fallimento totale. Questo ragazzo non è riuscito, infatti, ad integrarsi in un’istituzione - che è quella dell’esercito francese - riesce a fare lavoretti saltuari, ma di fatto quello che avviene è che questi spazi che sono le banlieues - spazi completamente degradati - ma anche questa separazione fisica, hanno creato una discrepanza incredibile.

D. - Oggi alcuni giornali in Italia scrivono che questo giovane ha incentrato in un unico disegno tutte le problematiche ed i nervi scoperti della Francia ...

R. - In un certo senso, è vero. Questo è un po' il ventre molle della Francia: l'integrazione, che è stata anche il pregio del sistema repubblicano francese, viene messa sistematicamente in discussione; la Francia, oggi, si confronta anche con un problema identitario forte: ha addirittura un ministero, da quando il presidente Sarkozy è diventato presidente, e questo vuol dire che il fenomeno è particolarmente sentito, ma non è certamente un fenomeno di facile soluzione. Esiste comunque una Francia laica, pubblica, repubblicana che non ha assolutamente intenzione di ritornare sui propri valori; vorrebbe che chi comunque entra in Francia - che sia musulmano o meno, che sia cattolico o meno - rispetti questo dato di fatto, cioè la laicità dello Stato. L'islam - questo tipo di islam puritano se non quando addirittura molto violento - ovviamente mette paura. Poi, ovviamente, i proclami dall'una e dall'altra parte - sia delle autorità francesi, sia delle autorità musulmane - dicono che un individuo, ovviamente, non può demonizzare né rendere colpevole l'intera comunità musulmana, fatta comunque di milioni di individui che invece sono integrati, che lavorano, che si sentono particolarmente in sintonia con i valori dello Stato che li ha accolti e di cui sono diventati cittadini. Infatti, bisogna sempre ricordare che questi ragazzi sono cittadini francesi, prima e sopra ad ogni cosa, e che quindi questa loro ricerca identitaria verso la definizione di un "sé" diverso dall'altro, a volte ha - malauguratamente - questo tipo di risvolti. (cp/gf)

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