Nell’ambito della seconda edizione della Scuola di Formazione Socio-Politica dal titolo “Buoni cristiani e onesti cittadini”, intervento della prof. Cinthia Pinotti, vice procuratore della Corte dei Conti, e del rettore dell’Università Salesiana, prof. Carlo Nanni
L’incontro coordinato dal prof. Andrea Farina, docente dell’UPS, non ha avuto certo la pretesa di esaurire una materia così vasta come quella della giustizia, ma solo di fornire alcuni strumenti interpretativi. La prof. Cinthia Pinotti ha fatto un breve excursus storico sul concetto di giustizia, sulla sua importanza come presupposto della convivenza civile e sul rischio che la sua mancanza possa lacerare il tessuto sociale. È passata poi ad elencare i tre rapporti fondamentali che insistono sulla giustizia: il rapporto giudice-legge, il rapporto giudice-politica e quello tra giustizia e cittadini (spesso mediato, a torto o a ragione, dagli organi di informazione).
La prof. Pinotti ha citato il delicatissimo tema della responsabilità civile del giudice, la cui importanza riveste uno dei punti strategici della futura riforma della giustizia. Certamente è fondamentale stabilire che il giudice non debba rispondere per colpa grave perché sarebbe un grande condizionamento del suo operato e andrebbe a discapito della sua autonomia, producendo poi una giustizia troppo conformista. La Pinotti ha invece auspicato che il giudice debba creare la norma con la sua opera interpretatrice, proprio alla luce della nostra Costituzione repubblicana che, dal 1948 ad oggi, ha fatto fare un grande salto di qualità al ruolo istituzionale del giudice. Da allora infatti il magistrato può attingere ad una norma superiore e può veramente giudicare con “la ragionevolezza del bilanciamento dei valori”. Inoltre il magistrato ha fatto cenno all’introduzione del nostro ordinamento di altre fonti superiori, quali quelle di diritto internazionale e in particolare del diritto europeo. Ciò ha comportato, se vogliamo, anche una frammentazione delle regole certe, ma nello stesso tempo ha portato una maggior tutela del consumatore che non esisteva prima nella nostra legislazione.
La questione delle questioni, ha detto la prof. Pinotti, è quindi la riforma della giustizia… ma chissà quando sarà possibile realizzarla. Intanto permane “la percezione d’inefficacia della giustizia da parte dei cittadini”, permane anche il desiderio del cosiddetto “giusto processo” e si constata sempre più la consapevolezza di una giustizia lenta. D’altra parte, dice la prof. Pinotti, fino a quando il conflitto viene innalzato a valore, la giustizia dovrà rispondere a tante richieste diventando così sempre più lenta. Tutti sappiamo come sia aumentato il grado di litigiosità degli italiani e come si debbano studiare altri strumenti di risoluzione dei conflitti stessi.
Un ultimo tema è quello della spettacolarizzazione della giustizia: molti organi di informazione la considerano come una forma di show (forse per fare audience), talvolta incoraggiati, come ricordava un partecipante alla conferenza, da alcuni magistrati che amano svolgere il ruolo di protagonisti. Ciò, ha concluso la prof. Pinotti, è da evitare assolutamente.
A chiudere la serata è intervenuto il rettore dell’Università Salesiana, il prof. Carlo Nanni, che ha dato la sua interpretazione cristiana della Giustizia, con alcuni importanti flash per rimandare tutti al suo enciclopedico sito, dove si possono trovare molti riferimenti su questo delicatissimo tema. Innanzitutto che cosa non è la giustizia. Questa non si realizza “quando fa del male … quando non promuove i diritti di ciascuno”. La giustizia deve essere distributiva, e cioè deve dare a ciascuno ciò di cui ha bisogno per sviluppare la sua vita. Ma il prof. Nanni ha sottolineato che bisogna andare anche oltre il concetto di giustizia distributiva e i giudici, come diceva anche la Pinotti, devono superare la norma non limitandosi alla legalità. Il rettore dell’UPS ha ribadito infatti più volte che bisogna andare oltre la mera e giusta distribuzione, citando proprio il Vangelo nella parabola degli operai dell’undicesima ora o in quella più famosa del figliol prodigo. E tutto ciò risiede anche nel pensiero sociale della Chiesa e in particolare in quello menzionato del beato Rosmini, “la persona è il diritto sussistente”, e da ciò nasce l’esigenza di adeguare il proprio amore all’essere di ciascuna cosa. Nanni ha poi concluso citando il Concilio Vaticano II che, in tema di dottrina sociale, ha sancito l’importanza per il cristiano di esercitare la condivisione, la critica e infine la profezia.
L’incontro coordinato dal prof. Andrea Farina, docente dell’UPS, non ha avuto certo la pretesa di esaurire una materia così vasta come quella della giustizia, ma solo di fornire alcuni strumenti interpretativi. La prof. Cinthia Pinotti ha fatto un breve excursus storico sul concetto di giustizia, sulla sua importanza come presupposto della convivenza civile e sul rischio che la sua mancanza possa lacerare il tessuto sociale. È passata poi ad elencare i tre rapporti fondamentali che insistono sulla giustizia: il rapporto giudice-legge, il rapporto giudice-politica e quello tra giustizia e cittadini (spesso mediato, a torto o a ragione, dagli organi di informazione).
La prof. Pinotti ha citato il delicatissimo tema della responsabilità civile del giudice, la cui importanza riveste uno dei punti strategici della futura riforma della giustizia. Certamente è fondamentale stabilire che il giudice non debba rispondere per colpa grave perché sarebbe un grande condizionamento del suo operato e andrebbe a discapito della sua autonomia, producendo poi una giustizia troppo conformista. La Pinotti ha invece auspicato che il giudice debba creare la norma con la sua opera interpretatrice, proprio alla luce della nostra Costituzione repubblicana che, dal 1948 ad oggi, ha fatto fare un grande salto di qualità al ruolo istituzionale del giudice. Da allora infatti il magistrato può attingere ad una norma superiore e può veramente giudicare con “la ragionevolezza del bilanciamento dei valori”. Inoltre il magistrato ha fatto cenno all’introduzione del nostro ordinamento di altre fonti superiori, quali quelle di diritto internazionale e in particolare del diritto europeo. Ciò ha comportato, se vogliamo, anche una frammentazione delle regole certe, ma nello stesso tempo ha portato una maggior tutela del consumatore che non esisteva prima nella nostra legislazione.
La questione delle questioni, ha detto la prof. Pinotti, è quindi la riforma della giustizia… ma chissà quando sarà possibile realizzarla. Intanto permane “la percezione d’inefficacia della giustizia da parte dei cittadini”, permane anche il desiderio del cosiddetto “giusto processo” e si constata sempre più la consapevolezza di una giustizia lenta. D’altra parte, dice la prof. Pinotti, fino a quando il conflitto viene innalzato a valore, la giustizia dovrà rispondere a tante richieste diventando così sempre più lenta. Tutti sappiamo come sia aumentato il grado di litigiosità degli italiani e come si debbano studiare altri strumenti di risoluzione dei conflitti stessi.
Un ultimo tema è quello della spettacolarizzazione della giustizia: molti organi di informazione la considerano come una forma di show (forse per fare audience), talvolta incoraggiati, come ricordava un partecipante alla conferenza, da alcuni magistrati che amano svolgere il ruolo di protagonisti. Ciò, ha concluso la prof. Pinotti, è da evitare assolutamente.
A chiudere la serata è intervenuto il rettore dell’Università Salesiana, il prof. Carlo Nanni, che ha dato la sua interpretazione cristiana della Giustizia, con alcuni importanti flash per rimandare tutti al suo enciclopedico sito, dove si possono trovare molti riferimenti su questo delicatissimo tema. Innanzitutto che cosa non è la giustizia. Questa non si realizza “quando fa del male … quando non promuove i diritti di ciascuno”. La giustizia deve essere distributiva, e cioè deve dare a ciascuno ciò di cui ha bisogno per sviluppare la sua vita. Ma il prof. Nanni ha sottolineato che bisogna andare anche oltre il concetto di giustizia distributiva e i giudici, come diceva anche la Pinotti, devono superare la norma non limitandosi alla legalità. Il rettore dell’UPS ha ribadito infatti più volte che bisogna andare oltre la mera e giusta distribuzione, citando proprio il Vangelo nella parabola degli operai dell’undicesima ora o in quella più famosa del figliol prodigo. E tutto ciò risiede anche nel pensiero sociale della Chiesa e in particolare in quello menzionato del beato Rosmini, “la persona è il diritto sussistente”, e da ciò nasce l’esigenza di adeguare il proprio amore all’essere di ciascuna cosa. Nanni ha poi concluso citando il Concilio Vaticano II che, in tema di dottrina sociale, ha sancito l’importanza per il cristiano di esercitare la condivisione, la critica e infine la profezia.
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