martedì, marzo 20, 2012
In India. I maoisti hanno prorogato a questa sera l’ultimatum relativo al rapimento di Paolo Bosusco e Claudio Colangelo, sequestrati domenica in Orissa. I ribelli pongono come condizione necessaria per avviare la trattativa un immediato divieto di ingresso per turisti e stranieri nella zone tribali e il rilascio di tre leader ora in carcere.

Radio Vaticana - Febbrili i contatti tra governo e capi tribali per salvare dalle mani dei ribelli maoisti, in Orissa, Paolo Bosusco e Claudio Colangelo i due italiani catturati nello stato indiano, domenica, mentre esploravano zone tribali da inserire in nuovi percorsi turistici. La vera trattativa ancora non è partita, condizione posta dai naxaliti, che hanno lanciato un cessate il fuoco unilaterale e spostato a questa sera l’ultimatum, è lo stop immediato dell’ingresso di turisti e stranieri nel territorio e il rilascio di tre leader ora in carcere. Appelli alla liberazione dei due italiani sono venuti anche dai vescovi dell’Orissa mentre le autorità locali hanno intensificato i contatti con la diplomazia italiana con la quale stanno lavorando in strettissimo contatto.

Per un quadro delle azioni dei maoisti in India, ascoltiamo Stefano Caldirola, docente di Storia contemporanea dell’Asia all’Università degli studi di Bergamo, intervistato da Giada Aquilino:

R. - La guerriglia maoista in India è attiva dalla fine degli anni Sessanta - inizio anni Settanta. I maoisti in India vengono conosciuti anche con il nome di “Naxalite”, dal distretto di Naxalbari, nel Bengala settentrionale, in cui alla fine degli anni Sessanta iniziò una prima rivolta ideologicamente orientata al maoismo, una rivolta contadina. La guerriglia poi ha proseguito nel corso degli anni, spostandosi in diverse aree del Paese, soprattutto in quello che viene definito “corridoio rosso”, che parte dal Bihar e arriva fino a sud, all’Andhra Pradesh, attraversando una zona dell’India centro-orientale particolarmente povera e remota. Abbiamo assistito negli ultimi decenni ad una guerriglia ininterrotta, anche se veniva considerata dallo Stato indiano - almeno fino ad alcuni anni fa - una sorta di guerriglia a bassa intensità. Nell’ultimo decennio in particolare, abbiamo visto una recrudescenza degli episodi da un lato di guerriglia contro le forze di polizia e contro le forze governative e dall’altro un tentativo da parte dei governi locali e di quello centrale di reprimere duramente questa rivolta.

D. - Per quale motivo il leader dei maoisti dell’Orissa, Sabyasachi Panda, porta avanti la lotta armata? Tra l’altro è contestato anche sul fronte interno...
R. - I gruppi maoisti indiani sono sempre stati divisi all’interno in diverse correnti, in diversi movimenti. Panda è considerato un leader moderato all’interno dello schieramento guerrigliero; è contestato in alcuni casi perché considerato fautore di una linea troppo morbida. Si tratta di una guerriglia, quella dell’Orissa, che reclama innanzi tutto una maggiore dignità per le popolazioni rurali e le popolazioni tribali all’interno dello Stato. Questa guerriglia ha avuto un notevole successo nel reclutare nuovi adepti proprio tra le popolazioni tribali, in seguito ad una serie di acquisizioni di territorio da parte delle compagnie minerarie - alcune delle quali straniere - che ha creato un fortissimo malcontento nell’area. Occorre considerare che molti intellettuali indiani, ad esempio pur non appoggiando in modo aperto i maoisti, si sono espressi con parole molto dure nei confronti di quello che il governo sta facendo in particolare alle popolazioni tribali dell’Orissa, del Chhattisgarh, del Jharkhand, in cui vi sono vasti giacimenti minerari. E queste parole di intellettuali indiani - penso soprattutto a Arundhati Roy - secondo alcuni hanno suonato come una sorta di giustificazione delle attività della guerriglia maoista.

D. - Il leader guerrigliero Panda - come lei ha anticipato - è visto come un moderato da alcuni: eppure recentemente è stato accusato di stupri, torture, atrocità…
R. - Il termine moderato è utilizzato come linea politica, non tanto come riferimento ad attività che sono pur sempre considerate illegali dal governo. Per quanto riguarda le accuse, siamo in una situazione di guerra che va avanti da diversi anni. È chiaro che in passato i guerrieri maoisti si sono resi responsabili di violenze, anche nei confronti della popolazione civile. Pure le forze governative hanno fatto altrettanto. Inoltre c’è una propaganda da entrambe la parti che tende a ingigantire quelle che sono le cosiddette “atrocità” portate avanti dallo schieramento opposto. Poi è anche vero che le truppe paramilitari della regione si sono macchiate di reati simili. Purtroppo è una situazione di guerra con pochi media indipendenti in grado di verificare, di controllare e, indubbiamente, gli eccessi sono all’ordine del giorno da una parte e dall’altra.

D. - I maoisti come continuano a finanziarsi?
R. - Questo è uno dei grandi misteri, secondo alcuni osservatori. Principalmente i maoisti si autofinanziano: innanzi tutto le armi che utilizzano sono spesso frutto di attacchi e assalti a stazioni di polizia. Hanno una notevole capacità di nascondersi all’interno delle foreste e sicuramente godono di un certo appoggio da parte delle popolazioni locali. Vivono di “imposte rivoluzionarie” fatte valere su alcuni villaggi, tramite le quali riescono a finanziare una guerriglia che però non è una guerriglia particolarmente sofisticata dal punto di vista militare e dal punto di vista degli armamenti, per cui non richiede neanche delle somme ingenti per sostenersi.

D. - E lo strumento dei rapimenti?

R. - Lo strumento dei rapimenti è nuovo per quanto riguarda gli stranieri. I rapimenti finora erano stati organizzati in particolare per ufficiali di polizia indiani. Però per quanto riguarda gli stranieri, questa è una novità assoluta nell’intera Asia meridionale perché la guerriglia maoista non è attiva solo in India: era attiva fino ad alcuni anni fa in Nepal, mentre oggi i maoisti fanno parte del nuovo corso nepalese. Però anche in quei casi non vi erano mai stati rapimenti di turisti. Questa è un’escalation, una novità.

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