“Non trasformare i luoghi di culto in trincee politiche”: è questo l’appello lanciato dall’arcidiocesi dell’Avana dopo l’occupazione, da parte di un gruppo di oppositori al governo di Raúl Castro, della Basílica Menor de Nuestra Señora de la Caridad nella capitale cubana che si appresta a ricevere il Papa dal 26 al 28 marzo.
Misna - In una nota, l’arcidiocesi riferisce che martedì 13 persone “che si identificano come dissidenti” si sono presentati dal rettore della Basilica, padre Roberto Betancourt, affermando che “recavano un messaggio per il Santo Padre Benedetto XI e una serie di rivendicazioni sociali”. I manifestanti sono stati dapprima rassicurati da monsignor Ramón Suárez Polcari sul fatto che il loro messaggio sarà trasmesso e quindi sollecitati ad abbandonare il luogo di culto, ma si sono rifiutati. “La chiesa è stata chiusa – prosegue il comunicato – e gli occupanti sono rimasti all’interno” rimanendo collegati con l’esterno attraverso telefoni cellulari. L’arcidiocesi dell’Avana ha fatto sapere di essere in contatto costante con rappresentanti del governo “che si sono impegnati a non agire in alcun modo”.
Non si tratta di un “evento fortuito, ma ben pensato apparentemente con il proposito di creare situazioni critiche mentre si avvicina la visita del Papa” aggiunge la nota, segnalando “una strategia preparata e coordinata da gruppi in diverse regioni del paese”. Ogni iniziativa che “pretende di trasformare un tempio in un luogo di dimostrazione politica pubblica, disconoscendo l’autorità del sacerdote o il diritto della maggioranza di coloro che vi si recano in cerca di pace spirituale e di uno spazio per la preghiera è certamente un atto illegittimo e irresponsabile” sottolinea la nota.
Misna - In una nota, l’arcidiocesi riferisce che martedì 13 persone “che si identificano come dissidenti” si sono presentati dal rettore della Basilica, padre Roberto Betancourt, affermando che “recavano un messaggio per il Santo Padre Benedetto XI e una serie di rivendicazioni sociali”. I manifestanti sono stati dapprima rassicurati da monsignor Ramón Suárez Polcari sul fatto che il loro messaggio sarà trasmesso e quindi sollecitati ad abbandonare il luogo di culto, ma si sono rifiutati. “La chiesa è stata chiusa – prosegue il comunicato – e gli occupanti sono rimasti all’interno” rimanendo collegati con l’esterno attraverso telefoni cellulari. L’arcidiocesi dell’Avana ha fatto sapere di essere in contatto costante con rappresentanti del governo “che si sono impegnati a non agire in alcun modo”.
Non si tratta di un “evento fortuito, ma ben pensato apparentemente con il proposito di creare situazioni critiche mentre si avvicina la visita del Papa” aggiunge la nota, segnalando “una strategia preparata e coordinata da gruppi in diverse regioni del paese”. Ogni iniziativa che “pretende di trasformare un tempio in un luogo di dimostrazione politica pubblica, disconoscendo l’autorità del sacerdote o il diritto della maggioranza di coloro che vi si recano in cerca di pace spirituale e di uno spazio per la preghiera è certamente un atto illegittimo e irresponsabile” sottolinea la nota.
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