mercoledì, marzo 21, 2012
Educazione, formazione, centri di cura, pastorale, assistenza sociale, rispetto dell’ambiente. La Chiesa cattolica in Bihar rappresenta una ricchezza immensa non solo per i fedeli locali, ma per tutta la popolazione indiana. Il piccolo stato dell’India nord orientale è uno dei più poveri della federazione, nonché il terzo più popoloso.

ACS-Italia, con alcuni membri della sede internazionale di Aiuto alla Chiesa che Soffre, ha visitato nei giorni scorsi l’arcidiocesi di Patna, capitale del Bihar. La diocesi è stata creata nel 1919, elevata ad arcidiocesi nel 1999 e monsignor William D’Souza, gesuita come i suoi quattro predecessori, ne è arcivescovo dal 2007. La percentuale dei cattolici non raggiunge lo 0,3%, ma i 63 sacerdoti diocesani, i 210 religiosi e le 542 religiose compiono la loro preziosa opera per tutti gli abitanti. Ognuna delle 35 parrocchie ha una scuola e un dormitorio e per i bambini poveri che vivono nelle baracche o nei villaggi vengono organizzati corsi di educazione non formale.
La Chiesa è molto attiva nel miglioramento della condizione femminile, attraverso programmi d’istruzione ed un sistema di micro-credito articolato in oltre 1600 gruppi di auto aiuto. «In Bihar solo il 37% delle donne è alfabetizzato – spiega monsignor D’Souza ad ACS – ed è per questo che la nostra società è dominata dagli uomini». Un figlio maschio significa un’entrata sicura, mentre una femmina apparterrà presto alla famiglia del marito. La dote che il padre della sposa dovrà pagare è poi direttamente proporzionale al grado d’istruzione della ragazza e molti genitori poveri preferiscono non far studiare le figlie e risparmiare così sulla dote. «Nelle nostre scuole però – continua l’arcivescovo – le bambine sono importanti quanto i maschi ed hanno lo stesso diritto ad essere educate».
L’istruzione favorisce anche i rapporti interreligiosi in uno stato in cui la maggioranza induista (82%) convive con la comunità musulmana (17,5%) e le minuscole minoranze buddista, sikh, cattolica e giainista. «A scuola non esistono religioni differenti, diversa estrazione sociale o caste, ma solo bambini. Così si pongono le basi per una futura generazione all’insegna del rispetto verso gli altri e dell’amore per il prossimo: è così che nasce il dialogo interreligioso».
Attraverso gli studenti la Chiesa cerca di rafforzare l’autostima dei senza casta, i dalit, che - esclusi dal sistema sociale induista - con il cristianesimo hanno scoperto la propria dignità di esseri umani. «La nostra azione è particolarmente focalizzata su donne e dalit. Vogliamo formare una nuova società fondata sui valori del Vangelo: amore, uguaglianza e dignità umana». I senza casta, chiamati anche spregiativamente «mangiatori di ratti», rappresentano circa il 70% della comunità cattolica, seguiti da un 15% di tribali e da un 10% dei cosiddetti cristiani di Bettiah, la cui fede ha radici antiche di oltre 250 anni. Uniti nella Chiesa i tre gruppi hanno però tradizioni e costumi differenti e parlano lingue diverse. «Tra le nostre preoccupazioni principali – aggiunge il presule gesuita – vi è quella di rafforzare la coesione tra i fedeli».
Il sostegno di Aiuto alla Chiesa che Soffre all’arcidiocesi di Patna è costante e si esprime attraverso le intenzioni di messe ai sacerdoti diocesani, interventi di costruzione e ristrutturazione, sostegno alla formazione di catechisti, sacerdoti, religiosi e religiose. La Fondazione ha inoltre finanziato la pubblicazione in hindi di Bibbie, Bibbie del Fanciullo e del piccolo catechismo «Io credo».
«I benefattori sono i partner della nostra missione» afferma l’arcivescovo che, quando era vescovo della vicina Buxar, chiese ai bambini della diocesi di recitare tre Ave Maria al giorno per i benefattori. Una tradizione adesso rispettata anche a Patna e a cui è stata aggiunta un’ora di adorazione settimanale. «E’ l’unico modo che abbiamo per ripagare l’aiuto che riceviamo ed esprimere la nostra immensa gratitudine».

“Aiuto alla Chiesa che Soffre” (ACS), Fondazione di diritto pontificio fondata nel 1947 da padre Werenfried van Straaten, si contraddistingue come l’unica organizzazione che realizza progetti per sostenere la pastorale della Chiesa laddove essa è perseguitata o priva di mezzi per adempiere la sua missione. Nel 2010 ha raccolto oltre 65 milioni di dollari nei 17 Paesi dove è presente con Sedi Nazionali e ha realizzato oltre 5.500 progetti in 153 nazioni.

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