“Violente calamità naturali, con gravi danni alle persone, alle strutture e alle coltivazioni”.
Radio Vaticana - Ne ha parlato il Papa, ieri all’Angelus, riferendosi alle “care popolazioni del Madagascar”, recentemente colpite dalla tempesta tropicale Irina, che nelle ultime settimane ha provocato oltre 100 morti e 78mila sinistrati, e dalla tempesta Giovanna, che a metà febbraio aveva causato 35 morti, colpendo 250mila persone. Benedetto XVI ha pregato per le vittime e per le famiglie maggiormente provate, auspicando e incoraggiando “il generoso soccorso della comunità internazionale”. Ma qual è la situazione sul terreno, in Madagascar? Giada Aquilino lo ha chiesto a don Luca Treglia, direttore di Radio Don Bosco ad Antananarivo: ascolta
R. – La situazione, qui in Madagascar, è molto brutta dopo il passaggio di questi due cicloni: ci sono stati molti morti, oltre cento. Il ciclone Giovanna ha colpito l’80 per cento di tutto il territorio del Madagascar, ha risparmiato solo una piccola parte a sud, mentre tutto il resto è stato devastato: soprattutto la parte centrale del Paese e le zone orientali e occidentali. Mentre Irina, il secondo ciclone, ha colpito circa il 50 per cento del Madagascar. Logicamente, ci sono stati danni enormi, in particolare all’agricoltura. In Madagascar si produce soprattutto il riso e questo è un periodo molto importante in cui l’acqua dev’essere ben regolata. Invece, se ci sono le inondazioni, il riso muore e non può più crescere. Si pensa che parecchie colture di riso siano state distrutte. Inoltre, molte case sono crollate o i loro tetti sono stati divelti, anche nella capitale. Ci sono poi strade interrotte e, al momento, non sono stati ripristinati i collegamenti.
D. – Nelle parole del Papa all’Angelus, non soltanto la preghiera ma anche l’auspicio del Pontefice per il generoso soccorso della comunità internazionale a favore del Madagascar. Come sono state accolte le parole del Papa?
R. – La maggior parte della popolazione, essendo le comunicazioni ancora interrotte, forse non sa neanche che il Papa ieri ha parlato: ma questa sera, come facciamo ogni lunedì, qui alla radio abbiamo un programma che diffondiamo a livello nazionale; quindi tutte le venti diocesi del Madagascar possono ricevere il nostro programma in cui parleremo – appunto – delle parole di Benedetto XVI. Inoltre ho già chiesto alle persone che ho incontrato nelle ultime ore cosa abbiano pensato di questo intervento del Papa: sono molto, molto contente perché il Santo Padre in questi ultimi anni è stato sempre vicino al Madagascar, sia per i problemi derivati da catastrofi naturali, come i cicloni, ma anche per problemi di altro tipo, come quelli di ordine politico. Quindi, l'intervento del Pontefice a favore del Madagascar è una speranza per i malgasci, perché attualmente a causa della crisi politica tutti gli aiuti internazionali sono stati sospesi e la gente, già povera, deve accontentarsi di poco. Ma queste catastrofi, come i cicloni, creano ancora maggiori problemi. Quindi, speriamo che dopo le parole del Papa la comunità internazionale faccia uno sforzo per aiutare il Madagascar.
D. – Ma l’allarme per le calamità naturali è cessato o questo è ancora il periodo delle tempeste e dei cicloni?
R. – No. Siamo proprio nel periodo critico, perché qui in Madagascar i cicloni più forti si manifestano da gennaio ad aprile; e i giorni più difficili sono quelli tra febbraio e marzo.
D. – Il Madagascar, negli ultimi anni, ha vissuto forti tensioni politiche. A fine gennaio, l’ex presidente Ravalomanana ha tentato di rientrare nel Paese dal Sudafrica. Ora quale situazione politica c’è?
R. – Attualmente, al potere c’è Andry Rajoelina, il presidente che è stato insediato da un movimento popolare tre anni fa; Andry Rajoelina è riconosciuto come presidente dalla comunità internazionale. Però rimane ancora il grande scoglio dell’amnistia: portata avanti dai partiti che sostengono l’ex presidente, dovrebbe riguardare Ravalomanana stesso, e qui le divergenze sono troppo forti perché quelli che sostengono l’attuale presidente non sono d’accordo. Quindi, bisognerà vedere cosa si deciderà. In questi momenti c’è anche un forte invito alle quattro Chiese presenti qui in Madagascar – quindi i protestanti, i luterani, gli anglicani e i cattolici – perché facciano da mediatori. La Chiesa cattolica auspica che questa crisi finisca al più presto.
D. – E il pensiero per le popolazioni, quelle ora colpite dai tifoni, ma in generale per tutte le popolazioni del Madagascar, da parte della Chiesa qual è?
R. – Ci sono organizzazioni sia a livello nazionale, sia a livello locale: ci sono le varie Caritas che si sono mobilitate per aiutare la popolazione colpita. I vescovi poi sono presenti con la preghiera ma anche l’azione materiale, cercando di aiutare questa gente in un momento così difficile. (gf)
Radio Vaticana - Ne ha parlato il Papa, ieri all’Angelus, riferendosi alle “care popolazioni del Madagascar”, recentemente colpite dalla tempesta tropicale Irina, che nelle ultime settimane ha provocato oltre 100 morti e 78mila sinistrati, e dalla tempesta Giovanna, che a metà febbraio aveva causato 35 morti, colpendo 250mila persone. Benedetto XVI ha pregato per le vittime e per le famiglie maggiormente provate, auspicando e incoraggiando “il generoso soccorso della comunità internazionale”. Ma qual è la situazione sul terreno, in Madagascar? Giada Aquilino lo ha chiesto a don Luca Treglia, direttore di Radio Don Bosco ad Antananarivo: ascolta
R. – La situazione, qui in Madagascar, è molto brutta dopo il passaggio di questi due cicloni: ci sono stati molti morti, oltre cento. Il ciclone Giovanna ha colpito l’80 per cento di tutto il territorio del Madagascar, ha risparmiato solo una piccola parte a sud, mentre tutto il resto è stato devastato: soprattutto la parte centrale del Paese e le zone orientali e occidentali. Mentre Irina, il secondo ciclone, ha colpito circa il 50 per cento del Madagascar. Logicamente, ci sono stati danni enormi, in particolare all’agricoltura. In Madagascar si produce soprattutto il riso e questo è un periodo molto importante in cui l’acqua dev’essere ben regolata. Invece, se ci sono le inondazioni, il riso muore e non può più crescere. Si pensa che parecchie colture di riso siano state distrutte. Inoltre, molte case sono crollate o i loro tetti sono stati divelti, anche nella capitale. Ci sono poi strade interrotte e, al momento, non sono stati ripristinati i collegamenti.
D. – Nelle parole del Papa all’Angelus, non soltanto la preghiera ma anche l’auspicio del Pontefice per il generoso soccorso della comunità internazionale a favore del Madagascar. Come sono state accolte le parole del Papa?
R. – La maggior parte della popolazione, essendo le comunicazioni ancora interrotte, forse non sa neanche che il Papa ieri ha parlato: ma questa sera, come facciamo ogni lunedì, qui alla radio abbiamo un programma che diffondiamo a livello nazionale; quindi tutte le venti diocesi del Madagascar possono ricevere il nostro programma in cui parleremo – appunto – delle parole di Benedetto XVI. Inoltre ho già chiesto alle persone che ho incontrato nelle ultime ore cosa abbiano pensato di questo intervento del Papa: sono molto, molto contente perché il Santo Padre in questi ultimi anni è stato sempre vicino al Madagascar, sia per i problemi derivati da catastrofi naturali, come i cicloni, ma anche per problemi di altro tipo, come quelli di ordine politico. Quindi, l'intervento del Pontefice a favore del Madagascar è una speranza per i malgasci, perché attualmente a causa della crisi politica tutti gli aiuti internazionali sono stati sospesi e la gente, già povera, deve accontentarsi di poco. Ma queste catastrofi, come i cicloni, creano ancora maggiori problemi. Quindi, speriamo che dopo le parole del Papa la comunità internazionale faccia uno sforzo per aiutare il Madagascar.
D. – Ma l’allarme per le calamità naturali è cessato o questo è ancora il periodo delle tempeste e dei cicloni?
R. – No. Siamo proprio nel periodo critico, perché qui in Madagascar i cicloni più forti si manifestano da gennaio ad aprile; e i giorni più difficili sono quelli tra febbraio e marzo.
D. – Il Madagascar, negli ultimi anni, ha vissuto forti tensioni politiche. A fine gennaio, l’ex presidente Ravalomanana ha tentato di rientrare nel Paese dal Sudafrica. Ora quale situazione politica c’è?
R. – Attualmente, al potere c’è Andry Rajoelina, il presidente che è stato insediato da un movimento popolare tre anni fa; Andry Rajoelina è riconosciuto come presidente dalla comunità internazionale. Però rimane ancora il grande scoglio dell’amnistia: portata avanti dai partiti che sostengono l’ex presidente, dovrebbe riguardare Ravalomanana stesso, e qui le divergenze sono troppo forti perché quelli che sostengono l’attuale presidente non sono d’accordo. Quindi, bisognerà vedere cosa si deciderà. In questi momenti c’è anche un forte invito alle quattro Chiese presenti qui in Madagascar – quindi i protestanti, i luterani, gli anglicani e i cattolici – perché facciano da mediatori. La Chiesa cattolica auspica che questa crisi finisca al più presto.
D. – E il pensiero per le popolazioni, quelle ora colpite dai tifoni, ma in generale per tutte le popolazioni del Madagascar, da parte della Chiesa qual è?
R. – Ci sono organizzazioni sia a livello nazionale, sia a livello locale: ci sono le varie Caritas che si sono mobilitate per aiutare la popolazione colpita. I vescovi poi sono presenti con la preghiera ma anche l’azione materiale, cercando di aiutare questa gente in un momento così difficile. (gf)
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