Il Siap attacca: "Centinaia di aspiranti omicidi in passamontagna sotto le bandiere No Tav". Il movimento: "Vile provocazione che rispediamo al mittente"
E-ilmensile - Un biglietto: “Finitela con la Tav, altrimenti salterete in aria”. E una busta piena di polvere da sparo. Questo, nella giornata di ieri, si sono ritrovati per le mani gli uomini che affollano il Quinto Reparto Mobile di Torino. Già la settimana scorsa, comunque, buste analoghe erano arrivate alla Sitaf, che gestisce l’A32 Torino-Bardonecchia, alla Regione Piemonte e ai carabinieri di Susa. I primi a intervenire sulla vicenda sono stati quelli del Siap, un sindacato di polizia. “Questo – dice il segretario provinciale di Torino, Pietro Di Lorenzo – dimostra ancora una volta, la veridicità di quanto affermiamo da tempo: all’interno del movimento No Tav c’è spazio per l’eversione”.
“Chi parla di “azioni alla luce del sole” – prosegue Di Lorenzo – non fa che richiamare le immagini delle centinaia di aspiranti omicidi in passamontagna che, sotto le bandiere No Tav, hanno assaltato in più occasioni le forze di polizia che operano a Chiomonte. Affermiamo serenamente, ma con convinzione, che l’odio di chi ci minaccia non ci piegherà perché, contrariamente al loro convincimento, non siamo ottusi servi ma convinti servitori di uno Stato in cui crediamo, nonostante tutto”.
Dagli ambienti dei No Tav, comunque, la risposta al Siap è arrivata a tempo di record, con le accuse che vengono tutte rispedite al mittente senza troppi complimenti. Gli abitanti della Val di Susa proprio non ci stanno a farsi apostrofare “aspiranti omicidi” in maniera così gratuita. “Chiunque – si legge in un comunicato – potrà capire che episodi come quello di oggi nulla hanno a che fare né possono avere a che fare con la lotta No Tav. Piuttosto è lunga la scia delle provocazioni che ormai da anni inseguono questo movimento, tutte volte a screditarne l’immagine e l’essenza stessa, tutte che arrivano puntuali quando la partecipazione cresce, le motivazioni di contrarietà a quest’opera sempre più chiare e quando i si tav sono in netta difficoltà. Respingiamo quindi al mittente la vile provocazione diffidando chiunque dall’attribuirle al movimento No Tav”.
Le dure parole usate dal sindacato di polizia stonano con una protesta che si è sempre mantenuta pacifica, non sono pochi gesti che possono inquinare una delle mobilitazioni più di successo da decenni a questa parte in Italia. D’altra parte, per il momento, l’unico che sta pagando a caro prezzo la sua presenza in Val di Susa è Luca Abbà, caduto da un traliccio durante un’azione pacifica per rallentare i lavori. Insomma, uno che, sicuramente, non appartiene alle forze dell’ordine.
E-ilmensile - Un biglietto: “Finitela con la Tav, altrimenti salterete in aria”. E una busta piena di polvere da sparo. Questo, nella giornata di ieri, si sono ritrovati per le mani gli uomini che affollano il Quinto Reparto Mobile di Torino. Già la settimana scorsa, comunque, buste analoghe erano arrivate alla Sitaf, che gestisce l’A32 Torino-Bardonecchia, alla Regione Piemonte e ai carabinieri di Susa. I primi a intervenire sulla vicenda sono stati quelli del Siap, un sindacato di polizia. “Questo – dice il segretario provinciale di Torino, Pietro Di Lorenzo – dimostra ancora una volta, la veridicità di quanto affermiamo da tempo: all’interno del movimento No Tav c’è spazio per l’eversione”.
“Chi parla di “azioni alla luce del sole” – prosegue Di Lorenzo – non fa che richiamare le immagini delle centinaia di aspiranti omicidi in passamontagna che, sotto le bandiere No Tav, hanno assaltato in più occasioni le forze di polizia che operano a Chiomonte. Affermiamo serenamente, ma con convinzione, che l’odio di chi ci minaccia non ci piegherà perché, contrariamente al loro convincimento, non siamo ottusi servi ma convinti servitori di uno Stato in cui crediamo, nonostante tutto”.
Dagli ambienti dei No Tav, comunque, la risposta al Siap è arrivata a tempo di record, con le accuse che vengono tutte rispedite al mittente senza troppi complimenti. Gli abitanti della Val di Susa proprio non ci stanno a farsi apostrofare “aspiranti omicidi” in maniera così gratuita. “Chiunque – si legge in un comunicato – potrà capire che episodi come quello di oggi nulla hanno a che fare né possono avere a che fare con la lotta No Tav. Piuttosto è lunga la scia delle provocazioni che ormai da anni inseguono questo movimento, tutte volte a screditarne l’immagine e l’essenza stessa, tutte che arrivano puntuali quando la partecipazione cresce, le motivazioni di contrarietà a quest’opera sempre più chiare e quando i si tav sono in netta difficoltà. Respingiamo quindi al mittente la vile provocazione diffidando chiunque dall’attribuirle al movimento No Tav”.
Le dure parole usate dal sindacato di polizia stonano con una protesta che si è sempre mantenuta pacifica, non sono pochi gesti che possono inquinare una delle mobilitazioni più di successo da decenni a questa parte in Italia. D’altra parte, per il momento, l’unico che sta pagando a caro prezzo la sua presenza in Val di Susa è Luca Abbà, caduto da un traliccio durante un’azione pacifica per rallentare i lavori. Insomma, uno che, sicuramente, non appartiene alle forze dell’ordine.
Mario Di Vito
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