sabato, marzo 24, 2012
Mentre l'Onu condanna le crescenti violenze

Radio Vaticana - L’Ue ha deciso nuove sanzioni contro la Siria. Vietati visti e congelati i beni di moglie, sorella e cognata del presidente Assad. Circa 150 in totale le persone colpite fino ad ora dalle restrizioni. “Un passo molto positivo” commenta la Casa Bianca. L’emissario speciale di Onu e Lega araba, Kofi Annan, si recherà questo fine settimana a Mosca e a Pechino, mentre fonti delle Nazioni Unite precisano che i negoziati con Damasco continuano. Il consiglio Onu sui diritti umani ha intanto approvato una risoluzione sulla Siria per condannare le crescenti, sistematiche e gravi violazioni dei diritti umani commesse dalle autorità siriane.

La Comunità internazionale stringe ancora di più la morsa sul regime siriano, oggi i 27 ministri degli esteri della Ue da Bruxelles hanno deciso nuove restrizioni per la moglie di Bashar al Assad, Asma, la madre, la sorella e la cognata del presidente. Non saranno concessi visti e saranno congelati i loro beni. Oltre a loro, sanzioni anche per il ministro dell'Elettricità e quello dell'Amministrazione locale, cinque sottosegretari ed un uomo d'affari. Colpite pure due compagnie petrolifere. Una “black list” che si allunga e che già contiene 150 nomi dell’entourage del regime. Sul terreno però la violenza non si placa: scontri tra antigovernativi e truppe fedeli al regime si registrano oggi vicino la capitale Damasco, ad Homs e Daraha. 70 le vittime secondo fonti locali nelle ultime 24 ore. Una situazione drammatica che in un anno ha causato 8mila morti, secondo l’Onu, che adesso è compatta nel chiedere la fine delle violenze e l’apertura di corridoi umanitari. Incessante il lavoro dell'emissario speciale delle Nazioni Unite e della Lega araba per la Siria, Kofi Annan, che da domani sarà a Mosca, poi a Pechino per fare il punto della situazione. Intanto Burhan Ghalioun, il presidente del Consiglio nazionale siriano, ovvero la piattaforma che riunisce gli oppositori, ha dichiarato che la risoluzione dell’Onu adottata mercoledì “ha il merito di rappresentare una posizione comune della comunità internazionale, ma non risponde ai bisogni reali del popolo” che “si aspetta delle misure all'altezza del dramma che sta vivendo''.

Sulle sanzioni decise dall'Ue, Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di Roberto Menotti, coordinatore scientifico dei programmi internazionali di Aspen-Italia:

R. – Effettivamente, colpire direttamente i membri del regime - quando si tratta di regimi così personalizzati e legati ad una famiglia ad un gruppo molto ristretto - può essere di grande efficacia. Non dimentichiamo anche che veniamo da un ciclo di sanzioni molto più rigide negli ultimi mesi, perché stiamo colpendo direttamente i due settori chiave dell’economia siriana: il settore bancario e quello energetico. Quindi si tratta di un passo significativo, importante e direi non soltanto simbolico, soprattutto perché il fronte delle sanzioni sembra, a questo punto, piuttosto compatto fra Europa e Stati Uniti in particolare.

D. – E’ stato confermato che Kofi Annan – l’emissario speciale delle Nazioni Unite e della Lega Araba per la crisi siriana – sarà nel fine settimana a Mosca e Pechino …

R. – Si tratta anche qui di un passaggio dal punto di vista diplomatico molto importante. Qui non si tratta di un cambiamento radicale sul terreno, ma di un passaggio che assolutamente andava realizzato: tenere assieme almeno diplomaticamente Russia e Cina, per superare il loro veto, che finora è stato determinante e che ha impedito l’adozione di una vera risoluzione del Consiglio di sicurezza. Ora lavoriamo sulla base – il mandato che ha Annan rientra in questo tipo di percorso – di una dichiarazione del presidente del Consiglio di sicurezza (in questo caso la Gran Bretagna), che è meglio di niente e che anche se non ha la stessa forza di una risoluzione, consente di far lavorare l’inviato Annan. Credo, quindi, che siamo anche sulla strada di una maggiore collaborazione con Russia e Cina, almeno sul piano di una pressione umanitaria.

D. – Se da una parte la comunità internazionale sembra compattarsi, però il regime siriano non sembra dare segni di cedimento e di apertura alcuna …

R. – Purtroppo sul terreno la situazione non sta affatto migliorando, anzi diciamo che sta gradualmente peggiorando. Inoltre c’è la sensazione – devo dire fin dall’inizio di questa crisi – che il regime non abbia intenzione di negoziare, perché sa di non poter sopravvivere se comincia a negoziare. Si tratta di una struttura, diciamo, legata ad una famiglia e comunque ad una minoranza – quella alawita - che probabilmente ritiene di poter soltanto combattere fino alla fine: o prevalere o scomparire. Se questo è il calcolo politico che ha fatto Assad e la sua cerchia, ovviamente, tutti gli sforzi per trovare una soluzione sono vani; e si tratterebbe di rimuovere non soltanto un personaggio ma un gruppo dirigente. Questa situazione richiama quella libica che come sappiamo è stata molto complicata: la Siria comunque lo sarà di più. (cp)

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