Sono ormai passati nove anni da quando l’ebreo Gary Krupp fondò, nel 2003, la Pave the Way Foundation, che si propone di “promuovere eventi culturali, educativi, caritativi e tecnologici, e di eliminare gli ostacoli non teologici tra le fedi.” La fondazione ha tutt’ora intenzione di far uso del rispetto internazionale ottenuto negli anni verso la fine della violenza e dell’abuso nelle religioni.
Uccr - In questo sito se ne è già parlato svariate volte e molto spesso il protagonista di tali articoli è sempre uno: Eugenio Pacelli, meglio conosciuto come Papa Pio XII. Si torna in questi giorni a parlare di questa figura estremamente discussa sulle pagine de “Il Corriere della Sera”, proprio in occasione di un’operazione della fondazione “Pave the Way”: nonostante un ingenuo scivolone circa la fondazione (che non è ebraica, come riportato) si riporta la notizia della pubblicazione di “nuovi documenti storici” dai quali si ricava che: «Per circa quarant’ anni, dal 1917 fino al 1958, prima come vescovo e nunzio, e poi come papa, Pio XII, Eugenio Pacelli, si adoperò costantemente per permettere la costruzione dello Stato d’ Israele e per agevolarne il riconoscimento internazionale». Un documento specifico, datato 1944, che consisteva nella risposta di Pio XII a Domenico Tardini, allora segretario di stato Vaticano, contrario al sostegno nei confronti del futuro stato di Israele: «Gli ebrei hanno bisogno di una propria Patria», scrisse di suo pugno il Papa, che molti definirono e definiscono, instancabilmente, “amico dei nazisti”. Questo documento si trova nella sezione chiusa della Biblioteca Vaticana e non sarà disponibile fino a quando gli archivi verranno completamente aperti.
Nel 1917, mons. Pacelli (allora segretario degli Affari Straordinari) incontrò il presidente della World Zionist Organization, Nahum Sokolow, ed organizzò per lui un incontro con Papa Benedetto XV per discutere la creazione di una patria ebraica. Il 15 febbraio 1925 avvenne un secondo incontro. Il 15 novembre 1917, il nunzio Pacelli agì su richiesta urgente della comunità ebraica della Svizzera per un suo intervento perché si temeva un massacro degli ebrei in Palestina da parte dell’Impero Ottomano. Pacelli chiese al governo tedesco, che si era alleato con i turchi ottomani, di proteggere gli ebrei della Palestina, “anche con l’uso delle armi”. Nel 1926, continuano i documenti pubblicati dall’ebreo Krupp, Pacelli lanciò un appello a tutti i cattolici di unirsi al movimento pro-Palestina in Germania.
E’ stato anche ritrovato anche il discorso di Pio XII pronunciato nel 1946 davanti ad una delegazione araba venuta a Roma per dissuaderlo ad appoggiare una patria ebraica in Palestina. Pio XII concluse l’incontro lasciando delusa la delegazione e parlando di «persecuzione scatenata da fanatici antisemiti contro il popolo ebraico». Secondo una ricerca condotta dalla Fondazione Raoul Wallenberg, è stato Pio XII che “ha spianato la strada” ai Paesi cattolici membri delle Nazioni Unite per votare positivamente a favore di una spartizione della Palestina nel novembre del 1947. Sono stati scoperti anche articoli di giornali su come il Vaticano incoraggiò la Spagna a riconoscere lo Stato ebraico nel 1955. Il direttore della Pave the Way Foundation, Elliot Hershberg, ha dichiarato: «la nostra ricerca ha dimostrato che il rapporto positivo di Papa Pio XII nei confronti del popolo ebraico iniziò nella gioventù di Pacelli [...]. I documenti che abbiamo scoperto rivelano i numerosi interventi di Pacelli per salvare vite di ebrei e proteggere le tradizioni ebraiche. Questa evidenza ripudia le accuse che Pacelli fosse in ogni modo antisemita, che è stato accreditato come un fatto da alcuni storici». Segnaliamo che nuovi documenti arrivano anche dal dott. Preziosi, che ha rilevato traccia degli aiuti prestati dal vescovo mons. Palatucci agli internati ebrei e politici del campo di concentramento di Campagna- Pio XII era al corrente e in almeno cinque occasioni intervenne di persona.
Uccr - In questo sito se ne è già parlato svariate volte e molto spesso il protagonista di tali articoli è sempre uno: Eugenio Pacelli, meglio conosciuto come Papa Pio XII. Si torna in questi giorni a parlare di questa figura estremamente discussa sulle pagine de “Il Corriere della Sera”, proprio in occasione di un’operazione della fondazione “Pave the Way”: nonostante un ingenuo scivolone circa la fondazione (che non è ebraica, come riportato) si riporta la notizia della pubblicazione di “nuovi documenti storici” dai quali si ricava che: «Per circa quarant’ anni, dal 1917 fino al 1958, prima come vescovo e nunzio, e poi come papa, Pio XII, Eugenio Pacelli, si adoperò costantemente per permettere la costruzione dello Stato d’ Israele e per agevolarne il riconoscimento internazionale». Un documento specifico, datato 1944, che consisteva nella risposta di Pio XII a Domenico Tardini, allora segretario di stato Vaticano, contrario al sostegno nei confronti del futuro stato di Israele: «Gli ebrei hanno bisogno di una propria Patria», scrisse di suo pugno il Papa, che molti definirono e definiscono, instancabilmente, “amico dei nazisti”. Questo documento si trova nella sezione chiusa della Biblioteca Vaticana e non sarà disponibile fino a quando gli archivi verranno completamente aperti.
Nel 1917, mons. Pacelli (allora segretario degli Affari Straordinari) incontrò il presidente della World Zionist Organization, Nahum Sokolow, ed organizzò per lui un incontro con Papa Benedetto XV per discutere la creazione di una patria ebraica. Il 15 febbraio 1925 avvenne un secondo incontro. Il 15 novembre 1917, il nunzio Pacelli agì su richiesta urgente della comunità ebraica della Svizzera per un suo intervento perché si temeva un massacro degli ebrei in Palestina da parte dell’Impero Ottomano. Pacelli chiese al governo tedesco, che si era alleato con i turchi ottomani, di proteggere gli ebrei della Palestina, “anche con l’uso delle armi”. Nel 1926, continuano i documenti pubblicati dall’ebreo Krupp, Pacelli lanciò un appello a tutti i cattolici di unirsi al movimento pro-Palestina in Germania.
E’ stato anche ritrovato anche il discorso di Pio XII pronunciato nel 1946 davanti ad una delegazione araba venuta a Roma per dissuaderlo ad appoggiare una patria ebraica in Palestina. Pio XII concluse l’incontro lasciando delusa la delegazione e parlando di «persecuzione scatenata da fanatici antisemiti contro il popolo ebraico». Secondo una ricerca condotta dalla Fondazione Raoul Wallenberg, è stato Pio XII che “ha spianato la strada” ai Paesi cattolici membri delle Nazioni Unite per votare positivamente a favore di una spartizione della Palestina nel novembre del 1947. Sono stati scoperti anche articoli di giornali su come il Vaticano incoraggiò la Spagna a riconoscere lo Stato ebraico nel 1955. Il direttore della Pave the Way Foundation, Elliot Hershberg, ha dichiarato: «la nostra ricerca ha dimostrato che il rapporto positivo di Papa Pio XII nei confronti del popolo ebraico iniziò nella gioventù di Pacelli [...]. I documenti che abbiamo scoperto rivelano i numerosi interventi di Pacelli per salvare vite di ebrei e proteggere le tradizioni ebraiche. Questa evidenza ripudia le accuse che Pacelli fosse in ogni modo antisemita, che è stato accreditato come un fatto da alcuni storici». Segnaliamo che nuovi documenti arrivano anche dal dott. Preziosi, che ha rilevato traccia degli aiuti prestati dal vescovo mons. Palatucci agli internati ebrei e politici del campo di concentramento di Campagna- Pio XII era al corrente e in almeno cinque occasioni intervenne di persona.
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