martedì, marzo 06, 2012
Ancora oggi in Africa molte mamme e molti bambini muoiono perché non hanno la possibilità di avere servizi sanitari adeguati.

Radio Vaticana -Non a caso la riduzione della mortalità materna e infantile è uno dei grandi Obiettivi del Millennio, stabiliti dalle Nazioni Unite. In particolare, l’accesso al parto assistito è la prestazione che più di ogni altra segna drammaticamente la differenza tra i diversi paesi e le diverse classi sociali. I problemi sono molti, e a volte banali per chi vive in altri contesti: i costi, la difficoltà dei trasporti, la scarsità e la bassa qualità dei servizi locali. Le mortalità materne nei Paesi interessati dal programma sono tra le più alte del mondo.

In Angola ne muoiono 14 ogni 1.000, in Etiopia 7 per 1.000, in Uganda 5 per 1.000, in Tanzania 9 per 1.000. Con il nuovo programma "Prima le mamme e i bambini", appena promosso, l’organizzazione Medici con l’Africa Cuamm, insieme ad altre istituzioni cattoliche, intende garantire l’accesso gratuito al parto sicuro e la cura del neonato. Il programma intende aumentare l’accesso ai servizi sanitari, in particolare al parto sicuro. Concretamente l’intervento si focalizzerà sulla collaborazione con le istituzioni cattoliche del settore sanitario, che operano in 4 distretti di Angola, Etiopia, Uganda, Tanzania, che ricevono già un supporto governativo. La popolazione direttamente interessata è complessivamente di circa 1.300mila abitanti, con 4 ospedali principali e 22 centri di salute periferici che possono garantire il parto sicuro. L’obiettivo è di raddoppiare in 5 anni il numero dei parti assistiti, passando dagli attuali 16 mila a oltre 33 mila l’anno, con il coinvolgimento di ospedali e Centri di salute governativi. Nell’arco dei cinque anni saranno assicurati dal progetto complessivamente oltre 125 mila parti assistiti, di cui 39 mila negli ospedali e 86 mila nei centri di salute governativi. Le Istituzioni cattoliche non profit impegnate in questo progetto sono quella della diocesi di Ondjiva, in Angola, proprietaria dell’ospedale di Chiulo, l’unico del Municipio di Ombadja, con una popolazione di 300 mila abitanti; quella della Conferenza episcopale etiope, in Etiopia, proprietaria dell’ospedale San Luca di Wolisso, l’unico della South West Shoa Zone, di oltre un milione di abitanti; quella della diocesi di Apach, in Uganda, proprietaria dell’ospedale di Aber, il solo del sotto distretto di Oyam, di circa 343.600 abitanti; e quella della diocesi di Iringa, in Tanzania, proprietaria dell’ospedale di Tosamaganga, il solo del Distretto di “Iringa Rural” di circa 262 mila abitanti. (R.P.)

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