Una lista di 33 progetti pilota con un approccio integrato allo sviluppo delle popolazioni per far rinascere il Lago Ciad: sono racchiusi nel “libro bianco” presentato al VI Forum mondiale dell’acqua di Marsiglia dal presidente del Ciad Idriss Deby Itno, accompagnato da una folta delegazione (una trentina di esponenti) e da diversi giornalisti per un’ampia copertura nei media ufficiali.
Misna - L’aula scelta per ospitare la conferenza ad alto livello intitolata “Finanziamenti innovativi per la riabilitazione del Lago Ciad” non bastava, ieri pomeriggio, a contenere un pubblico di almeno 150 tra rappresentanti di enti e organizzazioni, molti dei quali africani e panafricani, interessati dalle prospettive per il bacino idrico. Sono 30 milioni gli individui la cui vita è legata alle sorti del Lago Ciad, il quarto del continente africano, dopo i laghi Victoria, Tanganyika e Nyassa.
Nel 1963 occupava 25.000 chilometri quadrati, oggi, soltanto 2000 e i due grandi fiumi che lo alimentano, il Chari, dal Centrafrica, e il Kamadougou-Yobe, dalla Nigeria, si stanno affievolendo. “I progetti presentati oggi sono solo una premessa” ha detto il presidente Deby, che ha rinnovato il desiderio di far iscrivere il Lago Ciad alla lista del patrimonio mondiale dell’umanità dell’Unesco. Con la promessa di impegnarsi “ad agire lontano dalle lobby e nella trasparenza”, una gestione che finora – sottolineano alcuni osservatori – non si può dire abbia caratterizzato gli oltre 20 anni di presidenza Deby.
“La Francia vuole mobilitarsi” ha annunciato Henri de Raincourt, ministro della Cooperazione di Parigi, co-protagonista della conferenza. Più concretamente, il rappresentante del governo di Parigi, amico fedele di N’Djamena, ha detto al presidente ciadiano che “può contare sulla Francia per il sostegno della sua iniziativa, anche per una mobilitazione presso le istanza europee.
Secondo i promotori dell’incontro, i 33 progetti per la riabilitazione del Lago Ciad sono stati concepiti “dagli africani e per gli africani”, con un cambiamento di approccio rispetto al passato che dovrebbe aiutare a capire meglio le problematiche e le possibili soluzioni. “La morte progressiva del Lago Ciad è un dramma dalle conseguenze non solo ecologiche, economiche e sociali, ma anche per la sicurezza della regione. Le lotte per il controllo delle risorse si stanno intensificando” ha sottolineato in un breve intervento il presidente del Niger Mahamadou Issoufou, anche lui ospite del Forum marsigliese. Il Niger fa parte della Commissione del Bacino del Lago Ciad (Cblt), fondata nel 1964 dai presidenti di Camerun, Ciad, Niger e Nigeria, rispettivamente Ahmadou Ahidjo, N’Garta Tombalbaye, Hamani Diori e Tafawa Balewa. Oggi la commissione conta anche la Repubblica Centrafricana e la Libia.
Misna - L’aula scelta per ospitare la conferenza ad alto livello intitolata “Finanziamenti innovativi per la riabilitazione del Lago Ciad” non bastava, ieri pomeriggio, a contenere un pubblico di almeno 150 tra rappresentanti di enti e organizzazioni, molti dei quali africani e panafricani, interessati dalle prospettive per il bacino idrico. Sono 30 milioni gli individui la cui vita è legata alle sorti del Lago Ciad, il quarto del continente africano, dopo i laghi Victoria, Tanganyika e Nyassa.
Nel 1963 occupava 25.000 chilometri quadrati, oggi, soltanto 2000 e i due grandi fiumi che lo alimentano, il Chari, dal Centrafrica, e il Kamadougou-Yobe, dalla Nigeria, si stanno affievolendo. “I progetti presentati oggi sono solo una premessa” ha detto il presidente Deby, che ha rinnovato il desiderio di far iscrivere il Lago Ciad alla lista del patrimonio mondiale dell’umanità dell’Unesco. Con la promessa di impegnarsi “ad agire lontano dalle lobby e nella trasparenza”, una gestione che finora – sottolineano alcuni osservatori – non si può dire abbia caratterizzato gli oltre 20 anni di presidenza Deby.
“La Francia vuole mobilitarsi” ha annunciato Henri de Raincourt, ministro della Cooperazione di Parigi, co-protagonista della conferenza. Più concretamente, il rappresentante del governo di Parigi, amico fedele di N’Djamena, ha detto al presidente ciadiano che “può contare sulla Francia per il sostegno della sua iniziativa, anche per una mobilitazione presso le istanza europee.
Secondo i promotori dell’incontro, i 33 progetti per la riabilitazione del Lago Ciad sono stati concepiti “dagli africani e per gli africani”, con un cambiamento di approccio rispetto al passato che dovrebbe aiutare a capire meglio le problematiche e le possibili soluzioni. “La morte progressiva del Lago Ciad è un dramma dalle conseguenze non solo ecologiche, economiche e sociali, ma anche per la sicurezza della regione. Le lotte per il controllo delle risorse si stanno intensificando” ha sottolineato in un breve intervento il presidente del Niger Mahamadou Issoufou, anche lui ospite del Forum marsigliese. Il Niger fa parte della Commissione del Bacino del Lago Ciad (Cblt), fondata nel 1964 dai presidenti di Camerun, Ciad, Niger e Nigeria, rispettivamente Ahmadou Ahidjo, N’Garta Tombalbaye, Hamani Diori e Tafawa Balewa. Oggi la commissione conta anche la Repubblica Centrafricana e la Libia.
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