Obama e Cameron: «possibile una soluzione diplomatica». I Russi: «attaccheranno entro la fine del 2012».
GreenReport - Un nuovo sondaggio realizzato dall'Ong World Public Opinion insieme all'università del Maryland rivela che solo un americano su quattro è favorevole ad un attacco israeliano contro il programma nucleare iraniano. Il 69% dei cittadini Usa è si augura che gli Stati Uniti e le altre grandi potenze continuino i negoziati con l'Iran, una posizione che è sostenuta dalla maggioranza dei repubblicani (58%), dei democratici (79%) e degli indipendenti (67%). Tre statunitensi su quattro pensano che gli Usa dovrebbero agire in primo luogo attraverso il Consiglio di sicurezza dell'Onu, invece di agire da soli per affrontare il problema del programma nucleare iraniano.
Se Israele andasse avanti con un attacco militare contro le installazioni nucleari iraniane e l'Iran si vendicasse, ma non contro obiettivi americani, solo il 25% degli statunitensi (il 41% dei repubblicani) è favorevole ad inviare forze militari se Israele le richiedesse. Un altro 14% preferisce che gli Usa diano ad Israele solo un sostegno diplomatico. Tuttavia, in pochi sosterrebbero apertamente l'opposizione alla guerra. La posizione più condivisa (49%) è che gli Usa restino neutrali.
Alla domanda su cosa dovrebbe fare il governo se l'Iran colpisse Israele, una leggera maggioranza (54%) ritiene che gli Usa dovrebbero fornire almeno un sostegno diplomatico, e il 32% pensa che dovrebbero partecipare alla guerra. Solo il 14% degli intervistati ha dichiarato che gli Usa dovrebbero incoraggiare Israele a colpire il nucleare iraniano, ma la divisione è forte tra che dice che gli Stati Uniti dovrebbero scoraggiare apertamente Israele e chi chiede che di rimanere neutrali. Steven Kull, direttore del Program on international policy attitudes spiega: «una delle ragioni per le quali gli americani sono così freddi verso l'idea che Israele attacchi il programma nucleare iraniano è che la maggior parte ritiene che non sia in grado di produrre un beneficio». Solo il 18% ritiene che un attacco militare ritarderebbe per più di 5 anni le possibilità dell'Iran di produrre un'arma nucleare e Shibley Telhami dell'università del Maryland sottolinea: «è interessante notare che questo risultato è appena diverso dal punto di vista degli israeliani, che sono stati invitati a rispondere alla stessa domanda in un sondaggio condotto tra febbraio, che è stato realizzato dall'Istituto Dahaf». Il (20% ritiene che un blitz armato ritarderebbe il programma nucleare iraniano di soli 1 o 2 anni; il 9% che non avrà alcun effetto, il 22% che avrà addirittura l'effetto di accelerare il programma dell'Iran. Uno su cinque ritiene che al massimo ritarderebbe il programma atomico dell'Iran per 3-5 anni.
Meno della metà (42%) ritiene che l'attacco indebolirebbe il governo iraniano, un dato molto simile al 45% degli israeliani, che la pensa alla stessa maniera. Una lieve maggioranza ritiene che la guerra non avrebbe alcun effetto (21%) e che il governo islamico di Teheran ne uscirebbe rafforzato (31%).
Inoltre, pochi statunitensi credono che la guerra sarà breve. La grande maggioranza pensa che un attacco israeliano porterebbe ad un conflitto armato tra Israele e Iran che durerebbe mesi (26%) o addirittura anni (48%). C'è anche chi ha la convinzione che la guerra durerebbe poche settimane (12%) o giorni (9%). Gli israeliani sono un po' più ottimisti: una minoranza ritiene che il conflitto durerebbe settimane (19%) o giorni (18%).
World Public Opinion evidenzia che «la riluttanza degli americani a sostenere un attacco militare non sembra derivare da un atteggiamento ottimista sul programma nucleare iraniano. Gli americani mostrano un sostanziale pessimismo a proposito dell'Iran e del suo programma nucleare». Il 18% ritiene che l'Iran stia provando attivamente a produrre armi nucleari. Solo il 30% è d'accordo con i servizi segreti Usa, credendo che l'Iran stia sviluppando solo una parte delle capacità tecniche necessarie per produrre armi nucleari, ma che non abbia ancora deciso se produrle davvero». Solo il 6% crede che l'Iran produca davvero solo combustibile nucleare a scopi pacifici, e nove americani su dieci credono che sia abbastanza probabile che l'Iran finirà per dotarsi di armi nucleari e, se dovesse riuscirci, il 62% ritiene probabile che potrebbe usarle contro Israele, mentre solo il 32% pensa che l'Iran non lo farebbe per paura di essere distrutto da un attacco di rappresaglia. Se l'Iran avrà la bomba atomica, le maggiori preoccupazioni sono che possa utilizzarla (44%) o che si senta incoraggiato a perseguire politiche aggressive verso gli Usa e d i suoi alleati (24%). Una preoccupazione minore (19%) è che questo possa comportare una corsa agli armamenti nucleari in Medio Oriente.
Il presidente Usa Barack Obama ed il primo ministro britannico David Cameron, in un editoriale comune pubblicato dal Washington Post, scrivono che è ancora possibile una soluzione politica alla crisi nucleare iraniana: «in quanto membri della comunità internazionale, facciamo fronte comune sull'introduzione di sanzioni stringenti contro il regime iraniano che viola i suoi impegni internazionali. Pensiamo che sia ancora opportuno e possibile risolvere questo problema attraverso delle vie politiche, così noi coordiniamo i nostri approcci diplomatici con la Cina, la Francia, la Germania e la Russia».
Ma Obama e Cameron hanno avvertito Teheran che le possibilità di trovare un accordo sono sempre più deboli: «oggi, mentre gli Stati Uniti hanno introdotto sanzioni più strette e l'Unione europea prevede di decretare un embargo sul petrolio iraniano, Teheran non ha molte scelte: o si assume degli impegni internazionali o paga il prezzo dei suoi comportamenti».
Sembra la strategia del bastone e della carota, ma i russi pensano che alla fine resterà il bastone. Oggi Kommersant cita un alto responsabile del ministero degli esteri russo che avrebbe detto al giornale: «gli Stati Uniti ed Israele lanceranno un'operazione militare contro l'Iran prima della fine del 2012. L'intervento avrà luogo prima della fine dell'anno in corso, gli israeliani stanno ricattando Obama mettendolo in una situazione scomoda: o sostiene la guerra, o perde il sostegno dell'influente lobby ebraica».
Secondo Kommersant, il segretario di Sato Usa, Hillary Clinton avrebbe pregato il suo collega russo Sergei Lavrov di informare Teheran che il prossimo round di negoziati tra l'Iran e il G5+1 sarà l'ultima possibilità per evitare la guerra. Il giornale cita anche un responsabile del ministero della difesa russo che prevede che la guerra in Iran possa «aggravare la situazione già difficile nel Caucaso russo». Mosca avrebbe già pronto un piano d'azione in caso di attacco all'Iran ed il sostegno armato che sta dando al regime di Bashir al Assad in Siria, dove l'esercito lealista ha riconquistato la città ribelle di Idlib, commettendo l'ennesima strage, non fa certo ben sperare.
GreenReport - Un nuovo sondaggio realizzato dall'Ong World Public Opinion insieme all'università del Maryland rivela che solo un americano su quattro è favorevole ad un attacco israeliano contro il programma nucleare iraniano. Il 69% dei cittadini Usa è si augura che gli Stati Uniti e le altre grandi potenze continuino i negoziati con l'Iran, una posizione che è sostenuta dalla maggioranza dei repubblicani (58%), dei democratici (79%) e degli indipendenti (67%). Tre statunitensi su quattro pensano che gli Usa dovrebbero agire in primo luogo attraverso il Consiglio di sicurezza dell'Onu, invece di agire da soli per affrontare il problema del programma nucleare iraniano.
Se Israele andasse avanti con un attacco militare contro le installazioni nucleari iraniane e l'Iran si vendicasse, ma non contro obiettivi americani, solo il 25% degli statunitensi (il 41% dei repubblicani) è favorevole ad inviare forze militari se Israele le richiedesse. Un altro 14% preferisce che gli Usa diano ad Israele solo un sostegno diplomatico. Tuttavia, in pochi sosterrebbero apertamente l'opposizione alla guerra. La posizione più condivisa (49%) è che gli Usa restino neutrali.
Alla domanda su cosa dovrebbe fare il governo se l'Iran colpisse Israele, una leggera maggioranza (54%) ritiene che gli Usa dovrebbero fornire almeno un sostegno diplomatico, e il 32% pensa che dovrebbero partecipare alla guerra. Solo il 14% degli intervistati ha dichiarato che gli Usa dovrebbero incoraggiare Israele a colpire il nucleare iraniano, ma la divisione è forte tra che dice che gli Stati Uniti dovrebbero scoraggiare apertamente Israele e chi chiede che di rimanere neutrali. Steven Kull, direttore del Program on international policy attitudes spiega: «una delle ragioni per le quali gli americani sono così freddi verso l'idea che Israele attacchi il programma nucleare iraniano è che la maggior parte ritiene che non sia in grado di produrre un beneficio». Solo il 18% ritiene che un attacco militare ritarderebbe per più di 5 anni le possibilità dell'Iran di produrre un'arma nucleare e Shibley Telhami dell'università del Maryland sottolinea: «è interessante notare che questo risultato è appena diverso dal punto di vista degli israeliani, che sono stati invitati a rispondere alla stessa domanda in un sondaggio condotto tra febbraio, che è stato realizzato dall'Istituto Dahaf». Il (20% ritiene che un blitz armato ritarderebbe il programma nucleare iraniano di soli 1 o 2 anni; il 9% che non avrà alcun effetto, il 22% che avrà addirittura l'effetto di accelerare il programma dell'Iran. Uno su cinque ritiene che al massimo ritarderebbe il programma atomico dell'Iran per 3-5 anni.
Meno della metà (42%) ritiene che l'attacco indebolirebbe il governo iraniano, un dato molto simile al 45% degli israeliani, che la pensa alla stessa maniera. Una lieve maggioranza ritiene che la guerra non avrebbe alcun effetto (21%) e che il governo islamico di Teheran ne uscirebbe rafforzato (31%).
Inoltre, pochi statunitensi credono che la guerra sarà breve. La grande maggioranza pensa che un attacco israeliano porterebbe ad un conflitto armato tra Israele e Iran che durerebbe mesi (26%) o addirittura anni (48%). C'è anche chi ha la convinzione che la guerra durerebbe poche settimane (12%) o giorni (9%). Gli israeliani sono un po' più ottimisti: una minoranza ritiene che il conflitto durerebbe settimane (19%) o giorni (18%).
World Public Opinion evidenzia che «la riluttanza degli americani a sostenere un attacco militare non sembra derivare da un atteggiamento ottimista sul programma nucleare iraniano. Gli americani mostrano un sostanziale pessimismo a proposito dell'Iran e del suo programma nucleare». Il 18% ritiene che l'Iran stia provando attivamente a produrre armi nucleari. Solo il 30% è d'accordo con i servizi segreti Usa, credendo che l'Iran stia sviluppando solo una parte delle capacità tecniche necessarie per produrre armi nucleari, ma che non abbia ancora deciso se produrle davvero». Solo il 6% crede che l'Iran produca davvero solo combustibile nucleare a scopi pacifici, e nove americani su dieci credono che sia abbastanza probabile che l'Iran finirà per dotarsi di armi nucleari e, se dovesse riuscirci, il 62% ritiene probabile che potrebbe usarle contro Israele, mentre solo il 32% pensa che l'Iran non lo farebbe per paura di essere distrutto da un attacco di rappresaglia. Se l'Iran avrà la bomba atomica, le maggiori preoccupazioni sono che possa utilizzarla (44%) o che si senta incoraggiato a perseguire politiche aggressive verso gli Usa e d i suoi alleati (24%). Una preoccupazione minore (19%) è che questo possa comportare una corsa agli armamenti nucleari in Medio Oriente.
Il presidente Usa Barack Obama ed il primo ministro britannico David Cameron, in un editoriale comune pubblicato dal Washington Post, scrivono che è ancora possibile una soluzione politica alla crisi nucleare iraniana: «in quanto membri della comunità internazionale, facciamo fronte comune sull'introduzione di sanzioni stringenti contro il regime iraniano che viola i suoi impegni internazionali. Pensiamo che sia ancora opportuno e possibile risolvere questo problema attraverso delle vie politiche, così noi coordiniamo i nostri approcci diplomatici con la Cina, la Francia, la Germania e la Russia».
Ma Obama e Cameron hanno avvertito Teheran che le possibilità di trovare un accordo sono sempre più deboli: «oggi, mentre gli Stati Uniti hanno introdotto sanzioni più strette e l'Unione europea prevede di decretare un embargo sul petrolio iraniano, Teheran non ha molte scelte: o si assume degli impegni internazionali o paga il prezzo dei suoi comportamenti».
Sembra la strategia del bastone e della carota, ma i russi pensano che alla fine resterà il bastone. Oggi Kommersant cita un alto responsabile del ministero degli esteri russo che avrebbe detto al giornale: «gli Stati Uniti ed Israele lanceranno un'operazione militare contro l'Iran prima della fine del 2012. L'intervento avrà luogo prima della fine dell'anno in corso, gli israeliani stanno ricattando Obama mettendolo in una situazione scomoda: o sostiene la guerra, o perde il sostegno dell'influente lobby ebraica».
Secondo Kommersant, il segretario di Sato Usa, Hillary Clinton avrebbe pregato il suo collega russo Sergei Lavrov di informare Teheran che il prossimo round di negoziati tra l'Iran e il G5+1 sarà l'ultima possibilità per evitare la guerra. Il giornale cita anche un responsabile del ministero della difesa russo che prevede che la guerra in Iran possa «aggravare la situazione già difficile nel Caucaso russo». Mosca avrebbe già pronto un piano d'azione in caso di attacco all'Iran ed il sostegno armato che sta dando al regime di Bashir al Assad in Siria, dove l'esercito lealista ha riconquistato la città ribelle di Idlib, commettendo l'ennesima strage, non fa certo ben sperare.
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