Cagliari conferisce la cittadinanza onoraria a 53 bambini africani che dopo l’approdo a Lampedusa erano stati accolti sull’isola. Si tentano strade per un progetto maturo di integrazione
Città Nuova - Un gesto simbolico ma pieno di significato. Il conferimento della cittadinanza italiana nei giorni scorsi, da parte della provincia di Cagliari a 53 minori stranieri, per la maggior parte provenienti dall’Africa, apre la strada ad un progetto di integrazione matura.
Il Capo della Stato, Giorgio Napolitano, tempo addietro aveva definito una follia non riconoscere la cittadinanza ai figli di immigrati che nascono in Italia. I bambini, ai quali la presidente della provincia, Angela Quaquero, ha consegnato un cartoncino colorato con su scritto: «Siamo contenti di avervi qui», erano per lo più figli di genitori africani richiedenti asilo, nati in Sardegna, da mamme giunte dopo un estenuante viaggio tra deserto africano, coste settentrionali del continente nero, centro di accoglienza di Lampedusa e finalmente approdate in Sardegna.
In prima linea la Caritas diocesana di Cagliari che da sola ha ospitato 220 richiedenti asilo, molti nuclei familiari, con mamme in attesa che proprio sull’isola hanno partorito. La più piccola è Miracle Silvia, 10 giorni di vita, nata a Cagliari. «I bambini - ha detto nel corso della cerimonia a Palazzo Regio il direttore della Caritas, monsignor Marco Lai – ci mostrano la bellezza della vita in una realtà come quella sarda dove lo spopolamento non si arresta. L’accogliere i migranti è segno di apertura a prospettive di vita e di speranza, con l’auspicio di una possibile cittadinanza».
In attesa che la commissione internazionali valuti le diverse istanze dei richiedenti asilo, adulti e minori stanno imparando la lingua e la cultura della terra che li ospita. Il garante dei diritti per l’infanzia, Luigi Ferrero si dice felice perché i bambini hanno tutti i diritti: poter giocare ed essere inseriti nella realtà che li ospita.
Per la presidente della Provincia quanto realizzato segue ciò che in altri comuni d’Italia è stato fatto: un atto puramente simbolico ma di forte impatto sociale e politico. «In un futuro assai prossimo - ha dichiarato Angela Quaquero - l'unità politica e democratica sarà legata anche dal grado di integrazione delle crescenti componenti etniche, culturali e linguistiche presenti nel nostro Paese. Gli immigrati regolari sono una realtà integrata nel nostro tessuto sociale, economico e produttivo». «I loro figli frequentano le nostre scuole, sono correttamente inseriti nel contesto sociale, nelle attività sportive e del tempo libero, nel territorio dove sono nati e crescono, ma vivono l'ingiustizia di non appartenere allo Stato italiano –ha proseguito la Quaquero -. Forti di una lunga tradizione di accoglienza verso le popolazioni immigrate, con questa iniziativa dal valore simbolico, muoviamo l'auspicio che possa essere seguito da altre esperienze analoghe, quale premessa per un concreto riconoscimento della cittadinanza italiana ai figli di genitori stranieri stabilmente residenti nel nostro Paese».
Un pezzo di carta certo senza valore legale ma che in tempi speriamo rapidi possa trasformarsi in riconoscimento di effettiva integrazione.
Città Nuova - Un gesto simbolico ma pieno di significato. Il conferimento della cittadinanza italiana nei giorni scorsi, da parte della provincia di Cagliari a 53 minori stranieri, per la maggior parte provenienti dall’Africa, apre la strada ad un progetto di integrazione matura.
Il Capo della Stato, Giorgio Napolitano, tempo addietro aveva definito una follia non riconoscere la cittadinanza ai figli di immigrati che nascono in Italia. I bambini, ai quali la presidente della provincia, Angela Quaquero, ha consegnato un cartoncino colorato con su scritto: «Siamo contenti di avervi qui», erano per lo più figli di genitori africani richiedenti asilo, nati in Sardegna, da mamme giunte dopo un estenuante viaggio tra deserto africano, coste settentrionali del continente nero, centro di accoglienza di Lampedusa e finalmente approdate in Sardegna.
In prima linea la Caritas diocesana di Cagliari che da sola ha ospitato 220 richiedenti asilo, molti nuclei familiari, con mamme in attesa che proprio sull’isola hanno partorito. La più piccola è Miracle Silvia, 10 giorni di vita, nata a Cagliari. «I bambini - ha detto nel corso della cerimonia a Palazzo Regio il direttore della Caritas, monsignor Marco Lai – ci mostrano la bellezza della vita in una realtà come quella sarda dove lo spopolamento non si arresta. L’accogliere i migranti è segno di apertura a prospettive di vita e di speranza, con l’auspicio di una possibile cittadinanza».
In attesa che la commissione internazionali valuti le diverse istanze dei richiedenti asilo, adulti e minori stanno imparando la lingua e la cultura della terra che li ospita. Il garante dei diritti per l’infanzia, Luigi Ferrero si dice felice perché i bambini hanno tutti i diritti: poter giocare ed essere inseriti nella realtà che li ospita.
Per la presidente della Provincia quanto realizzato segue ciò che in altri comuni d’Italia è stato fatto: un atto puramente simbolico ma di forte impatto sociale e politico. «In un futuro assai prossimo - ha dichiarato Angela Quaquero - l'unità politica e democratica sarà legata anche dal grado di integrazione delle crescenti componenti etniche, culturali e linguistiche presenti nel nostro Paese. Gli immigrati regolari sono una realtà integrata nel nostro tessuto sociale, economico e produttivo». «I loro figli frequentano le nostre scuole, sono correttamente inseriti nel contesto sociale, nelle attività sportive e del tempo libero, nel territorio dove sono nati e crescono, ma vivono l'ingiustizia di non appartenere allo Stato italiano –ha proseguito la Quaquero -. Forti di una lunga tradizione di accoglienza verso le popolazioni immigrate, con questa iniziativa dal valore simbolico, muoviamo l'auspicio che possa essere seguito da altre esperienze analoghe, quale premessa per un concreto riconoscimento della cittadinanza italiana ai figli di genitori stranieri stabilmente residenti nel nostro Paese».
Un pezzo di carta certo senza valore legale ma che in tempi speriamo rapidi possa trasformarsi in riconoscimento di effettiva integrazione.
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