Secondo il docente universitario Massimo Ragnedda di Sassari vi sarebbero ottimi motivi da non sottovalutare da parte del Governo Monti sulla decisione di realizzare l’ormai famosa TAV, dato che nessun governo può pensare di agire contro il volere dei cittadini.
di Silvio Foini
Un primo importante motivo è quello della salute della popolazione: scavare una galleria lunga 23 km all’interno del Musinè (montagna amiantifera) immetterebbe nell’aria fibre d’amianto, materiale fuori legge dal 1997. E’ ormai accertato che espirare queste particelle produca cancro polmonare, il mesotelioma pleurico che tante vittime ha già mietuto. Oltre a questo minerale esiste anche la possibilità certa di incontrare rocce contenenti uranio, e tutti sappiamo che pericolo possa rappresentare…
Altro aspetto negativo – sempre secondo il professor Ragnedda – sarebbe lo sperpero di pubblico denaro in questo delicatissimo momento: ben 18 o 20 miliardi di euro, che poi, considerato l’andazzo delle dinamiche italiane, lieviterebbe di molto per un’opera che sarà terminata tra vent’anni e non porterà alcun rilevante beneficio economico. Come il governo Monti ha detto no alle Olimpiadi, dato che ha valutato tecnicamente il rischio economico, perché non valuta tecnicamente questa opera aprendo un nuovo tavolo con altri tecnici che da anni studiano l’impatto che la TAV potrebbe avere sulle casse dello stato? Non sarebbe meglio investire queste risorse pubbliche nel sociale o in altre piccole opere pubbliche?
Parliamo di dati: sino ad oggi in Italia per costruire l’alta velocità sono stati spesi 90 miliardi di euro. Si calcola che un centimetro di alta velocità sia costato agli italiani 5.000 euro. Il calcolo è presto fatto: 3 metri di TAV costano quanto 4 sezioni di scuola materna; 500 metri di TAV costano quanto un ospedale da 1200 posti letto, 226 ambulatori e 38 sale operatorie; 1 km di TAV costa quanto un anno di tasse universitarie per 250 mila studenti (giusto per fare qualche esempio concreto). Inoltre, investendo i soldi pubblici in piccole e medie opere (rifacendo scuole e modernizzando gli ospedali, ad esempio) si creerebbero molti più posti di lavoro e molte piccole e medie imprese, il cuore pulsante della nostra economia, ne trarrebbero vantaggio.
Diversi studi di autorevoli economisti ed esperti hanno fortemente contestato la decisione di iniziare i lavori. In una lettera indirizzata al prof. Monti, firmata da 360 illustri docenti, economisti e scienziati, promossa da Sergio Ulgiati (Università Parthenope, Napoli), Ivan Cicconi (Esperto di infrastrutture e appalti pubblici), Luca Mercalli (Società Meteorologica Italiana) e Marco Ponti (Politecnico di Milano), non proprio degli anarco-insurrezionalisti, si mette in luce, tra le altre cose, innanzitutto come sia diminuita la domanda di trasporto merci e passeggeri; secondo, come con questa opera siano assenti i vantaggi economici per il Paese. Terzo, come il bilancio energetico-ambientale sia nettamente negativo e infine come queste ingenti risorse siano sottratte al benessere del Paese. Tutti buoni motivi, espressi da tecnici super partes, che quantomeno il governo dei tecnici dovrebbe prendere in debita considerazione.
Queste le opinioni di un articolista autore di varie pubblicazioni scientifiche su riviste internazionali del settore. Ci è sembrato giusto riportale poiché le varie opinioni debbono trovare voce in un paese democratico anche se, a volte, sembrano cantano fuori del coro.
di Silvio Foini
Un primo importante motivo è quello della salute della popolazione: scavare una galleria lunga 23 km all’interno del Musinè (montagna amiantifera) immetterebbe nell’aria fibre d’amianto, materiale fuori legge dal 1997. E’ ormai accertato che espirare queste particelle produca cancro polmonare, il mesotelioma pleurico che tante vittime ha già mietuto. Oltre a questo minerale esiste anche la possibilità certa di incontrare rocce contenenti uranio, e tutti sappiamo che pericolo possa rappresentare…
Altro aspetto negativo – sempre secondo il professor Ragnedda – sarebbe lo sperpero di pubblico denaro in questo delicatissimo momento: ben 18 o 20 miliardi di euro, che poi, considerato l’andazzo delle dinamiche italiane, lieviterebbe di molto per un’opera che sarà terminata tra vent’anni e non porterà alcun rilevante beneficio economico. Come il governo Monti ha detto no alle Olimpiadi, dato che ha valutato tecnicamente il rischio economico, perché non valuta tecnicamente questa opera aprendo un nuovo tavolo con altri tecnici che da anni studiano l’impatto che la TAV potrebbe avere sulle casse dello stato? Non sarebbe meglio investire queste risorse pubbliche nel sociale o in altre piccole opere pubbliche?
Parliamo di dati: sino ad oggi in Italia per costruire l’alta velocità sono stati spesi 90 miliardi di euro. Si calcola che un centimetro di alta velocità sia costato agli italiani 5.000 euro. Il calcolo è presto fatto: 3 metri di TAV costano quanto 4 sezioni di scuola materna; 500 metri di TAV costano quanto un ospedale da 1200 posti letto, 226 ambulatori e 38 sale operatorie; 1 km di TAV costa quanto un anno di tasse universitarie per 250 mila studenti (giusto per fare qualche esempio concreto). Inoltre, investendo i soldi pubblici in piccole e medie opere (rifacendo scuole e modernizzando gli ospedali, ad esempio) si creerebbero molti più posti di lavoro e molte piccole e medie imprese, il cuore pulsante della nostra economia, ne trarrebbero vantaggio.
Diversi studi di autorevoli economisti ed esperti hanno fortemente contestato la decisione di iniziare i lavori. In una lettera indirizzata al prof. Monti, firmata da 360 illustri docenti, economisti e scienziati, promossa da Sergio Ulgiati (Università Parthenope, Napoli), Ivan Cicconi (Esperto di infrastrutture e appalti pubblici), Luca Mercalli (Società Meteorologica Italiana) e Marco Ponti (Politecnico di Milano), non proprio degli anarco-insurrezionalisti, si mette in luce, tra le altre cose, innanzitutto come sia diminuita la domanda di trasporto merci e passeggeri; secondo, come con questa opera siano assenti i vantaggi economici per il Paese. Terzo, come il bilancio energetico-ambientale sia nettamente negativo e infine come queste ingenti risorse siano sottratte al benessere del Paese. Tutti buoni motivi, espressi da tecnici super partes, che quantomeno il governo dei tecnici dovrebbe prendere in debita considerazione.
Queste le opinioni di un articolista autore di varie pubblicazioni scientifiche su riviste internazionali del settore. Ci è sembrato giusto riportale poiché le varie opinioni debbono trovare voce in un paese democratico anche se, a volte, sembrano cantano fuori del coro.
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È presente 1 commento
Monti verrà ricordato per NON aver fatto liberalizzazioni serie e per aver negato la possibilità di tebere un referendun su un'opera che è già obsoleta prima dell'inizio della costruzione. Mio nonno lo avrebbe definito 'un barlafuss'.
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