martedì, aprile 24, 2012
“E’ indubbio che, se davvero la motivazione addotta dalla presidente di voler recuperare la sovranità nazionale sul nostro patrimonio energetico fosse vera, si sarebbe dovuto anticiparla modificando l’impianto giuridico e presentando un progetto per recuperarlo interamente, non solo quello relativo alla ‘Ypf’. E, allo stesso tempo, stabilendo meccanismi di gestione trasparente con un controllo sociale”. 

Misna - Economista – è anche docente dell’Università di Buenos Aires alla facoltà di scienze economiche – Cristina Calvo ha un nutrito curriculum marcato dall’impegno sociale difficile da riassumere in poche righe. È, tra l’altro, responsabile dell’area internazionale della Caritas argentina, membro del Comitato dei leader religiosi dell’America Latina della Conferenza mondiale delle religioni per la pace, referente ‘ad hoc’ della Rete di esperti nel dialogo democratico del Programma dell’Onu per lo sviluppo (Unpd), consulente in economia del Dipartimento di Giustizia e Solidarietà del Consiglio episcopale latinoamericano (Celam). Alla MISNA parla della decisione del governo di Cristina Fernández de Kirchner di “espropriare” la società petrolifera ‘Ypf’, controllata dalla spagnola ‘Repsol'. “I motivi di questo intervento improvvisato – osserva Calvo – sembrano avere a che fare più con ‘ragioni di cassa’ che non con un approccio strutturale alla crisi energetica. La politica energetica degli ultimi 20 anni è stata confusa e sfavorevole per l’Argentina. Il governo dei Kirchner (prima di Néstor, dal maggio 2003, poi della consorte Cristina, ndr) non aveva fatto nulla fino ad ora, proprio mentre la congiuntura economica favorevole del periodo 2003-2009 sta cedendo giorno per giorno”. In questo contesto, anche parte dell’opposizione tuttavia sostiene che la ‘Ypf’ non si sarebbe dovuta privatizzare, come accadde negli anni ‘90. “Parte della cosiddetta ‘opposizione’, la costituiamo noi che da più di 20 anni difendiamo e lottiamo affinché l’energia sia considerata un bene sociale. Come un diritto umano a cui tutti devono avere accesso, come l’acqua, l’elettricità e il gas” aggiunge Calvo, esponente del ‘Frente Amplio Progresista’, una coalizione di schieramenti di centro-sinistra nata a metà del 2011, che pone istituzionalità, economia sostenibile e benessere sociale in uno Stato decentralizzato, partecipativo e trasparente, tra le sue priorità. Su quanto la decisione del governo stia incidendo sull’opinione pubblica argentina, l’economista rileva che “buona parte della popolazione può contare solo sull’accesso all’informazione che si trasmette attraverso i media ufficiali e per questo non ha alternative per un discernimento critico. Un’altra buona parte della cittadinanza è ben cosciente che questa misura è stata adottata per coprire dei buchi finanziari ma anche per togliere dalla prima pagina dei media i gravi sospetti di corruzione che pesano sul vice-presidente Amado Boudou”. La decisione del governo ha sollevato dure critiche in Europa e Calvo non ne è certo sorpresa. “Era prevedibile che ciò accadesse, non solo per mancanza di dialogo politico da parte del governo e di una proposta per una soluzione regolata. Si evidenzia anche che è la reazione di paesi che stanno attraversando una grave crisi e sono preoccupati non solo dal caso ‘Ypf’ ma esprimono anche l’inquietudine del resto delle grandi imprese che, come risultato del processo di denazionalizzazione dell’economia hanno grandi interessi in Argentina”.

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