L’ex azzurro dell’under 21 ha avuto un malore durante l’incontro Pescara-Livorno. Inutile la rianimazione I soccorsi a Morosini. La Federcalcio sospende i campionati.
La tragedia si è consumata al 31’ del primo tempo durante un’azione offensiva del Pescara: la corsa lontano dal pallone, le mani al petto. Poi, improvviso, il crollo a terra sul vertice della propria area. Non era un banale incidente di gioco. Piermario Morosini, 25 anni, centrocampista del Livorno, è morto un’ora dopo al pronto soccorso dell’ospedale di Pescara, dopo sessanta minuti di speranze, preghiere, lacrime. Nonostante il massaggio cardiaco praticato subito in campo e poi l’intervento dei medici in ospedale.
Nel momento in cui il giocatore si è accasciato sul terreno, in avanti, faccia a terra, apparentemente in preda a convulsioni, giocatori e spettatori hanno subito capito la gravità della situazione. Il primo ad accorgersi della situazione è stato il calciatore del Livorno Pasquale Schiattarella. L’arbitro ha fermato il gioco e i medici del Livorno, Manlio Porcellini e del Pescara, Leonardo Paloscia, hanno praticato le prime tecniche di rianimazione. Nel vedere la scena, una tifosa, sugli spalti, ha accusato un malore ed è stata trasportata all’ospedale.
Dopo aver tentato di far rialzare Piermario, Schiattarella in lacrime ha urlato alla panchina di chiamare l’ambulanza. Che è arrivata cinque minuti più tardi perché pare abbia trovato ostruito l’ingresso al campo da un’auto. Sono dovuti intervenire carabinieri e vigili del fuoco che hanno spostato a mano la macchina, ma si è perso tempo prezioso. Trasportato all’ospedale di Pescara, Piermario Morosini è stato sedato e i medici gli hanno applicato un pacemaker provvisorio. Aveva una grave fibrillazione ventricolare, cioè in uno stato di anomalia degli impulsi elettrici cardiaci, ma sembrava che la fibra forte del calciatore potesse prevalere. E invece non ce l’ha fatta. Morosini, l’ambulanza era bloccata Morosini, l’ambulanza era bloccata Morosini, l’ambulanza era bloccata Morosini, l’ambulanza era bloccata Morosini, l’ambulanza era bloccata Morosini, l’ambulanza era bloccata.
A stroncarlo un arresto cardiaco o forse una crisi neurologica. I medici hanno cercato di strapparlo alla morte praticando al giocatore tutte le possibili tecniche di rianimazione. Non c’è stato nulla da fare. «Morosini era in arresto cardiaco e respiratorio, abbiamo praticato il massaggio cardiaco per oltre un’ora prima solo manualmente e poi con diversi strumenti, ma non c’è stato nulla da fare – ha spiegato visibilmente commosso il dottor Leonardo Paloscia, medico sociale del Pescara e responsabile del reparto di Unità coronarica dell’ospedale abruzzese - Non si può dire se la causa sia cerebrale o cardiaca. Solo una eventuale autopsia potrà dirci perché è morto Piermario». Pochi minuti dopo le 17 è stato il medico sociale del Livorno, Manlio Porcellini, a dare la notizia ai giocatori e ai dirigenti che nella sala di aspetto del pronto soccorso hanno sperato sino alla fine. Lacrime, urla, scene di disperazione, come si erano viste un’ora prima anche allo stadio. Anche i giocatori del Pescara e i dirigenti, in lacrime, hanno manifestato tutta la loro disperazione.
In segno di lutto la Federcalcio ha deciso di fermare tutte le partite del campionato a partire da Milan-Genoa prevista al Meazza per le 18. Il turno sarà recuperato il 25 aprile. «Era un ragazzo bravo e sfortunato - ha detto l’amministratore delegato del Pescara Danilo Iannascoli - aveva perso i genitori e un fratello e ha dovuto sempre combattere». Interviene anche il ministro dello sport Piero Gnudi: «Quest’anno questa non è la prima tragedia: forse bisogna interrogarsi se i controlli medici devono essere più approfonditi e forse anche più intensificati. Non è possibile che un ragazzo di 25 anni muoia giocando al calcio» ha commentato ai microfoni di Radiouno. Per il ministro, l’idea di dotare tutti i campi di un defibrillatore «è da valutare assolutamente in senso positivo, vedrò con il Coni che cosa si può fare anche perchè non è un problema solo del calcio, ma di tanti altri sport». Ma proprio questa «trasversalità mi fa venire il dubbio che forse i controlli medici non sono sufficientemente approfonditi e devono essere anche frequenti e sempre più accurati».
La tragedia si è consumata al 31’ del primo tempo durante un’azione offensiva del Pescara: la corsa lontano dal pallone, le mani al petto. Poi, improvviso, il crollo a terra sul vertice della propria area. Non era un banale incidente di gioco. Piermario Morosini, 25 anni, centrocampista del Livorno, è morto un’ora dopo al pronto soccorso dell’ospedale di Pescara, dopo sessanta minuti di speranze, preghiere, lacrime. Nonostante il massaggio cardiaco praticato subito in campo e poi l’intervento dei medici in ospedale.
Nel momento in cui il giocatore si è accasciato sul terreno, in avanti, faccia a terra, apparentemente in preda a convulsioni, giocatori e spettatori hanno subito capito la gravità della situazione. Il primo ad accorgersi della situazione è stato il calciatore del Livorno Pasquale Schiattarella. L’arbitro ha fermato il gioco e i medici del Livorno, Manlio Porcellini e del Pescara, Leonardo Paloscia, hanno praticato le prime tecniche di rianimazione. Nel vedere la scena, una tifosa, sugli spalti, ha accusato un malore ed è stata trasportata all’ospedale.
Dopo aver tentato di far rialzare Piermario, Schiattarella in lacrime ha urlato alla panchina di chiamare l’ambulanza. Che è arrivata cinque minuti più tardi perché pare abbia trovato ostruito l’ingresso al campo da un’auto. Sono dovuti intervenire carabinieri e vigili del fuoco che hanno spostato a mano la macchina, ma si è perso tempo prezioso. Trasportato all’ospedale di Pescara, Piermario Morosini è stato sedato e i medici gli hanno applicato un pacemaker provvisorio. Aveva una grave fibrillazione ventricolare, cioè in uno stato di anomalia degli impulsi elettrici cardiaci, ma sembrava che la fibra forte del calciatore potesse prevalere. E invece non ce l’ha fatta. Morosini, l’ambulanza era bloccata Morosini, l’ambulanza era bloccata Morosini, l’ambulanza era bloccata Morosini, l’ambulanza era bloccata Morosini, l’ambulanza era bloccata Morosini, l’ambulanza era bloccata.
A stroncarlo un arresto cardiaco o forse una crisi neurologica. I medici hanno cercato di strapparlo alla morte praticando al giocatore tutte le possibili tecniche di rianimazione. Non c’è stato nulla da fare. «Morosini era in arresto cardiaco e respiratorio, abbiamo praticato il massaggio cardiaco per oltre un’ora prima solo manualmente e poi con diversi strumenti, ma non c’è stato nulla da fare – ha spiegato visibilmente commosso il dottor Leonardo Paloscia, medico sociale del Pescara e responsabile del reparto di Unità coronarica dell’ospedale abruzzese - Non si può dire se la causa sia cerebrale o cardiaca. Solo una eventuale autopsia potrà dirci perché è morto Piermario». Pochi minuti dopo le 17 è stato il medico sociale del Livorno, Manlio Porcellini, a dare la notizia ai giocatori e ai dirigenti che nella sala di aspetto del pronto soccorso hanno sperato sino alla fine. Lacrime, urla, scene di disperazione, come si erano viste un’ora prima anche allo stadio. Anche i giocatori del Pescara e i dirigenti, in lacrime, hanno manifestato tutta la loro disperazione.
In segno di lutto la Federcalcio ha deciso di fermare tutte le partite del campionato a partire da Milan-Genoa prevista al Meazza per le 18. Il turno sarà recuperato il 25 aprile. «Era un ragazzo bravo e sfortunato - ha detto l’amministratore delegato del Pescara Danilo Iannascoli - aveva perso i genitori e un fratello e ha dovuto sempre combattere». Interviene anche il ministro dello sport Piero Gnudi: «Quest’anno questa non è la prima tragedia: forse bisogna interrogarsi se i controlli medici devono essere più approfonditi e forse anche più intensificati. Non è possibile che un ragazzo di 25 anni muoia giocando al calcio» ha commentato ai microfoni di Radiouno. Per il ministro, l’idea di dotare tutti i campi di un defibrillatore «è da valutare assolutamente in senso positivo, vedrò con il Coni che cosa si può fare anche perchè non è un problema solo del calcio, ma di tanti altri sport». Ma proprio questa «trasversalità mi fa venire il dubbio che forse i controlli medici non sono sufficientemente approfonditi e devono essere anche frequenti e sempre più accurati».
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