I sogni muoiono all’alba... Domani 1° aprile: odor di pesce?
di Silvio Foini
La gioia incontenibile di molti sindaci dei comuni lombardi più prossimi al confine con la Svizzera alla ventilata richiesta di un referendum per annessione alla Confederazione Elvetica della regione Lombardia rischia di tramutarsi nella più nera delusione. Non certo per il basso numero di adesioni, perché sino ad ora ben 13.000 lombardi abbiano firmato con vivo entusiasmo la petizione, ma perché certo signor Giuliano Bignasca, leader della Lega dei ticinesi (il Bossi svizzero per intenderci) ha gettato acqua sul fuoco: “Ci sono delle province lombarde vicine a noi con cui si può ragionare su una maggiore integrazione: penso alla Valtellina, Como, Varese e Lecco. Insomma potremmo spostare il confine della Svizzera un po' più a Sud, ma tutta la Lombardia è esagerato. Milano la lasciamo molto volentieri a Roma. Non ci sono i presupposti finanziari, economici né di sicurezza”. Poi l'affondo: “L'Italia è fallita e visto che la Lombardia è un sesto dell'Italia, figuriamoci se ci prendiamo tutti questi debiti. Al limite si può pensare ad una maggiore integrazione con le province confinanti. Gli italiani non hanno neanche le lacrime per piangere e poi vengono in Ticino per lavorare. Non dico che ci rubano il lavoro, almeno non più di tanto, ma prima o poi esploderà il problema dei frontalieri”.
Smacco bruciante per la Lega di Bossi e Matteo Salvini che aveva affermato con viva soddisfazione: “Abbiamo più comunanza economica, culturale e sociale con la Svizzera che non con le altre Regioni d'Italia. Nel futuro del Nord c'è l'Europa. La crisi si fa sentire e non abbiamo più voglia di mantenere il carrozzone, come facciamo da ormai 150 anni”.
Secessione? “Ma anche un'Europa delle Regioni, l'autonomia fiscale del Nord. Ma sicuramente il dato che la Lombardia e il Veneto ogni anno mandano a Roma 50 miliardi di euro in più rispetto a quanto ricevono indietro in un momento di crisi non è più sostenibile per i nostri lavoratori. Troppi biglietti per il mantenimento della burocrazia italiana”.
Una nota canzone di qualche anno fa, cantata dalla grande Mina recitava: “Lugano addio...”. Mi sa che ci convenga riascoltarla ma soprattutto tirarci su le maniche, pretendendo ovviamente ascolto dal governo dei professori e cominciare sul serio a tirare la carretta. Dobbiamo far sentire ben chiara la nostra voce: non solo quella dei lombardi, ma quella corale e decisa di tutti gli italiani.
di Silvio Foini
La gioia incontenibile di molti sindaci dei comuni lombardi più prossimi al confine con la Svizzera alla ventilata richiesta di un referendum per annessione alla Confederazione Elvetica della regione Lombardia rischia di tramutarsi nella più nera delusione. Non certo per il basso numero di adesioni, perché sino ad ora ben 13.000 lombardi abbiano firmato con vivo entusiasmo la petizione, ma perché certo signor Giuliano Bignasca, leader della Lega dei ticinesi (il Bossi svizzero per intenderci) ha gettato acqua sul fuoco: “Ci sono delle province lombarde vicine a noi con cui si può ragionare su una maggiore integrazione: penso alla Valtellina, Como, Varese e Lecco. Insomma potremmo spostare il confine della Svizzera un po' più a Sud, ma tutta la Lombardia è esagerato. Milano la lasciamo molto volentieri a Roma. Non ci sono i presupposti finanziari, economici né di sicurezza”. Poi l'affondo: “L'Italia è fallita e visto che la Lombardia è un sesto dell'Italia, figuriamoci se ci prendiamo tutti questi debiti. Al limite si può pensare ad una maggiore integrazione con le province confinanti. Gli italiani non hanno neanche le lacrime per piangere e poi vengono in Ticino per lavorare. Non dico che ci rubano il lavoro, almeno non più di tanto, ma prima o poi esploderà il problema dei frontalieri”.
Smacco bruciante per la Lega di Bossi e Matteo Salvini che aveva affermato con viva soddisfazione: “Abbiamo più comunanza economica, culturale e sociale con la Svizzera che non con le altre Regioni d'Italia. Nel futuro del Nord c'è l'Europa. La crisi si fa sentire e non abbiamo più voglia di mantenere il carrozzone, come facciamo da ormai 150 anni”.
Secessione? “Ma anche un'Europa delle Regioni, l'autonomia fiscale del Nord. Ma sicuramente il dato che la Lombardia e il Veneto ogni anno mandano a Roma 50 miliardi di euro in più rispetto a quanto ricevono indietro in un momento di crisi non è più sostenibile per i nostri lavoratori. Troppi biglietti per il mantenimento della burocrazia italiana”.
Una nota canzone di qualche anno fa, cantata dalla grande Mina recitava: “Lugano addio...”. Mi sa che ci convenga riascoltarla ma soprattutto tirarci su le maniche, pretendendo ovviamente ascolto dal governo dei professori e cominciare sul serio a tirare la carretta. Dobbiamo far sentire ben chiara la nostra voce: non solo quella dei lombardi, ma quella corale e decisa di tutti gli italiani.
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Sono presenti 7 commenti
E te pareva!
Pensavate di fare come il grande comandante Schettino? La nave affonda... lasciamo la nave?
Avete da morì con noi.
sti lumbard dimenticano quanto hanno rubato al sud e al regno delle due Sicilie con l'unificazione! altro che pagare loro... prima che restituiscano tutto quello che hanno espropriato e concentrato nelle loro tasche antilericali e massoniche... almeno per altri trecento anni (ammettendo che sia vero che sono loro a pagare per tutta l'Italia...
Sarebbe il caso di restituire tutto ma poi, fora dai ball!
E tutti i miliardi di lire versati nei decenni scorsi alla cassa del mezzogiorno non sono stati abbastanza? Dove li avete messi signori del sud?
Bello magnare senza troppo lavorare. Altro che restituire!
Ora a parte la cazz.. dell'annessione alla svizzera che direi improponibile, andrebbe spiegato molto bene al signorino Bignasca che tanto per cominciare la lingua che parla ci appartiene.. e che l'economia Lombarda non ha certo bisogno di lezioni dalla svizzera, le eccellenze della nostra regione si mangiano quello staterello in modo molto sereno, in più sempre lo staterello dovrebbe essere onesto con se stesso e considerare che diversi milioni di euro arrivano ad arricchire le loro banche proprio dal paese che definisce fallito e soprattutto da Milano e dalla Lombardia..
Direi poi agli amici del sud che l'italia è una e sempre una, ma piantiamola di fare le vittime, il sud purtroppo sono 150 anni che sperpera senza produrre.. e il nord paga per tutti..
Questa è la triste verità versiamo molte più tase di quelle che ci vengono restituite in servizi solo per compensare quello che non viene fatto altrove.
Tutti pronti a rinfacciare questo a quello , continuiamo a guardare nella scodella del vicino e non ci accorgiamo che rovesciamo la nostra!! Il grande Nord che paga per tutti si fa beffa di tutti, abbiamo visto in questi giorni i miliardi di tasse non pagate!!! Tutti bravi solo a far polemiche ma alla fine tutti uguali. Per andar bene tutti dovrebbero ritrovare l'onestà,
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