Un dibattito su un tema di grande attualità a conclusione del ciclo di conferenze dal titolo “Buoni cristiani e onesti cittadini”
Il lavoro: questo sconosciuto, verrebbe da dire. Ma perché? Venerdì scorso si è tentato di dare delle risposte a questo quesito, senza naturalmente la pretesa di poter esaurire in un paio di ore un tema così complesso. Ha aperto la discussione il prof. Mauro Mantovani, decano della facoltà di filosofia della vicina Università Salesiana, che ha ricordato il pensiero di Papa Paolo VI, “il mondo soffre per mancanza di pensiero”, sottolineando l’importanza del contributo della filosofia e della teologia in questo delicatissimo campo. Nel libro “Oltre la crisi”, frutto di un seminario che si è tenuto all’Università Pontificia Salesiana nel 2010, la Chiesa ha voluto mettere in evidenza tre questioni fondamentali: che l’integrazione avvenga sotto il segno della solidarietà; mettere sempre al centro “la dignità trascendente dell’uomo”; l’esigenza di “allargare l’orizzonte della razionalità” come luogo d’incontro tra credenti e non credenti.
Il prof. Andrea Farina, che ha coordinato la conferenza, ha ribadito il pensiero della Dottrina Sociale della Chiesa dalla Rerum Novarum fino a Giovanni Paolo II sottolineando “la centralità della persona umana” e la conseguente preoccupazione della Chiesa sulla dignità del lavoro e sulla giusta remunerazione. In particolare Giovanni Paolo II – ha ricordato Farina – ha sollecitato sempre “la piena occupazione come obiettivo principale della politica e la difesa dello sciopero, escluso quello che avesse i connotati della violenza”.
L’ing. Lorenzo Mondo, responsabile della Ceo-Star srl Italia, una realtà industriale in grande espansione (da due dipendenti è arrivata ad averne ben 150), ha testimoniato come le buone idee sociali della Chiesa si possano attualizzare. Egli ha affermato che per fare dei cambiamenti bisogna partire da noi stessi, investendo sulla formazione, sulla relazione con il lavoratore e sulla crescita di ognuno. Lavorare cioè sulle persone e soprattutto sul “rispetto per la persona”. Tutte idee che Mondo ha ripreso dal recente intervento del Cardinal Bagnasco, presidente della CEI. Mondo ha ribadito che ci sono ancora speranze per il nostro sistema economico e che, alla fine, basterebbe attualizzare semplicemente la nostra costituzione. Egli guarda con velato ottimismo al governo tecnico ma occorre che questo passi alla fase 2, parafrasando sempre Bagnasco, il quale ha incoraggiato il nostro esecutivo “a sostenere lo sviluppo e l’occupazione”. Altri punti qualificanti del discorso di Mondo sono stati la necessità di investire almeno l’1% del Pil sulla ricerca attualizzando il trattato di Lisbona, l’idea di premiare le aziende che investono sul proprio processo produttivo, la riduzione della tassazione sui salari e sulle pensioni, il supporto al federalismo e la lorra all’illegalità e al malcostume”.
Stefano Fantacone, del Centro Europa Ricerche, ha fatto eco all’analisi di Lorenzo Mondo, sottolineando da esperto economista un importante aspetto della situazione economica attuale: “Non abbiamo un nuovo modello di sviluppo e un nuovo patto sociale”. Ha messo in evidenza l’importanza della competitività, ma solo in vista del bene comune, e ha affermato che il grosso problema che abbiamo attualmente è “l’incidente di percorso” che è avvenuto nel 2007-08: la crisi economica-finanziaria che è avvenuta in quegli anni tracima ancor oggi e dispiegherà i suoi effetti ancora per qualche anno. “Ci vorranno 5-6 anni per recuperare i 200 miliardi di perdita di ricchezza. In questi termini – ha concluso Fantacone – è difficile parlare di lavoro”.
Salvatore Biondo, della segreteria della CISL, ha ribadito dal punto di vista sindacale i concetti già espressi e in particolar modo ha sottolineato che “il vero limite della politica è stato ed è che non c’è l’idea di un modello di sviluppo e di un senso di marcia e in tale contesto è difficile spiegare così, agli italiani, i sacrifici e l’esigenza di tirare la cinghia”. Il delicato e importante ruolo che può svolgere il sindacato è quello “di contemperare gli interessi generali con quelli particolari del singolo lavoratore”.
Una considerazione finale. Anche quest’anno questo ciclo di incontri “Buoni cristiani e onesti cittadini”, promosso dalla Facoltà di Filosofia dell’UPS, ha avuto un grande successo per l’adesione numerosa dei partecipanti, a riprova dell’esigenza di conoscere meglio il mondo in cui viviamo. Tale manifestazione non ha avuto la pretesa di dare tutte le risposte ai vari temi esaminati, ma ha solo voluto fornire alcune importanti chiavi di interpretazione della nostra realtà post-moderna.
Il lavoro: questo sconosciuto, verrebbe da dire. Ma perché? Venerdì scorso si è tentato di dare delle risposte a questo quesito, senza naturalmente la pretesa di poter esaurire in un paio di ore un tema così complesso. Ha aperto la discussione il prof. Mauro Mantovani, decano della facoltà di filosofia della vicina Università Salesiana, che ha ricordato il pensiero di Papa Paolo VI, “il mondo soffre per mancanza di pensiero”, sottolineando l’importanza del contributo della filosofia e della teologia in questo delicatissimo campo. Nel libro “Oltre la crisi”, frutto di un seminario che si è tenuto all’Università Pontificia Salesiana nel 2010, la Chiesa ha voluto mettere in evidenza tre questioni fondamentali: che l’integrazione avvenga sotto il segno della solidarietà; mettere sempre al centro “la dignità trascendente dell’uomo”; l’esigenza di “allargare l’orizzonte della razionalità” come luogo d’incontro tra credenti e non credenti.
Il prof. Andrea Farina, che ha coordinato la conferenza, ha ribadito il pensiero della Dottrina Sociale della Chiesa dalla Rerum Novarum fino a Giovanni Paolo II sottolineando “la centralità della persona umana” e la conseguente preoccupazione della Chiesa sulla dignità del lavoro e sulla giusta remunerazione. In particolare Giovanni Paolo II – ha ricordato Farina – ha sollecitato sempre “la piena occupazione come obiettivo principale della politica e la difesa dello sciopero, escluso quello che avesse i connotati della violenza”.
L’ing. Lorenzo Mondo, responsabile della Ceo-Star srl Italia, una realtà industriale in grande espansione (da due dipendenti è arrivata ad averne ben 150), ha testimoniato come le buone idee sociali della Chiesa si possano attualizzare. Egli ha affermato che per fare dei cambiamenti bisogna partire da noi stessi, investendo sulla formazione, sulla relazione con il lavoratore e sulla crescita di ognuno. Lavorare cioè sulle persone e soprattutto sul “rispetto per la persona”. Tutte idee che Mondo ha ripreso dal recente intervento del Cardinal Bagnasco, presidente della CEI. Mondo ha ribadito che ci sono ancora speranze per il nostro sistema economico e che, alla fine, basterebbe attualizzare semplicemente la nostra costituzione. Egli guarda con velato ottimismo al governo tecnico ma occorre che questo passi alla fase 2, parafrasando sempre Bagnasco, il quale ha incoraggiato il nostro esecutivo “a sostenere lo sviluppo e l’occupazione”. Altri punti qualificanti del discorso di Mondo sono stati la necessità di investire almeno l’1% del Pil sulla ricerca attualizzando il trattato di Lisbona, l’idea di premiare le aziende che investono sul proprio processo produttivo, la riduzione della tassazione sui salari e sulle pensioni, il supporto al federalismo e la lorra all’illegalità e al malcostume”.
Stefano Fantacone, del Centro Europa Ricerche, ha fatto eco all’analisi di Lorenzo Mondo, sottolineando da esperto economista un importante aspetto della situazione economica attuale: “Non abbiamo un nuovo modello di sviluppo e un nuovo patto sociale”. Ha messo in evidenza l’importanza della competitività, ma solo in vista del bene comune, e ha affermato che il grosso problema che abbiamo attualmente è “l’incidente di percorso” che è avvenuto nel 2007-08: la crisi economica-finanziaria che è avvenuta in quegli anni tracima ancor oggi e dispiegherà i suoi effetti ancora per qualche anno. “Ci vorranno 5-6 anni per recuperare i 200 miliardi di perdita di ricchezza. In questi termini – ha concluso Fantacone – è difficile parlare di lavoro”.
Salvatore Biondo, della segreteria della CISL, ha ribadito dal punto di vista sindacale i concetti già espressi e in particolar modo ha sottolineato che “il vero limite della politica è stato ed è che non c’è l’idea di un modello di sviluppo e di un senso di marcia e in tale contesto è difficile spiegare così, agli italiani, i sacrifici e l’esigenza di tirare la cinghia”. Il delicato e importante ruolo che può svolgere il sindacato è quello “di contemperare gli interessi generali con quelli particolari del singolo lavoratore”.
Una considerazione finale. Anche quest’anno questo ciclo di incontri “Buoni cristiani e onesti cittadini”, promosso dalla Facoltà di Filosofia dell’UPS, ha avuto un grande successo per l’adesione numerosa dei partecipanti, a riprova dell’esigenza di conoscere meglio il mondo in cui viviamo. Tale manifestazione non ha avuto la pretesa di dare tutte le risposte ai vari temi esaminati, ma ha solo voluto fornire alcune importanti chiavi di interpretazione della nostra realtà post-moderna.
Tweet |
Sono presenti 0 commenti
Inserisci un commento
Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.