«La Chiesa cubana chiede oggi un cambiamento interiore. E il Santo Padre ha portato un messaggio di riconciliazione e di ritorno alle radici della fede in Cristo, capace di promuovere quella comprensione che rende possibile ogni cambiamento»
Monsignor Dionisio Guillermo Garciá Ibanez, arcivescovo di Santiago di Cuba e presidente della Conferenza episcopale locale ricorda con Aiuto alla Chiesa che Soffre i momenti più significativi del viaggio di Benedetto XVI nell’isola caraibica. Attimi intensi di comunione con Dio - come la visita al Santuario nazionale della Madonna del Cobre - «di cui a Cuba si parla ancora. E se ne parla con profonda gratitudine». Ora che il Papa è partito proseguono le celebrazioni per i 400 anni dalla prima apparizione della Vergine della Carità. Un anniversario che Aiuto alla Chiesa che Soffre ha voluto condividere con la comunità cubana donando 250mila corone del rosario, arricchite da una medaglia triangolare raffigurante la Virgen. Commentando l’alto valore del progetto ACS «250mila rosari per Cuba», monsignor Garciá Ibanez evidenzia l’intenso rapporto degli isolani con la loro patrona.
La Virgen de la Caridad è il cuore spirituale di tutti i cubani e l’ancora che in «questi anni difficili» ha saputo tenere legati i cattolici a Dio e alla Chiesa. «Al el Cobre si va a cercare la vita» dice il presule, sicuro che in quest’anno giubilare moltissimi pellegrini faranno visita al Santuario nazionale della Vergine della Carità, appartenente all’arcidiocesi di Santiago di Cuba. Così come numerosissimi erano i cubani che nel 2011 hanno atteso «el paso de la Virgen»: la processione di una copia della statua mariana che ha attraversato le 11 diocesi cubane.
«Cachita è un veicolo immediato di evangelizzazione» afferma monsignor Garciá Ibanez, che descrive l’icona ritrovata in mare 400 anni fa come «un piccolo Vangelo in miniatura». Con la mano sinistra la Madonna tiene in braccio Gesù e nella destra stringe la croce. «Basta guardarla. E’ un’evangelizzatrice naturale».
La devozione mariana dei cubani è testimoniata dalla diffusa conoscenza dell’Ave Maria, tramandata di generazione in generazione dal popolo stesso, nonostante anni di ateismo forzato. La «nuova primavera di fede» vissuta oggi nell’isola ha però bisogno di solide basi. «I cubani hanno nel cuore una forte voglia di pregare con consapevolezza. Il nostro compito, come Chiesa, è di accompagnarli nel loro desiderio di avvicinarsi a Dio. E il rosario è la preghiera più semplice e la più popolare».
“Aiuto alla Chiesa che Soffre” (ACS), Fondazione di diritto pontificio fondata nel 1947 da padre Werenfried van Straaten, si contraddistingue come l’unica organizzazione che realizza progetti per sostenere la pastorale della Chiesa laddove essa è perseguitata o priva di mezzi per adempiere la sua missione. Nel 2010 ha raccolto oltre 65 milioni di dollari nei 17 Paesi dove è presente con Sedi Nazionali e ha realizzato oltre 5.500 progetti in 153 nazioni.
Monsignor Dionisio Guillermo Garciá Ibanez, arcivescovo di Santiago di Cuba e presidente della Conferenza episcopale locale ricorda con Aiuto alla Chiesa che Soffre i momenti più significativi del viaggio di Benedetto XVI nell’isola caraibica. Attimi intensi di comunione con Dio - come la visita al Santuario nazionale della Madonna del Cobre - «di cui a Cuba si parla ancora. E se ne parla con profonda gratitudine». Ora che il Papa è partito proseguono le celebrazioni per i 400 anni dalla prima apparizione della Vergine della Carità. Un anniversario che Aiuto alla Chiesa che Soffre ha voluto condividere con la comunità cubana donando 250mila corone del rosario, arricchite da una medaglia triangolare raffigurante la Virgen. Commentando l’alto valore del progetto ACS «250mila rosari per Cuba», monsignor Garciá Ibanez evidenzia l’intenso rapporto degli isolani con la loro patrona.
La Virgen de la Caridad è il cuore spirituale di tutti i cubani e l’ancora che in «questi anni difficili» ha saputo tenere legati i cattolici a Dio e alla Chiesa. «Al el Cobre si va a cercare la vita» dice il presule, sicuro che in quest’anno giubilare moltissimi pellegrini faranno visita al Santuario nazionale della Vergine della Carità, appartenente all’arcidiocesi di Santiago di Cuba. Così come numerosissimi erano i cubani che nel 2011 hanno atteso «el paso de la Virgen»: la processione di una copia della statua mariana che ha attraversato le 11 diocesi cubane.
«Cachita è un veicolo immediato di evangelizzazione» afferma monsignor Garciá Ibanez, che descrive l’icona ritrovata in mare 400 anni fa come «un piccolo Vangelo in miniatura». Con la mano sinistra la Madonna tiene in braccio Gesù e nella destra stringe la croce. «Basta guardarla. E’ un’evangelizzatrice naturale».
La devozione mariana dei cubani è testimoniata dalla diffusa conoscenza dell’Ave Maria, tramandata di generazione in generazione dal popolo stesso, nonostante anni di ateismo forzato. La «nuova primavera di fede» vissuta oggi nell’isola ha però bisogno di solide basi. «I cubani hanno nel cuore una forte voglia di pregare con consapevolezza. Il nostro compito, come Chiesa, è di accompagnarli nel loro desiderio di avvicinarsi a Dio. E il rosario è la preghiera più semplice e la più popolare».
“Aiuto alla Chiesa che Soffre” (ACS), Fondazione di diritto pontificio fondata nel 1947 da padre Werenfried van Straaten, si contraddistingue come l’unica organizzazione che realizza progetti per sostenere la pastorale della Chiesa laddove essa è perseguitata o priva di mezzi per adempiere la sua missione. Nel 2010 ha raccolto oltre 65 milioni di dollari nei 17 Paesi dove è presente con Sedi Nazionali e ha realizzato oltre 5.500 progetti in 153 nazioni.
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