Gli spagnoli: «Reazioni chiare e contundenti». Hillary Clinton: «L'Argentina deve giustificare l’esproprio».
GreenReport - Il governo argentino ha annunciato formalmente l'invio al Congresso di un progetto di legge per espropriare il 51% della multinazionale petrolifera Ypf ad un prezzo che verrà fissato dal Tribunal de Tasaciones de la Naciónal. Tutte le quote che verranno espropriate appartengono alla spagnola Repsol , secondo il testo inviato al Congresso argentino, vengono dichiarate di pubblica utilità. Agli spagnoli della Repsol rimarrà solo una partecipazione minoritaria.
Il progetto di legge prevede anche la «rimozione dei direttori e dei sindaci titolari e supplenti» dell'Ypf e che «la designazioni dei direttori verrà effettuata in proporzione alle partecipazioni dello Stato Nazionale, degli Stati provinciali ed uno in rappresentanza dei lavoratori dell'impresa». Il governo si è già portato avanti col lavoro: ieri, con un blitz (nella foto) che ha preso di sorpresa i 2.000 impiegati che lavorano nella sede Ypf a Puerto Madero, ha preso il controllo dell'impresa e ha licenziato i direttori esecutivi spagnoli ed argentini. Secondo Clarín.com, «il segretario di coordinamento del ministero della pianificazione argentina, Roberto Baratta, che fino ad oggi era l'unico rappresentante dello Stato argentino nel direttivo della Ypf, si è presentato insieme a due avvocati nell'edificio con una lista di direttori esecutivi che devono rinunciare». Baratta ha detto al direttore legale di Ypf, Mauro Dacomo, che l'impresa era commissariata e gli ha presentato n una lista con 16 membri del Comitato direttivo, che appartengono al Grupo Petersen, ma nessun nome spagnolo. Baratta inoltre ha ordinato di cambiare la sicurezza dell'edificio ed ha preso il controllo delle aree chiave dell'Ypf, comprese le comunicazioni ora in mano a Horacio Mizrahi, portavoce del ministro della pianificazione Julio De Vido che alle 15 ora di Buenos Aires di ieri ha assunto formalmente il controllo de Ypf e ha dato la delega dell'incarico al viceministro dell'economia Axel Kicillof.
Il blitz è avvenuto quando la presidente argentina Cristina Fernández de Kirchner aveva appena iniziato a parlare in televisione annunciando un intervento immediato sul'Ypf e l'invio al Congresso del progetto di legge per espropriare il 51% dell'impresa, fino ad ora partecipata per il 57% dalla Repsol. Stanotte il governo ha ordinato di rafforzare la vigilanza della torre di Puerto Madero e una pattuglia della Fuerza de seguridad naval sta presidiando la sede dell'Ypf.
Il progetto di legge, composto da 19 articoli e chiamato "De la soberanía hidrocarburífera de la República Argentina" è un aggiornamento di un testo simile già sottoposto ai deputati della maggioranza e che è stato integrato con le osservazioni delle Province che producono idrocarburi.
Il primo articolo dichiara «Di interesse pubblico nazionale e come obiettivo prioritario il raggiungere l'autosufficienza degli idrocarburi» e «Lo sfruttamento, l'industrializzazione, il trasporto e la commercializzazione degli idrocarburi». Un quadro politico che sostiene la parte più sostanziale del progetto: la dichiarazione di «Utilità pubblica e soggetta ad espropriazione» del 51% della Ypf Sociedad Anónima che verrà suddiviso tra lo Stato e le province che fanno parte dell'Organización federal de provincias productoras de hidrocarburos (OfephiI). Allo Stato centrale andrà il 26,01% del totale e alle province produttrici il 24,99%, cioè, rispettivamente il 51% e il 49% del 51% che sarà espropriato. I diritti azionari delle province verranno realizzati «In forma unificata per il periodo minimo di 50 anni attraverso un patto di sindacato di azioni» ed «E' proibito il trasferimento a posteriori di tali azioni (quelle espropriate) senza l'autorizzazione del Congreso de la Nación».
Il testo stabilisce anche che il 51% espropriato sarà «Rappresentato in egual percentuale dalle azioni classe D appartenenti a Repsol Ypf Sociedad Anónima» e il giornale argentino Clarìn spiega «Vuole dire che, perlomeno secondo quanto viene rivelato, non si espropriano le azioni in possesso della famiglia Eskenazy attraverso il Grupo Petersen né quelle degli azionisti che hanno comprato i titoli in borsa». In Argentina ci sono voci di mercato sulla possibilità che altre multinazionali, come la brasiliana Petrobras e la messicana Pemex, comprino la parte delle azioni Ypf in mano agli Eskenazi.
La Fernández non vuole essere accostata alle nazionalizzazioni petrolifere "stile Chavez" e ha cercato di rassicurare: «Non è un modello di statalizzazione ma di recupero della sovranità. Confermiamo il mantenimento del modello di Sociedad Anónima e della condiuzione professionale». Ma la nazionalizzazione è evidente: il progetto stabilisce anche che, all'interno della sovranità petrolifera, lo Stato «Arbitrerà i mezzi direttivi», con l'obiettivo, tra le altre cose, della «Conversione delle risorse in riserve provate e nel loro sfruttamento» e «L'integrazione del capitale pubblico e privato nazionale e internazionale in alleanze strategiche»; la «Massimizzazione degli investimento»; la «Promozione dello sfruttamento e commercializzazione degli idrocarburi con alto valore aggiunto» e lo «Sfruttamento razionale delle risorse». Viene anche creato un "Consejo federal de hidrocarburos" al quale partecipano i ministri dell'economia, della pianificazione, del lavoro e dell'industria che promuoverà «L'attuazione coordinata dello Stato nazionale e degli Stati provinciali».
La Spagna non l'ha presa bene ed ha definito «Ostile» l'espropriazione ed annuncia rappresaglie «Chiare e contundenti». I ministri spagnoli degli esteri, José Manuel García-Margallo, e dell'industria, José Manuel Soria, dopo una riunione di emergenza convocata nella notte alla Moncloa dal primo ministro Mariano Rajoy, hanno assicurato che il blitz alla Ypf avrà conseguenze che verranno rese note nei prossimi giorni ed hanno definitivo «Stravagante» l'espulsione dei membri del direttivo Ypf.
«Il governo condanna con assoluta energia l'arbitraria decisione del governo della Repubblica Argentina - ha detto García-Margallo - Il governo constata che questo metodo arbitrario rompe il clima de cordialità che tradizionalmente ha retto le relazioni tra Spagna e Argentina. Ricordo che in passato la Spagna è accorsa in aiuto in Argentina quando il Paese attraversava le sue ore peggiori». Come dire: ci state accoltellando alle spalle nel pieno della crisi finanziaria-economica e mentre l'Iran ci taglia le forniture di petrolio.
Il ministro Soria ha detto che con la sua decisione la Fernández Kirchner «Rompe l'accordo verbale raggiunto a Buenos Aires il 28 febbraio», quando il ministro dell'industria andò in Argentina per conto di Repsol preoccupata delle voci insistenti di statalizzazione dell'Ypf. «In questo accordo si decise che i possibili contenziosi tra Repsol-Ypf e il governo argentino si sarebbero risolti attraverso il dialogo e il negoziato, come è normale, la regola abituale, e tra Paesi amici come Argentina e Spagna. La Spagna adotterà tutti i mezzi che considera convenienti in difesa dei suoi interessi di Repsol. L'espropriazione danneggia milioni di piccoli azionisti che hanno depositato i loro risparmi nell'impresa petrolifera. La Spagna si è messa in contatto con la Commissione europea per darle conto di questa arbitraria decisione ed ha chiesto che in via urgente si discuta di questa misura nella plenaria che si sta tenendo a Strasburgo».
Il ministro degli esteri ha detto che «Questa decisione è straordinariamente lesiva per il popolo argentino perché rompe il clima di fiducia necessario per attrarre i risparmi e gli investimenti di cui necessita l'Argentina per uscire fuori dalla situazione in cui si trova. Una pessima decisione per la Spagna, una pessima decisione per l'Argentina ed una bruttissima notizia per la sicurezza giuridica che deve sostenere le relazioni tra Paesi amici ed alleati».
Soria ha avvertito: «Qualsiasi gesto di ostilità contro un'impresa spagnola nel resto del mondo, il governo della Spagna lo interpreta come un gesto di ostilità contro la Spagna e contro il governo. La nazionalizzazione è una decisione ostile contro Repsol, pertanto contro un'impresa spagnola, pertanto contro la Spagna ed il governo della Spagna».
Sulla questione è intervenuta anche una preoccupatissima Hillary Clinton, in visita nel confinante Brasile. Il Segretario di Stato Usa ha detto che «L' Argentina dovrà giustificare l'esproprio dell'Ypf. Le decisioni devono avere una giustificazione e devono essere condivise tra i proprietari. Un mercato aperto dell'energia e delle commodities è il miglior modello di concorrenza ed accesso al mercato». Purtroppo per la Clinton sempre più Paesi emergenti e in via di sviluppo pensano che quel tipo di mercato dell'energia vada a beneficio solo dell'Occidente industrializzato.
Umberto Mazzantini
GreenReport - Il governo argentino ha annunciato formalmente l'invio al Congresso di un progetto di legge per espropriare il 51% della multinazionale petrolifera Ypf ad un prezzo che verrà fissato dal Tribunal de Tasaciones de la Naciónal. Tutte le quote che verranno espropriate appartengono alla spagnola Repsol , secondo il testo inviato al Congresso argentino, vengono dichiarate di pubblica utilità. Agli spagnoli della Repsol rimarrà solo una partecipazione minoritaria.
Il progetto di legge prevede anche la «rimozione dei direttori e dei sindaci titolari e supplenti» dell'Ypf e che «la designazioni dei direttori verrà effettuata in proporzione alle partecipazioni dello Stato Nazionale, degli Stati provinciali ed uno in rappresentanza dei lavoratori dell'impresa». Il governo si è già portato avanti col lavoro: ieri, con un blitz (nella foto) che ha preso di sorpresa i 2.000 impiegati che lavorano nella sede Ypf a Puerto Madero, ha preso il controllo dell'impresa e ha licenziato i direttori esecutivi spagnoli ed argentini. Secondo Clarín.com, «il segretario di coordinamento del ministero della pianificazione argentina, Roberto Baratta, che fino ad oggi era l'unico rappresentante dello Stato argentino nel direttivo della Ypf, si è presentato insieme a due avvocati nell'edificio con una lista di direttori esecutivi che devono rinunciare». Baratta ha detto al direttore legale di Ypf, Mauro Dacomo, che l'impresa era commissariata e gli ha presentato n una lista con 16 membri del Comitato direttivo, che appartengono al Grupo Petersen, ma nessun nome spagnolo. Baratta inoltre ha ordinato di cambiare la sicurezza dell'edificio ed ha preso il controllo delle aree chiave dell'Ypf, comprese le comunicazioni ora in mano a Horacio Mizrahi, portavoce del ministro della pianificazione Julio De Vido che alle 15 ora di Buenos Aires di ieri ha assunto formalmente il controllo de Ypf e ha dato la delega dell'incarico al viceministro dell'economia Axel Kicillof.
Il blitz è avvenuto quando la presidente argentina Cristina Fernández de Kirchner aveva appena iniziato a parlare in televisione annunciando un intervento immediato sul'Ypf e l'invio al Congresso del progetto di legge per espropriare il 51% dell'impresa, fino ad ora partecipata per il 57% dalla Repsol. Stanotte il governo ha ordinato di rafforzare la vigilanza della torre di Puerto Madero e una pattuglia della Fuerza de seguridad naval sta presidiando la sede dell'Ypf.
Il progetto di legge, composto da 19 articoli e chiamato "De la soberanía hidrocarburífera de la República Argentina" è un aggiornamento di un testo simile già sottoposto ai deputati della maggioranza e che è stato integrato con le osservazioni delle Province che producono idrocarburi.
Il primo articolo dichiara «Di interesse pubblico nazionale e come obiettivo prioritario il raggiungere l'autosufficienza degli idrocarburi» e «Lo sfruttamento, l'industrializzazione, il trasporto e la commercializzazione degli idrocarburi». Un quadro politico che sostiene la parte più sostanziale del progetto: la dichiarazione di «Utilità pubblica e soggetta ad espropriazione» del 51% della Ypf Sociedad Anónima che verrà suddiviso tra lo Stato e le province che fanno parte dell'Organización federal de provincias productoras de hidrocarburos (OfephiI). Allo Stato centrale andrà il 26,01% del totale e alle province produttrici il 24,99%, cioè, rispettivamente il 51% e il 49% del 51% che sarà espropriato. I diritti azionari delle province verranno realizzati «In forma unificata per il periodo minimo di 50 anni attraverso un patto di sindacato di azioni» ed «E' proibito il trasferimento a posteriori di tali azioni (quelle espropriate) senza l'autorizzazione del Congreso de la Nación».
Il testo stabilisce anche che il 51% espropriato sarà «Rappresentato in egual percentuale dalle azioni classe D appartenenti a Repsol Ypf Sociedad Anónima» e il giornale argentino Clarìn spiega «Vuole dire che, perlomeno secondo quanto viene rivelato, non si espropriano le azioni in possesso della famiglia Eskenazy attraverso il Grupo Petersen né quelle degli azionisti che hanno comprato i titoli in borsa». In Argentina ci sono voci di mercato sulla possibilità che altre multinazionali, come la brasiliana Petrobras e la messicana Pemex, comprino la parte delle azioni Ypf in mano agli Eskenazi.
La Fernández non vuole essere accostata alle nazionalizzazioni petrolifere "stile Chavez" e ha cercato di rassicurare: «Non è un modello di statalizzazione ma di recupero della sovranità. Confermiamo il mantenimento del modello di Sociedad Anónima e della condiuzione professionale». Ma la nazionalizzazione è evidente: il progetto stabilisce anche che, all'interno della sovranità petrolifera, lo Stato «Arbitrerà i mezzi direttivi», con l'obiettivo, tra le altre cose, della «Conversione delle risorse in riserve provate e nel loro sfruttamento» e «L'integrazione del capitale pubblico e privato nazionale e internazionale in alleanze strategiche»; la «Massimizzazione degli investimento»; la «Promozione dello sfruttamento e commercializzazione degli idrocarburi con alto valore aggiunto» e lo «Sfruttamento razionale delle risorse». Viene anche creato un "Consejo federal de hidrocarburos" al quale partecipano i ministri dell'economia, della pianificazione, del lavoro e dell'industria che promuoverà «L'attuazione coordinata dello Stato nazionale e degli Stati provinciali».
La Spagna non l'ha presa bene ed ha definito «Ostile» l'espropriazione ed annuncia rappresaglie «Chiare e contundenti». I ministri spagnoli degli esteri, José Manuel García-Margallo, e dell'industria, José Manuel Soria, dopo una riunione di emergenza convocata nella notte alla Moncloa dal primo ministro Mariano Rajoy, hanno assicurato che il blitz alla Ypf avrà conseguenze che verranno rese note nei prossimi giorni ed hanno definitivo «Stravagante» l'espulsione dei membri del direttivo Ypf.
«Il governo condanna con assoluta energia l'arbitraria decisione del governo della Repubblica Argentina - ha detto García-Margallo - Il governo constata che questo metodo arbitrario rompe il clima de cordialità che tradizionalmente ha retto le relazioni tra Spagna e Argentina. Ricordo che in passato la Spagna è accorsa in aiuto in Argentina quando il Paese attraversava le sue ore peggiori». Come dire: ci state accoltellando alle spalle nel pieno della crisi finanziaria-economica e mentre l'Iran ci taglia le forniture di petrolio.
Il ministro Soria ha detto che con la sua decisione la Fernández Kirchner «Rompe l'accordo verbale raggiunto a Buenos Aires il 28 febbraio», quando il ministro dell'industria andò in Argentina per conto di Repsol preoccupata delle voci insistenti di statalizzazione dell'Ypf. «In questo accordo si decise che i possibili contenziosi tra Repsol-Ypf e il governo argentino si sarebbero risolti attraverso il dialogo e il negoziato, come è normale, la regola abituale, e tra Paesi amici come Argentina e Spagna. La Spagna adotterà tutti i mezzi che considera convenienti in difesa dei suoi interessi di Repsol. L'espropriazione danneggia milioni di piccoli azionisti che hanno depositato i loro risparmi nell'impresa petrolifera. La Spagna si è messa in contatto con la Commissione europea per darle conto di questa arbitraria decisione ed ha chiesto che in via urgente si discuta di questa misura nella plenaria che si sta tenendo a Strasburgo».
Il ministro degli esteri ha detto che «Questa decisione è straordinariamente lesiva per il popolo argentino perché rompe il clima di fiducia necessario per attrarre i risparmi e gli investimenti di cui necessita l'Argentina per uscire fuori dalla situazione in cui si trova. Una pessima decisione per la Spagna, una pessima decisione per l'Argentina ed una bruttissima notizia per la sicurezza giuridica che deve sostenere le relazioni tra Paesi amici ed alleati».
Soria ha avvertito: «Qualsiasi gesto di ostilità contro un'impresa spagnola nel resto del mondo, il governo della Spagna lo interpreta come un gesto di ostilità contro la Spagna e contro il governo. La nazionalizzazione è una decisione ostile contro Repsol, pertanto contro un'impresa spagnola, pertanto contro la Spagna ed il governo della Spagna».
Sulla questione è intervenuta anche una preoccupatissima Hillary Clinton, in visita nel confinante Brasile. Il Segretario di Stato Usa ha detto che «L' Argentina dovrà giustificare l'esproprio dell'Ypf. Le decisioni devono avere una giustificazione e devono essere condivise tra i proprietari. Un mercato aperto dell'energia e delle commodities è il miglior modello di concorrenza ed accesso al mercato». Purtroppo per la Clinton sempre più Paesi emergenti e in via di sviluppo pensano che quel tipo di mercato dell'energia vada a beneficio solo dell'Occidente industrializzato.
Umberto Mazzantini
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