L’Organizzazione sindacale autonoma polizia penitenziaria, l’Osapp, in una nota del segretario generale Leon Beneduci, denuncia come oltre il 40 per cento dei detenuti in attesa di giudizio nelle case circondariali (circa 12 mila) e oltre il 10 per cento dei detenuti che è nelle case di reclusione (circa 4 mila) sarebbe soggetto a una sorta di contenimento chimico per mezzo di un eccessivo uso di psicofarmaci.
E-ilmensile - “A leggere la lunghissima lista dei farmaci somministrati in carcere c’è da rimanere esterrefatti visto che, a parte gli ettolitri di valium, nelle patrie galere si somministra praticamente di tutto, dagli antipsicotici agli ipnotici, dagli antidepressivi agli oppiacei, dalle benzodiazepine agli stabilizzatori dell’umore. Si tratta spesso di farmaci di non facile reperimento all’esterno, visti gli altissimi rischi di dipendenza e che invece in carcere vengono assunti, su prescrizione del medico dell’istituto e in presenza del personale paramedico e di polizia penitenziaria, quali medicine di contenimento in quanto somministrate non secondo tempi e modalità indicati dalle case farmaceutiche nel bugiardino, ma solo quando viene effettuato il giro della terapia interno alle sezioni”, ha dichiarato all’Ansa Beneduci. E – il mensile ha intervistato sul tema il segretario generale dell’Osapp, Leon Beneduci.
Di questi farmaci ne fa utilizzo una cifra di detenuti abbastanza elevata.
I dati sono relativi ai farmaci che normalmente dovrebbero essere prescritti con una certa parsimonia, si tratta solo degli oppiacei e altri affini che possono creare serie dipendenze.Tenga presente che noi non abbiamo considerato che la stragranza maggioranza dei detenuti si fa prescrivere il tavor o il minies che servono per dormire. Se parliamo anche di questi farmaci che sono poi i cosiddetti ipnotici oppure parliamo di antidepressivi come il larox arriviamo a cifre anche dell’ 80 per cento. Abbiamo tenuto conto solo di quei farmaci che sono di uso meno comune, ma quasi tutti i detenuti fanno uso di psicofarmaci per dormire tranquilli. I sedicimila soggetti che abbiamo indicato sono solo una parte, se avessimo dovuto indicare tutti i detenuti che fanno uso di psicofarmaci arriveremo a cifre assurde tipo 30 mila detenuti 35 mila detenuti.
Questi dati si riferiscono a tutte le carceri?
Si, praticamente in tutte le carceri c’è un abuso di psicofarmaci con percentuali più alte al nord (circa l’80 per cento). Parliamo nella maggior parte dei casi di case circondariali dove i detenuti non fanno quasi niente oltre che qualche partita di calcio. Nelle case di reclusione, invece, ci sono cifre inferiori perché i carcerati godono di maggiore libertà, fanno attività, fanno corsi e così via. Certo le cifre sono inferiori ma i numeri sono comunque sia alti, d’altronde è la situazione del carcere: stanno buoni perché si fanno aiutare a stare buoni.
E per ovviare a questa situazione che risposta danno le istituzioni? C’è prevenzione?
No, assolutamente no. Il dato dell’assistenza psicologica è raccapricciante. L’anno scorso la disponibilità economica che gli psicologi avevano era di 30 minuti all’anno per detenuto. Mezz’ora all’anno. Ma anche l’assistenza sanitaria è qualcosa di disastroso: mancano proprio i medici, per non parlare degli esperti. Quindi si fa assistenza e basta. Non si fanno diagnosi, mai prevenzione.
Tweet |
È presente 1 commento
il problema è solo di chi ha scritto quest' articolo.
Inserisci un commento
Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.