giovedì, aprile 05, 2012
In Mali, il movimento nazionale di liberazione dell'Azawad (Mnla), importante componente della ribellione Tuareg, ha proclamato la fine delle operazioni militari nel Nord. Mentre un gruppo scissionista di al-Qaeda ribadisce la volontà di estendere la propria azione in tutta la regione del Sahel.

Radio Vaticana - “Allargheremo le attività del nostro gruppo a tutta la regione del Sahel”. E' quanto ha promesso il gruppo "Monoteismo e Jihad in Africa Occidentale", il movimento islamico noto per essere nato da una scissione di al-Qaeda nel Maghreb e per aver rivendicato il sequestro dell'italiana Rossella Urru. Intanto sul terreno il Movimento nazionale di liberazione dell'Azawad componente importante della ribellione Tuareg - seguita al golpe militare che ha destituito il 22 marzo scorzo il presidente Tourè - ha proclamato la fine delle operazioni militari nel Nord. La decisione, sottolineano, è stata presa “in seguito alla liberazione completa del territorio del Nord e tenuto conto dell’invito alla cessazione delle ostilità espresso dalla comunità internazionale”. Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu, ieri, ha condannato duramente il colpo di Stato, affermando di sostenere le sanzioni economiche e militari imposte dal gruppo dei Paesi dell'Africa Occidentale, Ecowas. In questo scenario la popolazione, duramente messa alla prova dalle violenze e della carestia, sta cercando riparo altrove come conferma Alberto Fascetto cooperante Cisv raggiunto telefonicamente nella capitale Bamako:

R. - Al Nord, la popolazione sta andando via, c’è un esodo di massa verso la Mauritania e l’Algeria. Una fuga dalla situazione di guerra e per la penuria di alimenti e di acqua. Viceversa, le popolazioni che si trovano al limite di quest’area dell’Azawad e quindi le popolazioni della regione di Mopti si stanno dirigendo nelle regioni limitrofe a Sud e quindi nella regione di Segou e nella regione di Sikasso.

D. - Come vive la popolazione questo momento?


R. - Vive ovviamente con molta ansia e aspetta un intervento dell’Ecowas o delle Nazioni Unite, una’azione forte che possa fermare quanto sta accadendo o quantomeno limitare i danni.


D. - Sul Mali impattano anche le sanzioni: nella capitale avete energia elettrica?

R. - Dalle informazioni che abbiamo le riserve di gasolio stanno per finire e quindi al momento stanno cercando di limitare l’utilizzo di carburante, visto che le turbine delle centrali vanno proprio a gasolio. Siamo nella stagione secca ed anche le centrali idroelettriche sono in difficoltà. Quindi abbiamo luce soltanto dopo cena, dalle 19.00 alle 6.00 del mattino.


D. - Una situazione difficile per la popolazione, anche prima del golpe militare del 22 marzo…


R. - Le Nazioni Unite, insieme con diverse ong locali, stavano avviando programmi di intervento per combattere al Nord la situazione di insicurezza alimentare, che stava diventando ormai insostenibile: purtroppo, però, tutto questo è stato messo in standby visti gli ultimi avvenimenti che, via via, si sono succeduti.


D. - Dopo il golpe, i tuareg al Nord e poi anche al-Qaeda: qual è la situazione?


R. - Al-Qaeda Maghreb non è mai andata via dal Mali: il fatto che i militari abbiano lasciato il campo libero all’Mnla di muoversi, ha fatto sì che anche al-Qaeda avesse più libertà di movimento. Nessuno però al momento sa quali sono le vere alleanze che si stanno creando. (mg)

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