lunedì, aprile 16, 2012
Al Regina Caeli, Benedetto XVI ricorda la festa istituita dal papa polacco e chiede a tutti i pellegrini di essere "testimoni della Divina Misericordia" nel mondo. Il saluto ai fedeli della Chiesa di S. Spirito in Sassia e del santuario di Łagiewniki, dove è vissuta santa Faustina Kowalska. La celebrazione della domenica segno della resurrezione di Gesù, in cui Egli "ci parla nelle Sacre Scritture e spezza per noi il Pane di vita eterna". La richiesta di preghiere per il 7mo anno del suo pontificato.

AsiaNews - È tutta intessuta di richiami alla Divina Misericordia e al beato Giovanni Paolo II la riflessione e i saluti che Benedetto XVI ha rivolto ai pellegrini in piazza san Pietro in occasione del Regina Caeli di oggi. Dal 2000, per volere del papa polacco, la seconda domenica di Pasqua è stata definita "festa della Divina Misericordia", seguendo una rivelazione di Gesù stesso a S. Faustina Kowalska, canonizzata nel 2000. Vale la pena ricordare che Giovanni Paolo II è morto proprio ai primi vespri della festa della Divina Misericordia, nel 2005.

Riferendosi al vangelo di oggi (Giov. 20, 19-31) e alle apparizioni di Gesù ai discepoli, il papa ha detto: "E' molto importante quello che riferisce il Vangelo, e cioè che Gesù, nelle due apparizioni agli Apostoli riuniti nel cenacolo, ripeté più volte il saluto «Pace a voi!» (Gv 20,19.21.26). Il saluto tradizionale, con cui ci si augura lo shalom, la pace, diventa qui una cosa nuova: diventa il dono di quella pace che solo Gesù può dare, perché è il frutto della sua vittoria radicale sul male. La «pace» che Gesù offre ai suoi amici è il frutto dell'amore di Dio che lo ha portato a morire sulla croce, a versare tutto il suo sangue, come Agnello mite e umile, «pieno di grazia e di verità» (Gv 1,14). Ecco perché il beato Giovanni Paolo II ha voluto intitolare questa Domenica dopo la Pasqua alla Divina Misericordia, con un'icona ben precisa: quella del costato trafitto di Cristo, da cui escono sangue ed acqua, secondo la testimonianza oculare dell'apostolo Giovanni (cfr Gv 19,34-37). Ma ormai Gesù è risorto, e da Lui vivo scaturiscono i Sacramenti pasquali del Battesimo e dell'Eucaristia: chi si accosta ad essi con fede riceve il dono della vita eterna.

Cari fratelli e sorelle, accogliamo il dono della pace che ci offre Gesù risorto, lasciamoci riempire il cuore dalla sua misericordia! In questo modo, con la forza dello Spirito Santo, lo Spirito che ha risuscitato Cristo dai morti, anche noi possiamo portare agli altri questi doni pasquali".

Ai saluti nelle diverse lingue, dopo la preghiera mariana, il pontefice ha voluto salutare anzitutto " i pellegrini che hanno partecipato alla Santa Messa presieduta dal Cardinale Vicario Agostino Vallini nella chiesa di Santo Spirito in Sassia [vicino alla basilica di san Pietro - ndr], luogo privilegiato di culto della Divina Misericordia, dove si venerano in modo particolare anche santa Faustina Kowalska e il beato Giovanni Paolo II. A tutti auguro di essere testimoni dell'amore misericordioso di Cristo. Grazie della vostra presenza!".

L'augurio di essere "testimoni della Divina Misericordia" è stato rivolto anche in polacco, riferendosi soprattutto ai pellegrini del santuario di Łagiewniki, costruito nel luogo dove visse e mori santa Faustina Kowalska. "Là - ha spiegato il pontefice - dieci anni fa, il beato Giovanni Paolo II disse: «Bisogna trasmettere al mondo questo fuoco della misericordia. Nella misericordia di Dio il mondo troverà la pace, e l'uomo la felicità! Affido questo compito...a tutti i devoti della Divina Misericordia». Fedeli a questa esortazione annunciamo al mondo il messaggio di Gesù Misericordioso, siamo i Suoi testimoni".

Nella sua riflessione, Benedetto XVI si è soffermato anche sui tempi delle apparizioni di Gesù, il "primo giorno della settimana" e "otto giorni dopo" (Giov. 20, 19.26): "Quel giorno, chiamato poi «domenica», è il giorno dell'assemblea, della comunità cristiana che si riunisce per il suo culto proprio, cioè l'Eucaristia, culto nuovo e distinto fin dall'inizio da quello giudaico del sabato. In effetti, la celebrazione del Giorno del Signore è una prova molto forte della Risurrezione di Cristo, perché solo un avvenimento straordinario e sconvolgente poteva indurre i primi cristiani a iniziare un culto diverso rispetto al sabato ebraico.

Allora come oggi, il culto cristiano non è solo una commemorazione di eventi passati, e nemmeno una particolare esperienza mistica, interiore, ma essenzialmente un incontro con il Signore risorto, che vive nella dimensione di Dio, al di là del tempo e dello spazio, e tuttavia si rende realmente presente in mezzo alla comunità, ci parla nelle Sacre Scritture e spezza per noi il Pane di vita eterna. Attraverso questi segni noi viviamo ciò che sperimentarono i discepoli, cioè il fatto di vedere Gesù e nello stesso tempo di non riconoscerlo; di toccare il suo corpo, un corpo vero, eppure libero dai legami terreni".

Sono presenti 0 commenti

Inserisci un commento

Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.



___________________________________________________________________________________________
Testata giornalistica iscritta al n. 5/11 del Registro della Stampa del Tribunale di Pisa
Proprietario ed Editore: Fabio Gioffrè
Sede della Direzione: via Socci 15, Pisa