giovedì, aprile 12, 2012
La politica italiana converge, senza distinzioni, sulla necessità che si vari al più presto la riforma del finanziamento ai partiti. Presto si dovrebbe avere una prima bozza predisposta da Pdl, Pd e Udc, che giovedì verrà presentata alle altre forze politiche.

Radio Vaticana - La prossima settimana, si potrebbe già arrivare alla nuova legge che possa garantire trasparenza nel funzionamento dei partiti e nel loro finanziamento. Francesca Sabatinelli ha intervistato padre Michele Simone, vicedirettore e notista politico della rivista della Compagnia di Gesù “Civiltà Cattolica”: ascolta. R. – Oggi, il tema della corruzione aumenta la distanza tra gli elettori e gli uomini politici. L’antipolitica e l’astensionismo fanno grossi passi in avanti e quindi è stata una questione di vita o di morte, per la maggioranza dei partiti politici, pensare ad una rinnovata legge sul finanziamento dei partiti.

D. – Quindi, questa legge dovrebbe in qualche modo essere un’iniezione di fiducia per i cittadini che dovranno, ad esempio il 6 maggio, confrontarsi con un nuovo test elettorale, quello delle amministrative?

R. – Sì, dovrebbe. Ma ci vuole tempo per incidere su questo muro di divisione tra i cittadini e la classe politica. Ci vorrà tempo…

D. – I partiti e le forze politiche dovrebbero convergere su cinque punti fondamentali per avviare questa riforma. Si parla di bilanci “doc” e certificati, controllati dalla Corte dei Conti e disponibili sul web, della pubblicazione dei nomi di chi versa privatamente oltre una certa somma… Però, non sembra che si vada a toccare la questione della riduzione dei rimborsi elettorali: questo – secondo lei – non continuerà ad alimentare una certa ambiguità?

R. – Sì, ma dobbiamo aspettare il testo per vedere su che cosa sono stati capaci di raggiungere un consenso e su che cosa i temi attinenti alla corruzione vengono messi da parte. Non dobbiamo dimenticarci che da tempo in parlamento giacciono disegni di legge sull’anticorruzione. Per ora, non se n’è fatto niente. Le due cose sono separate, ma dovrebbero marciare di pari passo perché, altrimenti, i grossi passi in avanti necessari per cominciare a ricostruire una fiducia tra gli elettori e gli esponenti politici arriveranno in ritardo.

D. – La forte crisi economica che si vive in Italia a suo giudizio si può dire sia stata generata dalla profonda crisi dell’etica della politica, quanto mai evidente nel Paese?

R. – Le due crisi sono separate, perché la crisi economica viene da lontano e riguarda innanzitutto l’Europa e la nuova governance di cui essa ha bisogno. La crisi interna, qui dal punto di vista etico, è invece qualcosa che fa emergere il vissuto di molti parlamentari, di molti uomini politici, che hanno messo insieme vita personale ed esigenze personali con decisioni politiche.

D. – Si può pensare che l’Italia si stia effettivamente avviando verso una maggiore trasparenza? Si può pensare che si ritorni alla politica "per" i cittadini e "con" i cittadini?

R. – Ci vuole tempo. Ci vuole tempo, bisogna vedere i testi della riforma presentati e le approvazioni, i passi in avanti che si compiono. Non è detto che questo avvenga, perché anche in passato tentativi ci sono stati, e sono falliti. Io sono realista: attendo i risultati.

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