All’indomani dalla presentazione del ddl sulla riforma del mercato del lavoro, il premier Monti confida in un percorso parlamentare 'sereno e rapido' per la sua approvazione, dopo che il testo ha raccolto l'adesione della maggioranza.
Radio Vaticana - Fra i punti salienti: il nuovo contratto di apprendistato che premia le aziende che assumono a tempo indeterminato, il reintegro - che accende l'opposizione delle imprese - e la riduzione dell’indennizzo da 27 a 24 mensilità. Prevista dunque una stretta alla flessibilità in entrata, mentre sul fronte della conciliazione lavoro-famiglia arrivano la paternità obbligatoria e il contrasto alla pratica delle dimissioni in bianco. Positivi i pareri di Cisl e Uil, negativa l’Ugl, no comment dalla Cgil. Per il ministro del Lavoro Fornero “ci sono vantaggi per tutti”. Di “passo giusto nella direzione giusta” parla il presidente delle Acli Andrea Olivero. Paolo Ondarza lo ha intervistato:
R. – Nell’insieme l’opinione è positiva. Noi crediamo che i passi in avanti siano significativi e utili soprattutto perché per la prima volta dopo molti anni si riafferma la centralità del contratto a tempo indeterminato e si iniziano a mettere vincoli sulle tutele per i giovani lavoratori. Certamente non userei troppa enfasi perché purtroppo sappiamo che questo è solo un primo passo e c’è bisogno di ben altro per far ripartire il lavoro nel Paese. Però è un passo giusto, nella direzione giusta.
D. – L’accordo sembrava impossibile: un muro contro muro, invece poi il confronto ha dato i suoi frutti…
R. – Ci sembra anche questo un atteggiamento saggio perché non esistono solo il governo e il cittadino: esiste una società civile articolata che certamente non deve porre veti ma che ha una responsabilità importante anche nell’attuazione delle riforme. Noi crediamo che la concertazione sia un bene.
D. – A giudicare dai contenuti che sono emersi, ritiene che questa riforma vada verso gli obiettivi che si pone, ovvero quelli di realizzare un mercato di lavoro inclusivo e dinamico, in grado di contribuire alla creazione di occupazione in quantità e qualità e alla crescita sociale ed economica?
R. - Certamente, come dicevo, è un segnale nella direzione giusta. Da solo però non basta, lo diciamo con forza: va accompagnato da una profonda riforma del sistema dell’accesso al lavoro pubblico. Ad oggi meno del 5 per cento degli occupati ha trovato lavoro grazie alla intermediazione pubblica. Ci sono da fare passi in avanti perché quello che c’è scritto nella legge si possa tradurre in realtà grazie a servizi e a risposte precise da parte della pubblica amministrazione e di un sistema coerente sussidiario organizzato dallo Stato.
D. – Alcuni punti lasciano ben sperare come il rafforzamento dell’apprendistato o la stretta alla flessibilità in entrata... Possiamo parlare di un’inversione di tendenza dopo anni di precariato?
R. – Sì, questo è il segnale più interessante. Si capovolge la logica: non c’è più la necessità della flessibilità a tutti i costi, come valore in se stesso, ma la necessità di creare una sostenibilità vera che aiuti le persone, i cittadini, a potersi inserire nel mercato del lavoro, a cambiare anche più posti di lavoro ma all’interno della certezza di una continuità del lavoro stesso e quindi del reddito e della propria dignità.
D. – E’ una riforma che tiene conto anche della famiglia, visto che tutela le donne contrastando la pratica delle dimissioni in bianco o prevede l’obbligo di congedo per i padri…
R. – Sì, introduce alcuni elementi interessanti. Naturalmente anche qui siamo ai primi passi. Noi crediamo che sulla conciliazione si debba fare anche molto di più. Però è un primo passaggio utile perché sappiamo bene che l’occupazione femminile così come l’occupazione giovanile sono le grandi sfide per far ripartire il Paese.
D. – Quali le ombre di questo disegno di legge?
R. – Io credo che questo disegno di legge possa essere fragile soltanto nella misura in cui rimarrà solo, se cioè non verrà accompagnato da altri provvedimenti in particolare quelli relativi al rilancio dell’occupazione giovanile.
D. – Il ddl è stato accolto complessivamente in maniera positiva mentre resta un giudizio fortemente negativo da parte delle imprese…
R. – E’ vero. Le imprese chiedevano la flessibilità in uscita e questa viene fortemente ridimensionata, ma attenzione: chiedere la flessibilità in uscita in un momento di crisi come quella che stiamo attraversando e in un momento nel quale non abbiamo alcun servizio vero per quanti perdono il lavoro oltre i 50 anni e nessuna possibilità di un vero reimpiego, ci pare oggettivamente troppo. Credo che le imprese debbano andare a cogliere quello che c’ è di positivo e capire che in questo momento “altro” sarebbe stato “macelleria” sociale. (bf)
Radio Vaticana - Fra i punti salienti: il nuovo contratto di apprendistato che premia le aziende che assumono a tempo indeterminato, il reintegro - che accende l'opposizione delle imprese - e la riduzione dell’indennizzo da 27 a 24 mensilità. Prevista dunque una stretta alla flessibilità in entrata, mentre sul fronte della conciliazione lavoro-famiglia arrivano la paternità obbligatoria e il contrasto alla pratica delle dimissioni in bianco. Positivi i pareri di Cisl e Uil, negativa l’Ugl, no comment dalla Cgil. Per il ministro del Lavoro Fornero “ci sono vantaggi per tutti”. Di “passo giusto nella direzione giusta” parla il presidente delle Acli Andrea Olivero. Paolo Ondarza lo ha intervistato:
R. – Nell’insieme l’opinione è positiva. Noi crediamo che i passi in avanti siano significativi e utili soprattutto perché per la prima volta dopo molti anni si riafferma la centralità del contratto a tempo indeterminato e si iniziano a mettere vincoli sulle tutele per i giovani lavoratori. Certamente non userei troppa enfasi perché purtroppo sappiamo che questo è solo un primo passo e c’è bisogno di ben altro per far ripartire il lavoro nel Paese. Però è un passo giusto, nella direzione giusta.
D. – L’accordo sembrava impossibile: un muro contro muro, invece poi il confronto ha dato i suoi frutti…
R. – Ci sembra anche questo un atteggiamento saggio perché non esistono solo il governo e il cittadino: esiste una società civile articolata che certamente non deve porre veti ma che ha una responsabilità importante anche nell’attuazione delle riforme. Noi crediamo che la concertazione sia un bene.
D. – A giudicare dai contenuti che sono emersi, ritiene che questa riforma vada verso gli obiettivi che si pone, ovvero quelli di realizzare un mercato di lavoro inclusivo e dinamico, in grado di contribuire alla creazione di occupazione in quantità e qualità e alla crescita sociale ed economica?
R. - Certamente, come dicevo, è un segnale nella direzione giusta. Da solo però non basta, lo diciamo con forza: va accompagnato da una profonda riforma del sistema dell’accesso al lavoro pubblico. Ad oggi meno del 5 per cento degli occupati ha trovato lavoro grazie alla intermediazione pubblica. Ci sono da fare passi in avanti perché quello che c’è scritto nella legge si possa tradurre in realtà grazie a servizi e a risposte precise da parte della pubblica amministrazione e di un sistema coerente sussidiario organizzato dallo Stato.
D. – Alcuni punti lasciano ben sperare come il rafforzamento dell’apprendistato o la stretta alla flessibilità in entrata... Possiamo parlare di un’inversione di tendenza dopo anni di precariato?
R. – Sì, questo è il segnale più interessante. Si capovolge la logica: non c’è più la necessità della flessibilità a tutti i costi, come valore in se stesso, ma la necessità di creare una sostenibilità vera che aiuti le persone, i cittadini, a potersi inserire nel mercato del lavoro, a cambiare anche più posti di lavoro ma all’interno della certezza di una continuità del lavoro stesso e quindi del reddito e della propria dignità.
D. – E’ una riforma che tiene conto anche della famiglia, visto che tutela le donne contrastando la pratica delle dimissioni in bianco o prevede l’obbligo di congedo per i padri…
R. – Sì, introduce alcuni elementi interessanti. Naturalmente anche qui siamo ai primi passi. Noi crediamo che sulla conciliazione si debba fare anche molto di più. Però è un primo passaggio utile perché sappiamo bene che l’occupazione femminile così come l’occupazione giovanile sono le grandi sfide per far ripartire il Paese.
D. – Quali le ombre di questo disegno di legge?
R. – Io credo che questo disegno di legge possa essere fragile soltanto nella misura in cui rimarrà solo, se cioè non verrà accompagnato da altri provvedimenti in particolare quelli relativi al rilancio dell’occupazione giovanile.
D. – Il ddl è stato accolto complessivamente in maniera positiva mentre resta un giudizio fortemente negativo da parte delle imprese…
R. – E’ vero. Le imprese chiedevano la flessibilità in uscita e questa viene fortemente ridimensionata, ma attenzione: chiedere la flessibilità in uscita in un momento di crisi come quella che stiamo attraversando e in un momento nel quale non abbiamo alcun servizio vero per quanti perdono il lavoro oltre i 50 anni e nessuna possibilità di un vero reimpiego, ci pare oggettivamente troppo. Credo che le imprese debbano andare a cogliere quello che c’ è di positivo e capire che in questo momento “altro” sarebbe stato “macelleria” sociale. (bf)
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È presente 1 commento
un po' di speranza per i giovani...................
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