Al centro del dibattito il reintegro di Cuba, la lotta al narcotraffico e la questione della sovranità sulle isole Malvinas (Falkland)
Misna - Il pieno reintegro di Cuba nel sistema interamericano e la lotta al narcotraffico, insieme alla rivendicazione della sovranità sulle isole Malvinas (Falkland) da parte dell’Argentina, domineranno, secondo fonti diplomatiche, il VI Vertice delle Americhe in programma nel fine settimana a Cartagena de Indias, in Colombia, dove è atteso anche Barack Obama, la cui popolarità in America Latina si è ridotta drasticamente negli ultimi due anni.
Assenti al summit, Raúl Castro, il cui mancato invito ha sollevato aspre polemiche nelle ultime settimane, e l’ecuadoriano Rafael Correa, capofila degli ‘indignati’ per l’esclusione di Cuba che ha rinunciato in solidarietà con il governo dell’Avana. Obama, che fino al 2009 era apprezzato dal 62% dei latinoamericani, dato ora sceso al 47% (secondo un recente sondaggio dell’istituto Gallup), è in qualche modo atteso al varco da più fronti: la “nuova era” che aveva promesso nelle relazioni con l’ex ‘cortile di casa’ è rimasta sulla carta. Se al vertice di tre anni fa a Trinidad e Tobago aveva incantato con il suo carisma la platea dei colleghi, l’evidente disinteresse mostrato nei confronti della regione – la sua priorità diplomatica ed economica, ha detto chiaramente, è l’Asia – ha deluso le aspettative di molti. Buona parte dei presidenti del Centroamerica, insieme al vicino Messico, infatti, è alle prese con il crescente problema della violenza legata ai cartelli della droga senza prospettive di successo in vista e con aiuti statunitensi che minacciano di diminuire progressivamente a causa del Congresso. Altri, come la brasiliana Dilma Rousseff, mantengono sostanzialmente le distanze con la Casa Bianca sul piano politico lasciando spazio principalmente ad accordi commerciali ed energetici.
Intanto in America Latina incalza la Cina che solo nel 2010 ha elargito in prestiti oltre 37 miliardi di dollari, più degli Usa, della Banca Mondiale e della Banca interamericana di sviluppo messi insieme. Anche per Washington la regione resta una terra di opportunità sul fronte economico, ma meno interesse sollevano gli appelli a una concreta cooperazione per risolvere problemi strutturali come la lotta alla povertà o il divario sociale, mentre resta pendente la questione cubana.
In quanto alla proposta dal presidente guatemalteco Oscar Pérez di avviare un dialogo internazionale per valutare nuove alternative alla lotta al narcotraffico – inclusa la possibilità di depenalizzare e regolare gli stupefacenti – il governo Obama si è detto disposto ad ascoltare ogni argomento, ma il responsabile per gli affari latinoamericani del Consiglio di sicurezza nazionale, Dan Restrepo, è stato chiaro: “Non esiste un consenso” sull’eventuale legalizzazione.
Misna - Il pieno reintegro di Cuba nel sistema interamericano e la lotta al narcotraffico, insieme alla rivendicazione della sovranità sulle isole Malvinas (Falkland) da parte dell’Argentina, domineranno, secondo fonti diplomatiche, il VI Vertice delle Americhe in programma nel fine settimana a Cartagena de Indias, in Colombia, dove è atteso anche Barack Obama, la cui popolarità in America Latina si è ridotta drasticamente negli ultimi due anni.
Assenti al summit, Raúl Castro, il cui mancato invito ha sollevato aspre polemiche nelle ultime settimane, e l’ecuadoriano Rafael Correa, capofila degli ‘indignati’ per l’esclusione di Cuba che ha rinunciato in solidarietà con il governo dell’Avana. Obama, che fino al 2009 era apprezzato dal 62% dei latinoamericani, dato ora sceso al 47% (secondo un recente sondaggio dell’istituto Gallup), è in qualche modo atteso al varco da più fronti: la “nuova era” che aveva promesso nelle relazioni con l’ex ‘cortile di casa’ è rimasta sulla carta. Se al vertice di tre anni fa a Trinidad e Tobago aveva incantato con il suo carisma la platea dei colleghi, l’evidente disinteresse mostrato nei confronti della regione – la sua priorità diplomatica ed economica, ha detto chiaramente, è l’Asia – ha deluso le aspettative di molti. Buona parte dei presidenti del Centroamerica, insieme al vicino Messico, infatti, è alle prese con il crescente problema della violenza legata ai cartelli della droga senza prospettive di successo in vista e con aiuti statunitensi che minacciano di diminuire progressivamente a causa del Congresso. Altri, come la brasiliana Dilma Rousseff, mantengono sostanzialmente le distanze con la Casa Bianca sul piano politico lasciando spazio principalmente ad accordi commerciali ed energetici.
Intanto in America Latina incalza la Cina che solo nel 2010 ha elargito in prestiti oltre 37 miliardi di dollari, più degli Usa, della Banca Mondiale e della Banca interamericana di sviluppo messi insieme. Anche per Washington la regione resta una terra di opportunità sul fronte economico, ma meno interesse sollevano gli appelli a una concreta cooperazione per risolvere problemi strutturali come la lotta alla povertà o il divario sociale, mentre resta pendente la questione cubana.
In quanto alla proposta dal presidente guatemalteco Oscar Pérez di avviare un dialogo internazionale per valutare nuove alternative alla lotta al narcotraffico – inclusa la possibilità di depenalizzare e regolare gli stupefacenti – il governo Obama si è detto disposto ad ascoltare ogni argomento, ma il responsabile per gli affari latinoamericani del Consiglio di sicurezza nazionale, Dan Restrepo, è stato chiaro: “Non esiste un consenso” sull’eventuale legalizzazione.
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