Ha destato grande interesse, nei giorni scorsi, il “pensionamento” dello Space shuttle Discovery
Radio Vaticana - La navicella spaziale, punta di diamante della Nasa - dopo 30 anni e 39 missioni - è stata trasportata nello Smithsonian, il Museo aerospaziale di Washington. Una cerimonia spettacolare a cui ha partecipato anche l’astronauta dell’Esa (Agenzia Spaziale Europea), Paolo Nespoli, che ha fatto parte dell’equipaggio del Discovery. In questa intervista esclusiva di Alessandro Gisotti, l’astronauta italiano racconta l’emozione dell’ultimo volo dello Space shuttle: ascolta
R. – La settimana scorsa ero a Washington, quando lo shuttle è stato portato in volo dal 747 della Nasa sopra la capitale americana. Tutti a testa in su si sono fermati a guardare questo shuttle che volava per l’ultima volta. Poi, un paio di giorni dopo, con altri 23 colleghi americani che hanno volato sullo shuttle l’abbiamo accompagnato nel luogo dove sarà esposto al pubblico, al Museo Smithsonian a Washington. A vederlo così, fa impressione: questa è una macchina veramente bella da vedere, elegante, molto capace. Questa cosa fragile, che però è in grado di fare tante cose... finisce un’epoca. Lo shuttle, secondo me, va in pensione non tanto perché è vecchio, ma perché, ancora oggi, è troppo nuovo... Dobbiamo ritornare ai veicoli un po’ più semplici; poi in futuro, quando avremo più capacità, più tecnologia, credo si ritornerà ancora una volta a costruire questi razzi con le ali.
D. – Quali sono i suoi ricordi del volo sullo shuttle Discovery?
R. – Una cosa fuori da questo mondo. A me sembrava sicuramente un sogno realizzato, ma allo stesso tempo, sembrava una cosa quasi impossibile. Quando mi sono trovato lì, nella stessa ala dalla quale sono partiti gli astronauti americani che sono andati sulla Luna, vestito più o meno allo stesso modo, sono andato alla piattaforma di lancio... É sicuramente una cosa molto forte. Questo veicolo è estremamente potente e veramente capace: una Ferrari dello spazio. Da un lato, se devo essere sincero, è un po’ delicato e anche molto costoso. Queste sono le ragioni sostanziali per cui è stato mandato in pensione in questo momento. Secondo me, una decisione corretta. La decisione non corretta è stata invece quella di non far seguire subito dei programmi da parte americana per avere la capacità di andare in orbita autonomamente. Oggi, gli americani si trovano a dover dipendere dai russi per andare nello spazio.
D. – Pochi giorni fa, si è celebrata la Giornata della Terra. Che emozione si prova nel vedere la Terra, il nostro pianeta, dallo spazio?
R. – La Terra da lassù è veramente bella. A me è sembrato di vedere una nave in navigazione nell’universo, una nave delicata, precisa, con tutte queste piccole cose all’interno, ma sicuramente delicata. Una nave nella quale c'è tutta una serie di equilibri molto delicati e noi come marinai dobbiamo stare veramente attenti a ciò che facciamo, perché con qualsiasi cambiamento affrettato, o senza capire quello che stiamo facendo, potremmo causare dei risultati veramente catastrofici.
D. – Ancora oggi, se a un bambino si chiede qual è il suo sogno per il futuro: “Cosa vorrai fare da grande?”, molto probabilmente risponderà: “L’astronauta”...
R. – Se devo essere sincero, ultimamente sento tanti che vogliono fare i calciatori, le veline... Devo dire che l’attrazione per la tecnica, questo sogno di esplorare, di andare a toccare dei mondi diversi, ha sicuramente un appeal in tutti, specialmente nei ragazzi giovani. È l’idea di essere primi ad andare a vedere, a sentire, a toccare, sperimentare cose nuove, cose diverse. È bello che ci sia questa cosa, è bello che attraverso questo, i nostri ragazzi vengano invogliati a guardare un po’ alle cose tecniche, a capire che le cose scientifiche sono alla portata di tutti, che possono essere interessanti e ci si può anche divertire nel farle.
D. – Se dovesse dire una cosa per la quale davvero il programma e lo shuttle Discovery saranno ricordati in futuro, quale indicherebbe?
R. – Ha fatto tante cose: è riuscito a farci vedere come sia possibile usare l’ingegno umano per arrivare a fare delle cose che sono estremamente improbabili, se non impossibili. Con lo shuttle abbiamo costruito una Stazione spaziale internazionale che vola ancora oggi in orbita, e vi resterà almeno per altri 13 anni. Lo shuttle ha fatto tante cose, ma ne abbiamo ancora tante da fare. Quindi, dovremmo fare tesoro di quello che è stato fatto ed andare avanti e continuare con l’esplorazione del cosmo.
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