Il ciclo di riflessioni quaresimali con le parole di Francesco e Chiara prosegue in questi giorni della Settimana Santa con nuovi appuntamenti quotidiani a cura di Monica Cardarelli
“Tu sei giustizia”, scrive Francesco, e subito tornano alla memoria le innumerevoli situazioni di ingiustizia nella storia dell’umanità, fino ad arrivare alle situazioni della nostra ferialità, al quotidiano. Troppo spesso si fraintende il significato vero di giustizia ed è altrettanto vero che la giustizia di Dio ha un significato diverso da quello che noi le attribuiamo: “I miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie” si legge in Isaia 55, 8. È difficile accettare le ingiustizie umane perché incomprensibili ai nostri occhi. È necessario perciò guardare con gli occhi di Dio il nostro mondo, come Cristo che piange su Gerusalemme in fiamme, per comprendere qualcosa in più.
Le ingiustizie non erano accettate nemmeno da Gesù, ma con la sua venuta egli capovolge completamente la visione dell’uomo. Beati gli ultimi che saranno i primi, beati i perseguitati, beati i poveri in spirito, beati quelli che hanno fame e sete di giustizia …le beatitudini ci consolano ma allo stesso tempo ci spiazzano perché per capirle bisogna capire la logica del Signore, il suo dono di amore per noi. L’incarnazione di un Dio che si fa uomo, che soffre terribilmente, è umiliato e sbeffeggiato e muore davanti agli occhi di sua madre e dei suoi amici ci mette in crisi e capovolge tutte le nostre certezze.
Perciò è necessario entrare nella Grazia di Dio, accettare che il Suo amore ci stravolga completamente la vita, i sentimenti, le relazioni, le abitudini, i punti fermi e tutto ciò su cui contavamo per percepire qualcosa di tutto ciò. “Tu sei giustizia” ci pone davanti al limite del pensiero umano, alla finitezza della legge contro la fantasia e la pazzia dell’amore di un Dio che dà la vita per noi, che ci fa toccare con mano il nostro limite di sicurezza e ci pone nella dimensione dell’ascolto e dell’accoglienza; dobbiamo svuotarci di noi per accettare l’Altro e l’altro che entrano nella nostra vita. Seguire Cristo significa accettare l’inaspettato, significa pensare ‘al contrario’, che la vera vita cioè inizia dopo la morte e che il sogno della nostra salvezza non si frantuma sul legno della croce ma si realizza nel Risorto.
Per leggere tutte le riflessioni del ciclo quaresimale, cliccate sull'etichetta famiglia francescana
“Tu sei giustizia”, scrive Francesco, e subito tornano alla memoria le innumerevoli situazioni di ingiustizia nella storia dell’umanità, fino ad arrivare alle situazioni della nostra ferialità, al quotidiano. Troppo spesso si fraintende il significato vero di giustizia ed è altrettanto vero che la giustizia di Dio ha un significato diverso da quello che noi le attribuiamo: “I miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie” si legge in Isaia 55, 8. È difficile accettare le ingiustizie umane perché incomprensibili ai nostri occhi. È necessario perciò guardare con gli occhi di Dio il nostro mondo, come Cristo che piange su Gerusalemme in fiamme, per comprendere qualcosa in più.
Le ingiustizie non erano accettate nemmeno da Gesù, ma con la sua venuta egli capovolge completamente la visione dell’uomo. Beati gli ultimi che saranno i primi, beati i perseguitati, beati i poveri in spirito, beati quelli che hanno fame e sete di giustizia …le beatitudini ci consolano ma allo stesso tempo ci spiazzano perché per capirle bisogna capire la logica del Signore, il suo dono di amore per noi. L’incarnazione di un Dio che si fa uomo, che soffre terribilmente, è umiliato e sbeffeggiato e muore davanti agli occhi di sua madre e dei suoi amici ci mette in crisi e capovolge tutte le nostre certezze.
Perciò è necessario entrare nella Grazia di Dio, accettare che il Suo amore ci stravolga completamente la vita, i sentimenti, le relazioni, le abitudini, i punti fermi e tutto ciò su cui contavamo per percepire qualcosa di tutto ciò. “Tu sei giustizia” ci pone davanti al limite del pensiero umano, alla finitezza della legge contro la fantasia e la pazzia dell’amore di un Dio che dà la vita per noi, che ci fa toccare con mano il nostro limite di sicurezza e ci pone nella dimensione dell’ascolto e dell’accoglienza; dobbiamo svuotarci di noi per accettare l’Altro e l’altro che entrano nella nostra vita. Seguire Cristo significa accettare l’inaspettato, significa pensare ‘al contrario’, che la vera vita cioè inizia dopo la morte e che il sogno della nostra salvezza non si frantuma sul legno della croce ma si realizza nel Risorto.
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