Il ciclo di riflessioni quaresimali con le parole di Francesco e Chiara prosegue in questi giorni della Settimana Santa con nuovi appuntamenti quotidiani a cura di Monica Cardarelli
Tra le invocazioni di san Francesco a Dio nella “Lodi di Dio altissimo” troviamo anche “Tu sei pazienza”. Inizialmente potrebbe sembrare quasi un paradosso: come può Dio che sa tutto e che ha un progetto sul mondo e sulla vita di ogni uomo essere paziente, cosa deve aspettare? A pensarci bene invece ci rendiamo conto che Dio ha bisogno della risposta dell’uomo per realizzare il suo progetto di amore. Dio non impone niente, aspetta il ‘sì’ e la disponibilità di ogni creatura. “Ecco, sto alla porta e busso” si legge nel libro dell’Apocalisse, ed è vero. Senza il sì accogliente di Maria la storia non avrebbe avuto il suo corso; senza gli slanci sinceri di Pietro e il suo rinnegare per tre volte l’amico Gesù, la storia della nostra salvezza non avrebbe avuto compimento. Dio ha bisogno dell’uomo, e questo ci sembra assurdo.
Dio fa sempre il primo passo, fissa lo sguardo su ciascuno di noi e ci ama, ci chiama per nome e aspetta che rispondiamo alla sua chiamata, al suo amore. A volte però l’uomo non capisce e attende a sua volta che Dio si manifesti nella sua vita con richieste di interventi non sempre adeguati. È allora che si crea uno scollamento, un allontanamento tra il tempo di Dio e il tempo dell’uomo. Perciò, mentre l’uomo continua ad arrovellarsi nei meandri della sua vita senza venirne a capo, Dio aspetta paziente che il proprio figlio ritrovi la strada di casa e possa riconoscersi creatura nell’abbraccio del Padre.
“Tu sei pazienza”, anche quando la storia della passione non è ancora compiuta, anche quando gli eventi non sono giunti al culmine e Tu aspetti che tutto si compia, anche il tradimento.
Per leggere tutte le riflessioni del ciclo quaresimale, cliccate sull'etichetta famiglia francescana
Tra le invocazioni di san Francesco a Dio nella “Lodi di Dio altissimo” troviamo anche “Tu sei pazienza”. Inizialmente potrebbe sembrare quasi un paradosso: come può Dio che sa tutto e che ha un progetto sul mondo e sulla vita di ogni uomo essere paziente, cosa deve aspettare? A pensarci bene invece ci rendiamo conto che Dio ha bisogno della risposta dell’uomo per realizzare il suo progetto di amore. Dio non impone niente, aspetta il ‘sì’ e la disponibilità di ogni creatura. “Ecco, sto alla porta e busso” si legge nel libro dell’Apocalisse, ed è vero. Senza il sì accogliente di Maria la storia non avrebbe avuto il suo corso; senza gli slanci sinceri di Pietro e il suo rinnegare per tre volte l’amico Gesù, la storia della nostra salvezza non avrebbe avuto compimento. Dio ha bisogno dell’uomo, e questo ci sembra assurdo.
Dio fa sempre il primo passo, fissa lo sguardo su ciascuno di noi e ci ama, ci chiama per nome e aspetta che rispondiamo alla sua chiamata, al suo amore. A volte però l’uomo non capisce e attende a sua volta che Dio si manifesti nella sua vita con richieste di interventi non sempre adeguati. È allora che si crea uno scollamento, un allontanamento tra il tempo di Dio e il tempo dell’uomo. Perciò, mentre l’uomo continua ad arrovellarsi nei meandri della sua vita senza venirne a capo, Dio aspetta paziente che il proprio figlio ritrovi la strada di casa e possa riconoscersi creatura nell’abbraccio del Padre.
“Tu sei pazienza”, anche quando la storia della passione non è ancora compiuta, anche quando gli eventi non sono giunti al culmine e Tu aspetti che tutto si compia, anche il tradimento.
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