mercoledì, maggio 09, 2012
Nel 2012 è in Niger che madri e bambini se la passano peggio essenzialmente a causa della crisi alimentare che colpisce il paese del Sahel: lo si evince dal rapporto annuale diffuso dall’organizzazione statunitense ‘Save the Children’ che assegna l’ultimo posto della classifica a Niamey, che subentra a Kabul. 

Misna - La classifica viene stilata sulla base della situazione sanitaria, del livello di istruzione e dell’accesso al cibo per madri e bambini sotto di due anni di età in 165 nazioni al mondo. Tra i dieci ultimi paesi dell’elenco sette devono far fronte a una grave crisi alimentare, come quella che colpisce il Niger “epicentro di una situazione di urgenza che sta crescendo e minaccia potenzialmente la vita di un milione di bambini” sottolineano gli autori della ricerca. Ogni anno la malnutrizione provoca la morte di 2,6 milioni di piccoli su scala mondiale e il 20% dei decessi materni è da ricondurre alla stessa causa. Ad occupare gli ultimi posti della classifica 2012 sono anche Afghanistan, Yemen, Guinea Bissau, Mali, Eritrea, Ciad, Sudan, Sud Sudan e Repubblica democratica del Congo. A confermare la crisi umanitaria che il Niger sta vivendo sono anche il Programma alimentare mondiale (Wfp) e l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Acnur). “La stagione della fame è cominciata presto, in anticipo rispetto alla stagione consueta. Prezzi dei generi alimentari alti in maniera abnorme, mancati raccolti sono accompagnati da un flusso di rifugiati dal Mali, con decine di migliaia di persone in cerca di rifugio nelle aree più colpite dalla siccità, aggiungendosi così a milioni di persone a rischio. Nelle regioni di Ouallam e Maradi abbiamo visto padri e madri che riescono a malapena a sfamare le proprie famiglie” si legge nella dichiarazione congiunta Wfp-Acnur diffusa al termine di una missione nel paese. In una situazione difficile si trovano anche Mauritania e Burkina Faso, ulteriormente aggravata dalla stagione umida che sta per cominciare, “rendendo impossibile raggiungere le persone bisognose nei villaggi e nei campi rifugiati”.

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