giovedì, maggio 10, 2012
All'interno del disegno di legge che porta il suo nome, la ministra Fornero prevede un aumento dell'aliquota contributiva di circa sei punti percentuali (dal 27 al 33%) per il popolo delle partite Iva

di Silvio Foini

La misura prevista dal Ministro del Lavoro sulle partite Iva sovraccarica il professionista e il lavoratore autonomo di un contributo maggiore nei confronti delle casse pubbliche, tale «da essere folle e insostenibile», dice Anna Soru, presidente Acta, Associazione Consulenti Terziario Avanzato. Ne spiega anche il motivo, secondo noi giustissimo: “Noi partite Iva siamo il bancomat del Paese e questo aumento serve solo a finanziare la riforma e ad assicurare le risorse per l'Aspi (la nuova forma di ammortizzatore sociale inserita all'interno della riforma del lavoro che ricomprende la vecchia cassa integrazione e l'indennità di mobilità), che noi non vedremo mai, perché tutela il dipendente e non il professionista, e così ci costringete a fuggire dalla gestione separata Inps: andremo tutti all'estero”. La ministra ha replicato che “l’aumento dell'aliquota contributiva serve ai giovani per avere pensioni più dignitose quando usciranno dal mercato del lavoro. Nulla di quanto versato verrà perso. E’ un contributo per i giovani professionisti che altrimenti rischierebbero di vivere in condizione di indigenza in futuro. Certo il calcolo del rendimento sul lungo termine è complicato, ma dobbiamo essere ottimisti e pensare che torneremo a crescere nei prossimi anni. Le nostre pensioni pubbliche saranno tanto più alte, a parità di contributi, quanto maggiore è il tasso di crescita dell'economia”.

Al forum ha partecipato anche Costanzo Ranci, professore di sociologia economica al Politecnico ed esperto in tema di welfare, che ha segnalato come questo innalzamento del cuneo fiscale/contributivo sui professionisti “i ncide sui loro compensi, tanto da metterne a rischio la sopravvivenza, perché sono sul mercato e questa è una misura anti-concorrenziale”.

Al di là di queste spiegazioni fornite da coloro che hanno, come si suol dire, le mani in pasta, la proposta della ministra ha creato davvero malumore. Consideriamo per esempio il caso di un rappresentante in proprio o di un procacciatore d’affari, che prende una provvigione del 10% sulle vendite andate a buon fine. Bene, se riesce a raggiungere la cifra già ragguardevole di 20.000 € mensili, gli verranno corrisposti 2.000 € + IVA al 21%. Non male di questi tempi, si potrebbe pensare, c’è un ma. Da questa cifra bisogna infatti defalcare le spese dell’auto per viaggiare tutta la giornata da un luogo all’altro, le spese telefoniche, il pasto del mezzogiorno (almeno due panini e bevanda), biglietti autostradali e altre varie. A queste poi vanno aggiunti gli esorbitanti costi fissi per l’INPS che oggi ammontano a ben 800, 25 € ogni quattro mesi e l’Iva da versare. Quest’ultima non dovrebbe essere un costo ma difficilmente una famiglia d’oggi l’accantona in attesa di versarla trimestralmente. Poi ci sono le tasse da pagare allo stato. Poi la famiglia del soggetto deve vivere: alimenti, affitto o mutuo, spese di condominio, gas, luce, raccolta rifiuti e quant’altro. Fatti i dovuti conti, rimane poco o nulla... Già, è la crisi!

Sono presenti 3 commenti

Anonimo ha detto...

Ogni tanto si legge quacosa di sensato . Va corretto che il versamento inps è trimestrale .

Anonimo ha detto...

certamente e purtroppo. Perdonate il lapsus. Foini.

Anonimo ha detto...

Speriamo chepresto muti quesdta situazione aberrante. Mi trovo esattamente nella situazione che sta scritta qui. Ho 49 anni e sdono desolato. Sempre e solo pagare. Vivere quando? Carlo.

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