«Quanto è accaduto va contro ogni logica. Quei ragazzi erano il nostro futuro, la nostra speranza. Cercavano di costruire un Paese migliore e sono stati uccisi». E’ lo sfogo di monsignor Ignatius Kaigama, arcivescovo di Jos e presidente della conferenza episcopale nigeriana, raccolto da Aiuto alla Chiesa che Soffre dopo gli ultimi attentati anticristiani in Nigeria.
Domenica scorsa a Kano, in un teatro del campus dell’Università Bayero, alcuni studenti assistevano alla messa quando un commando armato ha prima lanciato delle bombe artigianali e poi ha aperto il fuoco. Hanno perso la vita in sedici e più di venti persone sono rimaste ferite. A Maiduguri, invece, i terroristi hanno sparato ad alcuni fedeli raccolti in preghiera nella cappella della Church of Christ. Cinque i morti. Gli attacchi non sono stati rivendicati, ma la setta islamica dei Boko Haram si è spesso servita di lattine in alluminio riempite di esplosivo come quelle usate a Kano.
Per monsignor Kaigama, il dilagare delle violenze dimostra «l’incapacità del governo» di fronteggiare la minaccia terroristica, garantire la sicurezza e individuare gli autori dei crimini. «Il motivo per cui nessuno abbia ancora identificato i colpevoli – dichiara ad ACS - supera ogni immaginazione. Noi paghiamo le tasse ed abbiamo il diritto di sentirci protetti e sapere cosa sta succedendo».
Il presule fa notare come i fondamentalisti stiano diversificando i propri obiettivi. Giovedì 26 sono state colpite due redazioni del quotidiano ThisDay ad Abuja e Kaduna. Poi i ragazzi uccisi durante la messa in un teatro nel campus universitario – prova tangibile, tra l’altro, di quanto sia difficile in Nigeria costruire nuove Chiese. Infine la bomba che ieri a Jalingo, nello stato di Taraba, è esplosa contro un convoglio della polizia uccidendo undici persone.
Ha «perso la pazienza» anche l’arcivescovo di Abuja, monsignor John Onaiyekan, che ad ACS dichiara di ritenere il governo nigeriano «troppo frammentato per tirar fuori la volontà politica necessaria a risolvere la crisi». L’inedito tipo di terrorismo islamico rappresentato dai Boko Haram, aveva inizialmente fornito alle autorità un’ottima giustificazione. «Abbiamo dato loro fiducia - continua il presule – ma ora hanno avuto abbastanza tempo per imparare a gestire la situazione, raccogliere informazioni sugli estremisti e prendere provvedimenti».
Intanto ieri il presidente della Nigeria Goodluck Jonathan ha nuovamente condannato gli attacchi anticristiani, invitando i cittadini a non disperare e assicurando che «stiamo facendo tutto il possibile affinché il nostro Paese sconfigga il flagello del terrorismo insensato».
Ma nonostante le ripetute rassicurazioni, gli attentati continuano a verificarsi e il timore della popolazione aumenta. E monsignor Onaiyekan - che in un’intervista rilasciata ad ACS a gennaio invitava le autorità a «tener fede ai loro obblighi verso i cittadini» - oggi manifesta apertamente il suo sconforto: «E’ ormai evidente che il nostro è un governo debole, sceso più volte a compromessi. E che non sta facendo ciò che dovrebbe per fermare le violenze».
“Aiuto alla Chiesa che Soffre” (ACS), Fondazione di diritto pontificio fondata nel 1947 da padre Werenfried van Straaten, si contraddistingue come l’unica organizzazione che realizza progetti per sostenere la pastorale della Chiesa laddove essa è perseguitata o priva di mezzi per adempiere la sua missione. Nel 2010 ha raccolto oltre 65 milioni di dollari nei 17 Paesi dove è presente con Sedi Nazionali e ha realizzato oltre 5.500 progetti in 153 nazioni.
Domenica scorsa a Kano, in un teatro del campus dell’Università Bayero, alcuni studenti assistevano alla messa quando un commando armato ha prima lanciato delle bombe artigianali e poi ha aperto il fuoco. Hanno perso la vita in sedici e più di venti persone sono rimaste ferite. A Maiduguri, invece, i terroristi hanno sparato ad alcuni fedeli raccolti in preghiera nella cappella della Church of Christ. Cinque i morti. Gli attacchi non sono stati rivendicati, ma la setta islamica dei Boko Haram si è spesso servita di lattine in alluminio riempite di esplosivo come quelle usate a Kano.
Per monsignor Kaigama, il dilagare delle violenze dimostra «l’incapacità del governo» di fronteggiare la minaccia terroristica, garantire la sicurezza e individuare gli autori dei crimini. «Il motivo per cui nessuno abbia ancora identificato i colpevoli – dichiara ad ACS - supera ogni immaginazione. Noi paghiamo le tasse ed abbiamo il diritto di sentirci protetti e sapere cosa sta succedendo».
Il presule fa notare come i fondamentalisti stiano diversificando i propri obiettivi. Giovedì 26 sono state colpite due redazioni del quotidiano ThisDay ad Abuja e Kaduna. Poi i ragazzi uccisi durante la messa in un teatro nel campus universitario – prova tangibile, tra l’altro, di quanto sia difficile in Nigeria costruire nuove Chiese. Infine la bomba che ieri a Jalingo, nello stato di Taraba, è esplosa contro un convoglio della polizia uccidendo undici persone.
Ha «perso la pazienza» anche l’arcivescovo di Abuja, monsignor John Onaiyekan, che ad ACS dichiara di ritenere il governo nigeriano «troppo frammentato per tirar fuori la volontà politica necessaria a risolvere la crisi». L’inedito tipo di terrorismo islamico rappresentato dai Boko Haram, aveva inizialmente fornito alle autorità un’ottima giustificazione. «Abbiamo dato loro fiducia - continua il presule – ma ora hanno avuto abbastanza tempo per imparare a gestire la situazione, raccogliere informazioni sugli estremisti e prendere provvedimenti».
Intanto ieri il presidente della Nigeria Goodluck Jonathan ha nuovamente condannato gli attacchi anticristiani, invitando i cittadini a non disperare e assicurando che «stiamo facendo tutto il possibile affinché il nostro Paese sconfigga il flagello del terrorismo insensato».
Ma nonostante le ripetute rassicurazioni, gli attentati continuano a verificarsi e il timore della popolazione aumenta. E monsignor Onaiyekan - che in un’intervista rilasciata ad ACS a gennaio invitava le autorità a «tener fede ai loro obblighi verso i cittadini» - oggi manifesta apertamente il suo sconforto: «E’ ormai evidente che il nostro è un governo debole, sceso più volte a compromessi. E che non sta facendo ciò che dovrebbe per fermare le violenze».
“Aiuto alla Chiesa che Soffre” (ACS), Fondazione di diritto pontificio fondata nel 1947 da padre Werenfried van Straaten, si contraddistingue come l’unica organizzazione che realizza progetti per sostenere la pastorale della Chiesa laddove essa è perseguitata o priva di mezzi per adempiere la sua missione. Nel 2010 ha raccolto oltre 65 milioni di dollari nei 17 Paesi dove è presente con Sedi Nazionali e ha realizzato oltre 5.500 progetti in 153 nazioni.
Tweet |
Sono presenti 0 commenti
Inserisci un commento
Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.