Il Presidente degli Stati Uniti si dice d’accordo al matrimonio tra gay, ma il magistero ecclesiastico lo ritiene incongruo perché contrario alla Legge del Creatore
Il Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, esponente del Partito democratico, si è dichiarato favorevole ai matrimoni omosessuali. Obama è il primo Presidente che prende una posizione netta su una questione che riguarda una parte sensibile dell'elettorato, ma ha precisato che è una sua opinione personale perché sono i singoli Stati a decidere. Per esempio, negli Stati del Massachusetts, Connecticut, Vermont, New Hampshire, Iowa, New York e nel distretto Washington DC il matrimonio omosessuale è possibile, mentre negli altri Stati non lo è.
In un’intervista alla Abc, il primo presidente americano di colore ha affermato: «Anche le mie figlie hanno amici i cui genitori sono coppie dello stesso sesso. Alcune volte io e Michelle ci sediamo a tavola e parliamo con Malia e Sasha dei loro amici e dei loro genitori e a loro non viene neanche in mente che dovrebbero essere trattati diversamente. Per loro non ha senso e francamente questo è qualcosa che cambia la prospettiva». Barack Obama ha poi aggiunto: «Nel corso degli anni ho potuto parlare e conoscere gente del mio staff con partner dello stesso sesso, che ha cresciuto i figli insieme. Quando penso ai nostri soldati, ai nostri aviatori, ai nostri marinai che hanno dovuto lottare tanto per i loro diritti, a un certo punto ho concluso che per me personalmente è importante andare avanti e affermare che le coppie dello stesso sesso devono avere la possibilità di sposarsi». Il presidente Usa ha quindi spiegato che la first lady ha avuto un ruolo importante nella sua decisione: «È qualcosa di cui abbiamo parlato negli anni e lei condivide – ha detto Obama – Siamo ambedue cristiani e ovviamente questa posizione potrebbe sembrare strana agli occhi degli altri. Ma quando pensiamo alla nostra fede, la base è che non solo Gesù si è sacrificato per noi ma che gli altri vanno trattati come noi vorremmo essere trattati».
Su questo tema è già intervenuto più volte l'Arcivescovo di Bologna Carlo Caffarra, teologo e canonista della Chiesa Cattolica. Secondo il porporato "alla radice di tutte le difficoltà che oggi la proposta cristiana incontra a riguardo del matrimonio c’è la sconnessione operata nella e dalla post-modernità fra matrimonio e famiglia e natura della persona umana". Una ‘sconnessione’ che per Caffarra "ha condotto e sta conducendo verso una totale artificializzazione della famiglia e del matrimonio, pensati come mere convenzioni sociali, la cui definizione è esclusivamente il frutto del consenso sociale". La progressiva introduzione negli ordinamenti giuridici del matrimonio omosessuale secondo il cardinale nasce "dall'affermazione della relatività di ogni forma che l'humanum può prendere, la quale rende impensabile una radicazione di matrimonio e famiglia in un logos e in un ethos stabili e permanenti".
"Come persona umana e come cristiani – ha spiegato il porporato – non possiamo accettare il fatto che la mascolinità e la femminilità non sono i due modi di essere dell'humanum come tale, ma sono solamente forme dell'humanum relative a condizioni storiche e da queste prodotte". Di qui l'attualità della ‘consegna’ lasciata da Giovanni Paolo II "agli uomini di pensiero e agli educatori: aiutare l'uomo a non perdere se stesso, a non dilapidare la preziosità di sé stesso". "L'espulsione della coscienza della verità e della bontà propria della diversità sessuale – ha ammonito Caffarra – muta la natura ed il profilo stesso del bene umano comune; dissesta cioè ogni forma di società umana. Ciò diventa particolarmente evidente nella relazione coniugale".
Il matrimonio omosessuale - secondo il Magistero ecclesiastico - è solo un incontro corporale fine a se stesso, infecondo, e incongrua è la pretesa delle coppie omosessuali che rivendicano ‘dignità coniugale’ - cioè matrimoniale - per la loro unione. Quella richiesta è "incongrua" per due ragioni: la ‘infecondita’ dell'unione omosessuale e la mancanza di ‘complementarieta’ tra i due, che essendo uguali di sesso, non possono darsi reciproco ‘completamento’. Si tratta di due ragioni che dovrebbero valere per tutti e non solo per i cattolici, perché fondate su principi della "legge naturale", che sono "basilari per l'umana convivenza".
Soltanto nell'unione fra due persone sessualmente diverse che può attuarsi il perfezionamento del singolo, in una sintesi di unità e di mutuo completamento psicofisico. In questa prospettiva (eterosessuale, n.d.r.), l' amore non è fine a se stesso, e non si riduce all' incontro corporale fra due esseri, ma è una relazione interpersonale profonda, che raggiunge il suo coronamento nella donazione reciproca piena e nella cooperazione con Dio Creatore, sorgente ultima di ogni nuova esistenza umana.
Si tratta di una giustificazione pretestuosa quella della libertà invocata dagli omosessuali. Queste deviazioni dalla legge naturale vorrebbero trovare la loro giustificazione nella libertà che è prerogativa dell'essere umano, ma concepire la libertà come liceità morale o anche giuridica di infrangere la legge significa travisarne la vera natura, che consiste nella possibilità che l'essere umano ha di uniformarsi responsabilmente al volere divino espresso nella legge, per diventare così sempre più somigliante al suo Creatore.
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