La sobrietà e la fraternità faranno indietreggiare la miseria. No allo scoraggiamento.
La crisi economica mondiale, ha osservato papa Benedetto XVI l’altro giorno ricevendo alcuni ambasciatori, “conduce sempre più famiglie ad una precarietà crescente”. Pensiamo ai 2 milioni e mezzo di disoccupati (9,8%), al 36% dei 15/24enni senza lavoro, ai 2 milioni di giovani che non lavorano né studiano, alle oltre 6mila aziende che nel 2010 hanno fatto ricorso alla cassa integrazione, ai 1200 fallimenti, all’1,5% del Pil e al 43% del prelievo fiscale in Italia rispetto al Pil e ai 1.930 miliardi di debito pubblico. Senza contare i 30 suicidi dall’inizio dell’anno fino ad oggi e alle banche che non esitano a sospendere mutui e a non erogare finanziamenti. La “solitudine dovuta all’esclusione è aumentata – ha sottolineato il Papa- e quando la miseria coesiste con una grande ricchezza nasce un’impressione di ingiustizia che può divenire fonte di rivolte”. Secondo Benedetto XVI è “opportuno che gli Stati facciano sì che le leggi sociali non accrescano le ineguaglianze e permettano a ciascuno di vivere in modo decente”. Anche lo sviluppo delle nazioni “deve riguardare la persona nella sua integralità e non solo la crescita economica”. Una convinzione che “deve divenire una volontà efficace d’azione”.
Il Papa ha citato esperienze come il microcredito per armonizzare “gli obiettivi economici” con le relazioni sociali, “la democrazia con il rispetto della natura”. “Per rinforzare la base umana della realtà socio-politica – ha affermato ancora Benedetto XVI – bisogna essere attenti anche ad un altro tipo di miseria: quella causata dalla perdita di riferimento ai valori spirituali, a Dio”. Una perdita che rende ancora più difficile il discernimento tra il bene e il male così come il superamento degli interessi personali in vista del bene comune. Il Papa ha rivolto un pensiero particolare ai giovani che, alla ricerca di un ideale, si “rivolgono a paradisi artificiali” come droga e consumismo.
Il pontefice ha poi rinnovato l’appello agli Stati affinché garantiscano la libertà religiosa e valorizzino il patrimonio culturale e religioso: “La religione ci permette di riconoscere nell’altro un fratello nell’umanità. Lasciare ad ognuno la possibilità di conoscere Dio, in piena libertà, lo aiuta a forgiare una personalità forte interiormente che lo renderà capace di essere un testimone del bene”. E, ha concluso, si potrà costruire una società in cui la sobrietà e la fraternità faranno indietreggiare la miseria e si affermeranno sull’indifferenza e l’egoismo.
Il Papa già in precedenza aveva toccato il tema degli sviluppi gravi e preoccupanti della crisi economica e finanziaria mondiale. “Questa non ha colpito soltanto le famiglie e le imprese dei Paesi economicamente più avanzati, dove ha avuto origine, creando una situazione in cui molti, soprattutto tra i giovani, si sono sentiti disorientati e frustrati nelle loro aspirazioni ad un avvenire sereno, ma ha inciso profondamente anche sulla vita dei Paesi in via di sviluppo”. Non dobbiamo scoraggiarci -aveva esortato Benedetto XVI -, ma riprogettare risolutamente il nostro cammino, con nuove forme di impegno. La crisi può e deve essere uno sprone a riflettere sull’esistenza umana e sull’importanza della sua dimensione etica, prima ancora che sui meccanismi che governano la vita economica: non soltanto per cercare di arginare le perdite individuali o delle economie nazionali, ma per darci nuove regole che assicurino a tutti la possibilità di vivere dignitosamente e di sviluppare le proprie capacità a beneficio dell’intera comunità.
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