domenica, maggio 20, 2012
Domani si torna a scuola. Domani nelle case degli otto milioni di bambini e ragazzi che frequentano la scuola si ripeterà lo stesso rito: la sveglia, la colazione, fai in fretta, ricordati la giustifica, dai è tardi.

E-ilmensile - Qualcuno prenderà per mano i piccoli e uscirà con loro, qualche altro chiuderà la porta, ciao a più tardi. Ogni genitore farà quello che ogni giorno ha inconsapevolmente fatto: affidare una giovanissima e amatissima vita ad un luogo così necessario, così importante, ha detto sabato una ragazza di Brindisi perché è proprio così, prolungamento di casa è la scuola, corridoi di cui si conosce ogni angolo, cortili per giocare, bagni in cui fumare, angosce, risate, incontri, amori. Ogni tanto ci si innamora anche di quello che si studia e, se succede, è come un dono inatteso. E più tardi la scuola sarà il suo ricordo, solido, duraturo, una promessa o una smentita, o tutte e due, di quello che è venuto dopo e che ha fatto la trama della vita da grandi.

Domani invece. Domani i pensieri andranno a Melissa, uccisa a sedici anni davanti alla sua scuola nella strage delle ragazze, così l’hanno chiamata i giornali. Andranno al dolore totale di quei genitori che, come tutti, ogni giorno, hanno pensato al sicuro la loro giovane figlia.

Altre volte nelle scuole d’Italia hanno perso la vita i ragazzi: nel 1990 dodici studenti della seconda A dell’istituto tecnico Salvemini a Casalecchio di Reno non tornarono più a casa. Un aereo militare in avaria si era schiantato sulla loro scuola e sui loro banchi. Fu una strage di bambini quella della scuola di San Giuliano di Puglia, durante il terremoto del 31 ottobre del 2002: era stata tinteggiata con un bel giallo solare, peccato che nessuno avesse fatto i calcoli statici per la sopraelevazione. Aveva 17 anni invece Vito Scafidi, vittima il 22 novembre del 2008, del crollo di un controsoffitto del suo liceo, lo scientifico Charles Darwin di Rivoli.

Ogni volta che è successo sono state distrutte delle vite e due sentimenti sono stati profondamente feriti: quello della fiducia degli adulti, di tutti gli adulti, e della naturalezza dei ragazzi, di tutti i ragazzi, nell’abitare lo spazio della scuola. Stavolta di più, stavolta non è un terremoto, non è la tragedia di scuole senza sicurezza. Sulla vita della scuola Falcone-Morvillo, delle sue studentesse, dei loro prof ma, a cerchi che si allargano, sulla quotidianità delle scuole d’Italia, è scesa l’ombra vischiosa di mille domande: le mafie, il terrorismo, l’eco lontana di tempi che questo paese ha patito – strategia della tensione, si chiamava – gli intrecci più oscuri, le connessioni più impensate. Andranno a scuola anche domani i ragazzi e chiuderanno la porta di casa con la solita, giovane fretta: ma stavolta andranno verso uno spazio che tutti da ieri sentiamo, come mai prima e per scelta consapevolmente omicida, violato.

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